MUSICA




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È finita (per fortuna) la stagione dei producer album

È finita (per fortuna) la stagione dei producer album
Dopo alcuni progetti significativi e tanti da dimenticare, i produttori tornano nel loro ruolo.

Di Claudio Cabona

Ci sono pareri rilevanti e puntuali che non vanno dimenticati. E sono in primis quelli di Charlie Charles e Dardust, produttori che hanno lasciato un timbro indelebile nel cambiamento della musica italiana degli ultimi dieci anni. Tutti e due sono concordi sul fatto che un producer album infarcito di feat di artisti famosi (un producer album è un disco in cui un produttore cura le musiche e chiama a sé cantanti/rapper secondo la sua visione per le parti vocali), sia spesso un rigonfiamento dell’ego più che un contributo all’evoluzione di un sound. Lo hanno ripetuto più volte e, anche per questo, sono andati verso altre direzioni. Dardust ha addirittura messo in piedi uno show, che sta portando in giro, folle e bellissimo, che va oltre i “tormentoni” che ha creato e a tratti quasi li destruttura.

Charlie Charles, ancora recentemente, in una nostra intervista ha spiegato: “Sono arrivato alla conclusione che Charlie non ha bisogno di fare un disco e, per questo, non riesco a farlo. Parlo in terza persona come se Charlie fosse un’entità…forse perché è anche così che va trattato. Lui è un grande sarto, sa far bene il suo lavoro su chi ha davanti. Sa immedesimarsi molto e trovare la soluzione giusta, in termini musicali, conosce le misure appropriate per gli artisti per cui lavora. Per gli altri, appunto. Un barbiere non si fa i capelli da solo, Charlie non può fare il suo disco. Sarebbe troppo facile fare una compilation di brani, ma non servirebbe a nulla”. Poi ha continuato: “Io mi guardo dentro e non riesco a trovare un’esigenza artistica reale per ‘collezionare’ una serie di brani e farli uscire. Sono in un momento della mia carriera e della mia vita personale, in cui ho capito che voglio emozioni forti. Voglio sfide. E questo ipotetico album non lo è”.

Con l’uscita di “10” di Drillionaire, un producer album blockbuster strabordante di feat e costruito ad hoc per le classifiche, una sorta di operazione nostrana alla DJ Khaled, “la stagione dei producer album”, salvo colpi di scena, sembra essere finita. Per fortuna, verrebbe da dire. Si ha la sensazione che molti di questi lavori siano progetti fatti con il copia-incolla, figli di un gigantismo in cui l'obiettivo è collezionare nomi di feat, quasi fossero figurine, senza una vera visione o un tocco particolare. Dopo diversi anni in cui questo “formato” è stato dominante (si sono sempre fatti dischi di questo genere, ma mai con questa assiduità), ora il trend sembra in caduta libera, con i produttori tornati semplicemente a fare quello che hanno sempre saputo fare, ovvero stare in cabina di regia “al servizio” degli artisti, senza mettersi davanti a nulla o a nessuno. “La stagione dei producer album” è coincisa con i maggiori riflettori che il ruolo del produttore ha saputo attirare su di sé, diventando sempre più una figura centrale al pari di quella dell’artista. Un riconoscimento dovuto.

Ma che qualche cosa stesse scricchiolando e che anche il pubblico fosse saturo di questi dischi pieni zeppi di collaborazioni fra cantanti/rapper che spesso neppure si incontravano in studio ma mandavano le strofe a distanza, lo si era già capito con l’uscita di “Botox” di Night Skinny nel settembre del 2022, mal digerito da molti fan. Skinny, in realtà, ha realizzato producer album ottimi, basti pensare a come “Mattoni” abbia fotografato un’intera generazione rap, ma con l’ultimo tassello della trilogia iniziata con “Pezzi” del 2017 non è probabilmente riuscito a ripetersi. Moltissimi produttori del mondo rap, in questi ultimi anni, hanno tentato la strada del producer album. Intendiamoci, sono uscite anche delle piccole gemme capaci di andare “oltre” il genere: “Obe” di Mace del 2021 è un esempio lampante. Mace, sull’onda di quel grande successo (il disco contiene anche “La canzone nostra” con Blanco e Salmo), avrebbe potuto perseverare e invece nel 2022 ha cambiato completamente scenario pubblicando il disco “Oltre”, un’ode strumentale all’elettronica e ai suoni del mondo, proprio per uscire dalla scia creata da “Obe”. Ora la nuova tendenza, ma riguarda gli artisti, sono i joint album. E in questa “nuova stagione” ci siamo già dentro fino al collo.