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Kolors: il successo di "Italodisco" c’è esploso tra le mani

Kolors: il successo di "Italodisco" c’è esploso tra le mani
Stash racconta com’è nata la canzone e si fa un’idea di quello che è accaduto e del successo estero

Di Luca Trambusti
Da mesi i Kolors vivono il successo con “Italodisco” il loro singolo che ha accompagnato e conquistato l’estate italiana e non solo. Hanno sbaragliato ogni classifica, padroni da settimane dell’airplay nazionale e dominatori dello streaming. Il loro singolo è diventato, pur con delle caratteristiche anomale, il tormentone estivo e magari non è ancora finita perché da qualche settimana stanno allargando la loro visibilità anche sul mercato europeo. Le radio di Polonia, Svizzera, Germania, Austria hanno accolto molto bene il singolo. Lo stesso su Spotify dove in molti paesi “Italodisco” è il brano più ascoltato ed hanno raggiunto il 28esimo posto della global chart.


Abbiamo parlato con Stash per analizzare il successo e capire com’è arrivato.

Come ci si sente a essere in cima alle classifiche?
Non sono un grande fan del trofeo da innalzare, mi sento quasi in imbarazzo. Io dietro a quel trofeo, a quella coppa ci vedo le persone, quelle vere, quelle che incontri per strada, dal tabaccaio, al supermercato e questo è quello che realmente mi emoziona. Da un po’ di tempo ho smesso di investire sul freddo e calcolato “successo” e mi sono buttato molto di più sulla sincerità e sulla genuinità dei sentimenti e mi fa piacere che con una sola canzone siamo riusciti ad arrivare nella vita delle persone.

Ma come lo spieghi quanto sta succedendo?
Premetto che è abbastanza inspiegabile (ride ndr). Ho sempre creduto, e l’ho anche insegnato quando facevo il professore nel contesto televisivo, nelle differenti tipologie di classifica: lo streaming per i giovani, le radio per un target più generalista e anche più adulto. “Italodisco” ha annullato ogni differenza e distrutto ogni mia convinzione in questo senso. Quello che sta succedendo, secondo la mia teoria, significa che siamo arrivati trasversalmente a tutti. E questo è merito della canzone. Quando è nata insieme a Davide “Tropico” Petrella è stato tutto casuale. Tutto è nato semplicemente dalla prova di uno strumento, di un moog che ha prodotto un certo suono e ritmo da cui si è sviluppato tutto. Davide ha scritto il testo dopo le nostre chiacchierate davanti alla macchinetta del caffè mentre eravamo in studio. Era ancora inverno, non abbiamo nemmeno lontanamente pensato al tormentone estivo, c’era anche un cambio di etichetta. Insomma i piani non erano precisi. Questo per dire che è una fortunata canzone spontanea, reale, che non nasconde calcoli ma sincerità e dietro la quale non c’è nessuna strategia. Ecco forse questa è la formula vincente di una canzone che francamente ci è esplosa tra le mani. Questo evidentemente si percepisce e chi l’ascolta lo apprezza. C’è anche un po’ di fortuna, perché ci fosse una regola per fare quello che stiamo facendo, sarebbe più semplice, però diventerebbe una normalità e quindi non avrebbe neanche più quella forza, sarebbe una produzione industriale, cosa che non appartiene a questo brano.

Tutto è partito a maggio dall’Italia, un crescendo che ora vi vede protagonisti anche in Europa. Cos’hanno visto all’estero in questa canzone?
Penso che sia un po’ la stessa cosa di quanto successo in Italia. Una canzone come “Italodisco” cantata in italiano con il titolo in italiano ha un valore di internazionalità più di qualsiasi altra canzone in inglese scimmiottando il loro mood. Quindi anche lì è stata vista proprio come una roba sincera, italiana, moderna, non di quella italianità diciamo classica dell'opera o della melodia.

D’altronde l’italodisco è stato un fenomeno tutto italiano di grande successo tra la fine dei ’70 e la fine degli ’80...
Esatto e noi ci siamo rifatti molto a quello stile a quei suoni a quella strumentazione. E noi, da italiani, avevamo tutte le carte in regola per riprendere quello stile.

State avendo una grande visibilità in Europa. Secondo te il “fenomeno” Maneskin vi ha aiutati ad aprire le porte fuori dai confini italiani dando luce e aprendo finestre alla musica italiana ?
Mi inviti a nozze!!!! L’ho sempre detto e sostenuto. Quando i ragazzi arrivarono primi in Spotify globale con “Beggin”, in quel momento mi sentii in dovere di ringraziarli perché io ho vissuto quella barriera, quel muro immaginario che c'è tra l’Italia e l’Europa, il Nord Europa e soprattutto con gli Stati Uniti. Loro hanno sgretolato quel tipo di preconcetto, quel wall of glass, quel muro di vetro che tu non vedi ma contro cui vai a sbattere ed è brutto, ancor più che andare a sbattere contro un muro vero, perché lì non vedi dall'altra parte. Loro hanno conquistato gli addetti ai lavori che sono quelli che poi ti permettono di arrivare al pubblico che è la cosa che veramente interessa un artista.

Cosa vi ha insegnato “Italodisco”? Anche sulla gestione del successo.
Penso che ci abbia insegnato più l'insuccesso delle altre canzoni che il successo di “Italodisco” perché siamo arrivati alla vetta sapendo anche cosa significhi stare alla posizione 200. A oggi ci ha insegnato a vivere un momento con una consapevolezza diversa. Penso anche che sia la conferma che pensare “ai numeri” è una specie di tradimento che fai nei confronti della tua musica. Il successo ci è arrivato proprio quando non avevamo nessuna idea, velleità. Non ti devi far influenzare dai numeroni e da “quello che c’è fuori”, lasciarti condizionare al punto di cambiare per le esigenze altrui. Devi credere sempre nel tuo percorso.

Ti fa paura il fatto di dover affrontare il futuro con qualche cosa di nuovo alla luce di tutto quello che è successo?
No, no, te lo giuro, sono proprio sincero. Sicuramente sarà qualcosa di diverso da “Italodisco”, cioè non sarà una replica, soprattutto dal punto di vista artistico. Quella è stata la hit ed è andata bene così. Cercare la replica è una cosa che proprio odio da fan di altri artisti. Non mi piace quando vedo che a un'artista gli è andata bene e fa sempre la stessa canzone, finché non gliene va bene un'altra; mi sta proprio sulle palle. Quindi sicuramente sarà qualcosa di diverso.


E cosa ci sarà?
Per ora i live. Dobbiamo finire il tour estivo, siamo in giro sino a settembre. Poi ci sederemo con i discografici e capiremo cosa fare, ho scritto e prodotto molto in questo periodo ma ancora non c’è niente di definito. Penso che sarà molto importante la parte dei live che è quella che preferisco.

Vedi ancora un’onda lunga per “Italodisco”?
Tutto è iniziato a maggio e non avrei mai pensato a fine agosto di essere ancora a questi livelli. Non lo so. Questo brano ha distrutto tutte le mie certezze e previsioni (ride ndr). In Europa, ovviamente essendo arrivata dopo, “Italodisco” sta continuando a crescere e nei prossimi giorni saremo in promozione nel centro Europa. Quindi potrebbe esserci una “vita” che prosegue fuori dai confini.