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Finti sold out

Finti sold out: ecco come certi artisti riempiono Forum e Arena di Verona (o San Siro) senza vendere davvero i biglietti.
E i promoter...

di Michele Monina
27 novembre 2023

Finti sold out: ecco come certi artisti riempiono Forum e Arena di Verona (o San Siro) senza vendere davvero i biglietti. E i promoter...
Come fanno certi cantanti o band a passare da zero a cento nei live in poco tempo? Con una tecnica messa a punto da manager e promoter, che però si rivela molto pericolosa per gli artisti: dopo un singolo di successo, featuring con altri colleghi famosi per aumentare la fanbase e varie ospitate in radio e tv, arriva la proposta choc: un concerto al Forum di Milano o all'Arena di Verona, o addirittura a San Siro. Ma come vendere i biglietti? Non è importante: anticipano i promoter, solo che poi rimane un rosso di bilancio da coprire a spese dell'artista che si trova con un debito enorme...
A
guardare al mondo della musica leggera, nello specifico a guardare nel giardinetto dei live, capita di vedere astruserie davvero inspiegabili. Buffe, volendo, sicuramente incredibili. Capita, cioè, che alcune carriere siano soggette a accelerazioni umanamente inspiegabili, da zero a cento in due secondi, neanche ti sei accorto che Tizio ha esordito che te lo ritrovi a suonare dentro uno stadio, poco conta che poi quello stadio non sia esattamente pieno o, di questo andremo a parlare a breve, che quella porzione di stadio che piena in effetti è non lo sia seguendo le normali modalità per cui uno stadio si dovrebbe riempire, tipo comprare i biglietti. Oppure succede che Caio si ritrovi a suonare magari non proprio in uno stadio, non esageriamo, ma in un luogo comunque bello grande, che so, il Forum di Assago o l’Arena di Verona, entrambi poco sopra i diecimila spettatori, ma comunque luoghi ammantati di hype come forse il solo San Siro, che di posti ne presenta tra i sessanta e gli ottantamila, legge Gabrielli e furbizia dei promoter permettendo, insomma, capita che Caio arrivi a uno dei picchi di una qualsiasi carriera nel mondo dello spettacolo, magari con una bella diretta su RTL 102.5 per festeggiare il tutto, o, meglio, si parla di bei soldoni, con uno speciale su Sky, o su Amazon Prime Video, o una prima serata, magari sotto ponte, va beh, su Canale 5, e di colpo te lo ritrovi, Caio, a suonare alla Sagra della crocetta di Fossa Cesia, in un ex parcheggio di un supermercato adibito a arena per l’occasione, ingresso libero e stand per mangiare e bere a farla da padrona. O a non voler essere proprio apocalittici, te lo ritrovi a suonare per locali di piccola o medio-piccola pezzatura, un bel passo indietro, sempre e comunque venduto sui social come fosse il successo dei successi, perché l’importante è l’autostima. Un po’ come se uno si ritrovasse a giocare la finale di Champions League, magari non vincendola, non esageriamo, ma comunque giocando e giocando bene, per poi finire tra i dilettanti, Portuali-Capodimonte, le maglie e i pantaloncini da portare a casa a turno, per lavarle e riportarle pulite al primo allenamento. Tutto molto strano. O almeno, molto strano in apparenza.


