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Brian May: “Non capiremo più cosa è stato creato dall’AI”

Brian May: “Non capiremo più cosa è stato creato dall’AI”
Il chitarrista dei Queen parla dell’uso dell’Intelligenza artificiale nel futuro della musica


Di Luca Trambusti

In un’intervista con Guitar Player Brian May ha parlato del ruolo dell’intelligenza artificiale, tecnologia nel cui sviluppo è stato coinvolto, in ambito scientifico, per le sue conoscenze (è laureato in fisica, specializzato in astrofisica).


Sebbene legato allo sviluppo scientifico della materia vede parecchie ombre nell’utilizzo di questa attività in ambito musicale.

“La mia principale preoccupazione ora è nell'area artistica - dice. Non sappiamo dove stiamo andando. Penso che a quest’ora, l’anno prossimo, il panorama sarà completamente diverso. Non riusciremo a capire cosa è stato creato dall’intelligenza artificiale e cosa dagli esseri umani. Tutto diventerà molto confuso e penso che potremmo guardare indietro al 2023 come all’ultimo anno in cui gli Uomini hanno davvero dominato la scena musicale.”

Ovviamente il chitarrista dei Queen non vede questo in maniera positiva. “Penso davvero che potrebbe essere una cosa così grave e ciò non mi riempie di gioia, mi fa sentire in apprensione e mi rende anche triste.”

Brian May analizza anche il futuro utilizzo dell’Ai in diversi ambiti prospettando e facendo notare gli scenari positivi e negativi.

”Penso che dall’intelligenza artificiale deriveranno molte cose fantastiche, perché aumenterà il potere degli esseri umani di risolvere i problemi“ dice guardandone l'aspetto positivo. “Ma - aggiunge valutando il lato negativo dell’uso dello strumento - il potenziale dell’intelligenza artificiale di causare il male è, ovviamente, incredibilmente enorme – non solo nella musica, perché nessuno muore nella musica, ma le persone possono morire se l’intelligenza artificiale viene coinvolta nella politica e nel dominio del mondo. Penso che l'intera faccenda sia estremamente spaventosa. È una questione di portata molto più ampia di quanto si pensasse – beh, certamente di quanto pensassi io.


Interrogato dal giornalista di Guitar Player sulla sua visione in merito alle attuali condizioni nella realizzazione della musica e dell’uso delle nuove tecnologie lo storico chitarrista ha risposto: “È come se l'universo fosse un posto diverso adesso e ci fossero echi di noi in quel posto. Ma a che punto siamo effettivamente come artisti, non ne sono sicuro. Abbiamo ancora qualcosa da dire, ma ora i metodi e i media sono così diversi. Penso che per noi sia una specie di lotta per rimanere al passo con i tempi.”

Aggiunge poi, guardando fiducioso alla collaborazione tra generazioni: “Grazie a Dio abbiamo i giovani intorno a noi. Chiediamo loro cosa fare! L’interazione tra generazioni diverse può produrre molte cose potenti. Conosciamo ancora i nostri vecchi metodi, quelli acquisiti attraverso anni e anni di esperienza, sia in studio che on the road. La cosa divertente - aggiunge - è che si sono quasi dimenticati i vecchi metodi, quindi a volte quando vado nello studio di qualcun altro dico: "E se facessi questo?" Suggerendo sicuramente di fare qualcosa che tutti avrebbero fatto 40 anni fa. E mi rispondono: “Oh, sì. Non ne abbiamo mai sentito parlare!” Quindi - conclude - c'è quel valore nella combinazione del vecchio e del nuovo che ti dà un grande potere, e lo apprezzo. Ma devo correre velocemente per tenere il passo. Anche, mettiamola così, solo per riuscire ad accendere la TV!”