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Il disco in napoletano di Neffa

Il disco in napoletano di Neffa
Giovanni Pellino oggi compie gli anni. Due anni fa sorprese pubblicando "AmarAmmore"


Di Redazione

Giovanni Pellino è in giro da sempre. Magari da sempre no, ma da quasi quarant'anni sì. Per indole e curiosità ha esplorato suoni tra loro distanti: dal punk dei suoi inizi al pop da classifica, dall'hip hop al soul. Il suo ultimo album, il nono solista, risale al 2021. Fedele alla sua arte Neffa – questo il nome d'arte che si è scelto in onore (o per una presunta somiglianza somatica) di un calciatore paraguaiano che transitò senza grossa fortuna nella nostra serie A calcistica a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta – ha stupito una volta di più pubblicando un disco in napoletano, "AmarAmmore". E' con la nostra recensione di quell'album che festeggiamo i 56 anni che compie nella giornata di oggi.


Perché un artista che non pubblica un nuovo album di inediti da sei anni dovrebbe tornare sulle scene con un disco tutto in napoletano, sfidando ogni logica di marketing? Semplice. Perché quell'artista si chiama Neffa, perché in fin dei conti le sue soddisfazioni nel corso di una carriera trentennale se le è prese (eccome: da "Aspettando il sole" a "Dove sei", passando per "La mia signorina", "Prima di andare via", "Le ore piccole", "Lontano dal tuo sole", la sua è una discografia fatta di hit) e perché chi conosce la sua storia un album come questo "Amarammore" lo aspettava da tempo. E sapeva che prima o poi sarebbe arrivato.


Nato a Scafati, in provincia di Salerno (da madre salernitana e papà napoletano), alla canzone partenopea Giovanni Pellino deve molto e non ha mancato di omaggiarla, in passato.


Quando Ozpetek gli chiese un brano per la colonna sonora di "Saturno contro", gli mandò "Passione", in cui rielaborava a modo suo l'eredità di Roberto Murolo (nel 2007 ci vinse un David di Donatello). E nel 2016, a Sanremo, per la serata delle cover scelse di ricordare Carosone con "'O sarracino", suonata insieme ai Bluebeaters. Sono state proprio le sue radici a tendere la mano a Neffa in un momento di blocco. È successo tra la fine del 2019 e i primi mesi del 2020: un processo di scrittura incontrollabile ha rapito il cantautore portandolo a scrivere in un paio di mesi una trentina di brani. Tutti in napoletano. Li ha prodotti e arrangiati da sé (non tutti sono finiti nel disco).


Convincere i discografici a investire in un progetto del genere, che suona più come un side project che come un album vero e proprio, non dev'essere stato semplice. Forse la presenza tra gli ospiti di rapper di nuova generazione e che piacciono ai giovani come Rocco Hunt (in "Amarammore"), Livio Cori ("Nn'è cagnato niente") e Coez (anche lui ha origini campane, a dispetto della calata romana - duetta con Neffa nel singolo "Aggio perzo 'o suono", prodotto da TY1, dj salernitano già al fianco di Clementino e Speranza) ha agevolato le cose: fatto sta che il disco è qui - sopra c'è il marchio della rinata Numero Uno - e chissà che non si riveli un piccolo cult. Farà storcere il naso ai ragazzini: "Questo boomer si è messo a fare Liberato", diranno.


Ma già solo per il coraggio e la testa alta merita rispetto: con "Amarammore" l'anno scorso aveva anche provato a partecipare al Festival di Sanremo, ma quando gli hanno detto che avrebbe dovuto riscrivere in italiano parte del testo, ha preferito rinunciare a una vetrina così importante pur di non snaturare il progetto. Che non è esattamente un'operazione simile a quella fatta recentemente da Gigi D'Alessio (nel suo ultimo album, "Buongiorno", il cantautore partenopeo ha rivisitato alcune sue canzoni insieme a rapper e trapper di Napoli e dintorni), ma un lavoro molto più ambizioso, antico e moderno al tempo stesso. Antico come il dialetto, che Neffa rilegge strizzando l'occhio all'urban (e sì, pure a Liberato, tra amori, abbracci negati, il bisogno di tornare alle radici per sciogliere le ali). Moderno come i suoni, con sintetizzatori, tastiere e beat che tessono un'idea di nu soul flegreo che oscilla tra serenate moderne ("T'aggia veré") e flussi di coscienza r&b ("Piccerè"). Sorpresa nella sorpresa, Neffa torna anche a rappare: stavolta alla luce del sole, non come aveva fatto nel 2013 ne "L'anima", la ghost track di "Molto calmo".