Proviamo a capire quel che succede. E che succede con una tale frequenza da essere ormai equiparabile a una routine, una prassi, la norma. Quindi strano solo per chi non è del mestiere. Prendiamo un nome di fantasia, così da poter seguire passo passo cosa questa prassi prevede. Ecco, diciamo che c’è una artista che si chiama, che so?, Pinco Pallino, e che grazie a un talent o a un singolo miracolosamente azzeccato, comincia a vedere la propria carriera iniziare i primi prodigiosi passi. Ecco che arriva qualche ospitata tv, poi qualche ospitata dentro i live di chi già c’è, qualche featuring, che oggi i featuring sono fondamentali per andare a pescare nel bacino di fan di coloro coi quali si collabora, poi in un secondo momento per mettere la propria fanbase a fianco alla fanbase di qualcun altro, aumentando i numeri. Arriva il momento dei primi live. No, non i programmi tv che prevedano live, magari su base, parlo di live live. Spesso i primi live vengono annunciati, più che altro per andare a capire che tipo di risposta c’è. Per il medesimo motivo spesso i live all’ultimo saltano. Perché i numeri sono talmente bassi da non giustificare le tante spese che un live comporta, affitto del locale, band, promozione, sicurezza, varie e eventuali. Ovviamente nessuno annuncia il proprio fallimento, quindi spesso si parla di problemi tecnici non dovuti alla volontà dell’artista, di problemi di salute, ultimamente divenuti molto popolari, a volte si è arrivati a dire, o meglio a far dire all’artista, che il concerto o il tour saltava perché l’artista stava lavorando a un album o cose del genere, come se lavorare a un album o allestire un tour fossero cose che uno si scopre a fare la mattina, quando si alza dal letto. Nel mentre si continua a lavorare discograficamente, finendo per passare per altre prassi ormai consolidate, canzoni di un determinato piccolo gruppo di autori, sempre quelli, quelli che funzionano, prodotte da un determinato piccolo gruppo di produttori, sempre quelli, insomma, la prassi. Magari arriva qualche successo, questo quasi mai sorprendente, pensare che la musica sia qualcosa abbandonato al caso è molto naif, non scherziamo, e con qualche successo ecco che si ricomincia a parlare di live, perché la musica in streaming non è che ti faccia diventare ricco, e ecco di nuovo il promoter, quello che a suo tempo ha sondato come andava la vendita di biglietti dei primi timidi concerti. Così ecco annunciare un tour più imponente, qualche palasport, magari, con la data iniziale al Forum, perché il Forum è il Maracanà della musica indoor in Italia, o all’Arena di Verona, che è il Maracanà delle location all’aperto, San Siro roba pro. Quella sarà la data trasmessa in diretta in radio, o pronta a diventare special per le piattaforme di streaming o per una prima serata tv, lì a fare da specchietto per le allodole per le date seguenti, oh, Pinco Pallnino è un che ha suonato al Forumo o all’Arena, si dirà, andiamo a vederla, magari anche per alzare poi il tiro al prossimo tour, quello sì che potrebbe atterrare allo stadio.


