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La celebrazione di Madonna è una lezione di cultura pop

La celebrazione di Madonna è una lezione di cultura pop
Un concerto, uno show, un musical, un mixtape dal vivo. La regina a Milano: la recensione



Di Gianni Sibilla
Sono le 22 e 13 quando una voce risuona al Forum: “Welcome Milano!” Non arriva dal palco, e non è quella di Madonna, ma di Bob the Drag Queen, che appare in platea. “It’s showtime!”, urla. Finalmente, viene da dire: la maggior parte del pubblico è arrivata qua per le 20 e 30, orario indicato sul biglietto , sfidando il caos attorno alla zona, aumentato dal fatto che nel teatro a pochi metri c’è la prima puntata post-Morgan di X Factor.
Non è una novità: anche nelle date precedenti del Celebration Tour, iniziato a Londra lo scorso ottobre, Madonna si è fatta attendere.


Bob the Drag Queen, vestito da Maria Antonietta, sale sul palco, incita il pubblico e continua a parlare, introduce la storia di Madonna, accompagnato da una base che include elementi di “Material girl” e da video alle spalle. Alle 22 e 19 Madonna appare su un palco rotante, regale, con una aureola luminosa, cantando “Nothing really matters”: d’altra parte è uno dei tour più attesi degli ultimi anni, a maggior ragione dopo il rinvio di questa estate per l’infezione batterica che l’ha messa in serio pericolo. Che differenza fanno due ore in più? .

Uno spettacolo al cubo
Si capisce fin da subito che sarà uno spettacolo di dimensioni gigantesche. Il palco in realta è quintuplo: quello principale, rotante, con cerchi concentrici che si alzano e si abbassano durante lo show, che ad un certo punto prendono pure fuoco. Poi 4 pedane, dove Madonna si sposta, talvolta da sola, altre seguita da ballerini, o da simulacri di se stessa: “This is me 40 years ago, è importante non dimenticare da dove si arriva”, dice nella lunga introduzione a “Burning up”, con tanto di chitarra e citazione del CBGBs sugli schermi.

La parte musicale è una delle cose più interessanti dello show: non c’è una band, la chitarra è uno dei pochi strumenti che compare, ma solo saltuariamente, in qualche canzone: per esempio suonata da Madonna (l’acustica per la cover di “I will survive”). In un altro momento appare il piano suonato dalla figlia in in “Bad girl”, a un certo punto un simulacro di Prince con la chitarra (un suo assolo è stato recuperato in "Like a prayer").
Non è dal vivo nel senso letterale del termine: adonna canta su basi, (ri)create appositamente dal produttore Stuart Price, spesso a partire dagli elementi dei nastri originali: il risultato è una via di mezzo tra un DJ set (ad un certo punto compare una consolle, con la figlia) e un mixtape, con versioni dei classici attualizzate molto interessanti, con citazioni e mash-up.


Polemica? No, basi e sequenze sono ovunque nei concerti, e spesso non vengono dichiarate: basta usarle bene, come in questo caso.

Una sorta di musical
Questo, piuttosto che un concerto classico, è un spettacolo costruito come una sorta di musical, con sequenze parlate e intermezzi drammaturgici talvolta anche lunghi, in cui sono protagonisti Bob The Drag Queen che fa da cerimoniere, o i ballerini o gli effetti speciali, che permettono cambi palco, cambi d’abito, cambi di posizione e anche un po’ a Madonna di tirare il fiato. Lo spettacolo compensa la voce, in buona forma ma non sempre pulitissima, e i balletti in cui Madonna appare spesso un po’ legata e inevitabilmente meno scattante di un tempo.

Impossibile raccontare tutto quello che succede sui palco e sul led wall di 350mq, o sui 7 schermi che si srotolano e si arrotolano dal soffitto per mostrare foto e immagini. Tra i momenti più intensi e spettacolari ci sono anche voli sul pubblico all’interno di una capsula illuminata: succede per esempio per “Live to tell”, mentre gli schermi mostrano foto di icone scomparse per l’AIDS come Herb Ritts, Keith Haring, Arthur Ashe, ma anche persone normali scomparse, in bianco e nero, con un effetto commovente.

Tutto è costruito perché il pubblico a turno veda Madonna da vicino, con lei che si sposta tra palchi e pedane, ognuna a fianco ad una porzione di palazzetto: un concerto ad alto tasso di instagrammabilità, con un pubblico vario ed entusiasta. Stare in un palazzetto e non in uno stadio, vedere un’icona così da vicino, fa il suo effetto.


Una lezione di spettacolo
Due ore e un quarto di show: “The most controversial thing I’ve ever done is to stick around”, dice in un video Madonna. Il Celebration Tour non è soltanto la celebrazione di Madonna, è una lezione di cultura pop, un messaggio alle altre star della musica che lei non molla, vuole "stick around" e che sa ancora dare lezioni di stile su come si fa spettacolo con la musica.

Scaletta:
Act I

Nothing Really Matters
Everybody
Into the Groove
Burning Up
Open Your Heart
Live to Tell
Holiday
The Storm
Live to Tell
The Ritual
Like a Prayer

Act II

Living for love
Erotica
Justify My Love
Fever
Hung Up
Bad Girl
Ballroom
Vogue
Human Nature
Crazy for You


Act III
The Beast Within
Die Another Day
Don't Tell Me
Mother and Father
I Will Survive (cover di Gloria Gaynor, acustica)
La Isla Bonita
Don't Cry for Me Argentina

Act IV

Bedtime Story
Ray of Light
Rain

Act V

Like a Virgin (medley con "Billie Jean" di Michael Jackson)
***** I'm Madonna
Celebration