MUSICA




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Caterina Caselli, alcuni testi della trap sono indicibili

Caterina Caselli, alcuni testi della trap sono indicibili
'La censura non è però la strada, bisogna andare a monte'

"Ci sono dei testi della trap che sono indicibili, inascoltabili, ma dobbiamo cercare di capire perché questi ragazzi dicono quelle cose.

Il discorso è ampio, ma la censura non è la strada secondo me.


Come editore, io posso dire 'questo non lo pubblico' ed è successo, ma ci sarà qualcuno che lo farà, quindi bisogna andare a monte". Lo ha detto Caterina Caselli intervenendo in collegamento da Milano a NonRestiamoInSilenzio, la serata condotta da Luca Barbarossa in diretta su Radio2, organizzata con la Fondazione Una Nessuna Centomila, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. "Dobbiamo chiederci perché questi ragazzi parlano così, con quel disprezzo nei riguardi delle donne. C'è tanto lavoro da fare e bisogna riuscire ad ascoltarli" aggiunge. A 19 anni lei cantava 'Nessuno mi può giudicare' "e ancora oggi c'è una cultura patriarcale di giudizio dalla quale spesso non riusciamo a prendere le distanze. Questo lo capiscono soprattutto le donne, che possono venire colpite anche attraverso l'eloquio".
Ci vuole un grande impegno da parte di tutta la società, per prendere coscienza che il rispetto è importante, da persona a persona e che le donne non sono da meno degli uomini". Per quanto, ancora oggi, ad esempio a livello lavorativo "ci sono molte volte dei compensi diversi, la donna viene retribuita di meno o le si chiede, nei colloqui, se ha intenzione di avere figli". Per cambiare le cose "dobbiamo fare tutti un grande lavoro" e "se ci accorgiamo che una persona che conosciamo è in un momento di sofferenza, non dobbiamo voltarci dall'altra parte". Venendo alle sue canzoni, per Caterina Caselli, quella che rispetto a questi temi "ha più potenza nelle parole, è Insieme a te non ci sto più (scritta da Vito Pallavicini e Paolo Conte, ndr), perché contiene una frase importantissima, si muore un po' per poter vivere. Bisogna allenarci al fatto che il rifiuto dev'essere accettato. La vita è una conquista, ci sono sorrisi e lacrime e quella frase scritta nel 1968 ha una valenza così significativa ancora oggi".