Però succede che la prevendita per spazi così grandi vada decisamente male, nonostante Pinco Pallino, nome di fantasia, faccia sapere a tutti che ci sarà questo benedetto live. Sui social, durante le interviste, in tutti i luoghi e in tutti i laghi. Quanti biglietti venduti? Un migliaio, su oltre diecimila disponibili. Certo, qualche picco a ridosso dell’intervista dalla Toffanin, o da un passaggio a Amici o X Factor, ma parliamo di centinaia di biglietti, ancora decisamente troppo pochi. Così il promoter arriva e dice a Pinco Pallino che la data al Forum o all’Arena deve saltare. Un investimento troppo alto, fatto così, tanto per fare. Pinco Pallino sbianca. Perché sa che ha detto ovunque che ci sarà questa grande festa, a suo modo un traguardo a lungo agognato e finalmente arrivato. Il promoter, immaginiamolo come uno del duo Gatto & Volpe cantato da Bennato a suo tempo, si lecca i baffi. Sa già cosa andare a dire. Questo. Non ti preoccupare, ci penso io. Un modo per riempire Forum/Arena/volendo anche San Siro c’è, ci penso io. Così ecco l’accordo con American Express, che promuove biglietti a un euro ai propri clienti. Idem con Banca Intesa, o Esselunga, o altre aziende più o meno di fantasia. Poi ci sono i biglietti omaggio, certo. E ci sono anche gli accrediti. Centinaia di accrediti. Migliaia, a volte. Ci sono anche trucchetti alla Houdini. Copriamo con teli neri le file più in alto. Mettiamo posti a sedere sul parterre, occupano più spazio e non danno quella brutta vista d’occhio sugli spazi vuoti. Lavoriamo sul palco, piazzandolo un po’ più avanti, e rubando così altri posti vuoti. La faccia di Pinco Pallino è salva. Può fare il suo concerto. Poco conta che di biglietti venduti ce ne siano davvero pochi, quanto?, un decimo del totale, poco più, ha comunque fatto un Forum, una Arena di Verona, un San Siro, toh. Del resto, prendiamo l’Arena, ormai è una depandance di un gruppo di promoter, che praticamente la occupano militarmente, che sarà mai usare i medesimi palchi, ammazzare così i costi, e andare sotto sì, ma di poco? Il problema arriva però dopo la data, magari anche dopo le altre date del tour, che di solito non è che vadano meglio, anzi. Il promoter Gatto & Volpe arriva da Pinco Pallino, nome di fantasia, e gli dice: “Ok, è arrivato il momento di metterci a tavolino e fare due conti”. I conti sono sempre i medesimi, tutti i costi sostenuti, quelli che vengono buttati sul tavolo di Pinco Pallino e di tutti gli altri, costi al pubblico, non certo i prezzi realmente sostenuti da Gatto & Volpe, sono lì, nero su bianco. I biglietti a un euro, gli accrediti, i biglietti omaggio sono una voce in rosso, una grande voce in rosso, che assolutamente non può coprire le spese sostenute. Anche a fronte del buon anticipo con cui il promoter Gatto & Volpe ha convinto Pinco Pallino a entrare in agenzia. Grande anticipo, spese altissime sostenute, biglietti invenduti, il risultato ve lo dovete immaginare come una grande cifra, enorme, scritta a penna su un foglio. La domanda che segue, mentre Pinco Pallino guarda sgomenta la cifra è sempre la medesima: “Come intendi ridarmeli? Cash oppure te li scalo dai tuoi prossimi impegni?”. Inutile che io ora stia qui a raccontarvi, sempre di fantasia, come finisce questa storia. Di fatto vediamo tutta una serie di artisti, abbiamo usato il nome Pinco Pallino, di fantasia, sottolineo, ma avremmo potuto usarne tanti altri, che passano dal suonare al Forum, all’Arena di Verona, a volte anche a San Siro, alla sagra di paese, alle feste rionali, in locali tanto piccoli che è poi facile riempirli con grandi spettacoli, ma sicuramente non altrettanto fruttuoso economicamente. Li vediamo anche andare ospiti a ogni programma tv, anche a quelli che poco sono coerenti col proprio percorso, li vediamo andare per convention e manifestazioni di aziende private, come fossero in ostaggio di qualcuno che, in effetti, ha in mano il loro destino. Il promoter, Gatto & Volpe, una sorta di Proietti er cravattaro (cit.). Qual è la morale di questa storia?


Beh, in apparenza potrebbe essere quella di dar un po’ più attenzione a certi modo di dire divenuti popolari, che spesso contengono grandi verità, come quello che consiglia di non fare mai il passo più lungo della gamba, ma fosse tutto qui l’altrettanto popolare risposta che ci sentiremmo dire è “grazie al *****”. Piuttosto sarebbe forse il caso che questo sistema, quello dei finti sold out, quello della partita di giro che intorno ai live da sempre si muove, venisse fatto emergere, così che la prossima volta che un fan qualsiasi si commuove e rivendica a gran voce i passi da gigante fatti in poco tempo dal proprio idolo gli possa essere chiaro che in realtà si tratta di un veloce tuffo verso l’abisso. Io l’ho già fatto tanti e tanti anni fa, in solitaria come Paul Cayard in barca a vela (cit.), credo adesso sia arrivato il momento che siano altri a farsi avanti.

P.S. Nessun cantante o promoter è stato maltrattato durante la stesura di questo pezzo.