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Barbie è molto più di un film per famiglie

Barbie è molto più di un film per famiglie

Margot Robbie e Ryan Gosling in "Barbie"
Se nelle ultime settimane non avete vissuto su Marte, in un eremo o su una barca alla deriva nell’oceano, saprete che il 20 luglio in Italia e in tutto il mondo esce un film su Barbie. Fughiamo subito ogni dubbio sullo specifico filmico: si tratta di un’operazione commerciale di altissimo livello che punta a portare al cinema milioni di persone di tutti i generi, di tutte le età, di qualsiasi estrazione sociale. Alla martellante campagna marketing che ha coinvolto molti brand - oltre a Mattel che produce il film, ci sono marchi d’abbigliamento, accessori, make up, viaggi, libri, auto, viaggi, fogli di giornale - si aggiunge la colonna sonora firmata dal produttore premio Oscar Mark Ronson che coinvolge artiste e artisti come Dua Lipa, Billie Eilish, Lizzo, Sam Smith e Nickj Minaj: i brani del film, soprattutto il tormentone "Dance the night away", stanno spopolando in radio e sui social, e si candidano a non lasciarci in pace per un bel po’. Fino al blocco dovuto allo sciopero degli attori di Hollywood, il cast del film ha girato in lungo e in largo tra red carpet, photocall e interviste che sono rimbalzate ovunque sui social sfiorando l’effetto saturazione.

L’obiettivo è chiaro: portare più persone possibili a voler far parte del fenomeno Barbie per poter dire “io c’ero”.

Per farlo però, bisogna rassicurare. Barbie è stato venduto come un comfort film che, come il comfort food, è stato pensato per piacere a tutti e a rispondere al bisogno primario di mettere qualcosa di soffice sotto i denti: il godimento è immediato, l’apporto nutritivo pari a zero, le papille gustative ringraziano, il resto meno.

Ma se i dirigenti di Warner Bros., Mattel e il cast non hanno fatto che ripetere che Barbie è un film estivo davvero “per tutti”, la verità è che non è proprio così ed è proprio questo il vero valore aggiunto di Barbie.

Per capire perché dobbiamo andare alla genesi del film. Diablo Cody - sceneggiatrice premio Oscar per Juno - scrisse una bozza di sceneggiatura nel 2015, fu poi il turno della comica Amy Schumer che venne contattata per interpretare Barbie ma alla fine declinò il ruolo, seguita poi da Anne Hathaway qualche mese dopo. Nel 2018 la società di produzione dell’attrice Margot Robbie - che oltre a essere la protagonista di Barbie, ha effettivamente prodotto il film - ha opzionato i diritti per il film e qualche anno dopo è stato annunciato che a scrivere e dirigere Barbie sarebbe stata la regista Greta Gerwig. Prima di passare dietro la macchina da presa, Gerwig è stata per molto tempo un’attrice di film indipendenti; negli anni ha scelto di scrivere, dirigere e interpretare quelli che vengono comunemente definiti “personaggi forti” in contrapposizione a una narrazione generale che è ancora fortemente stereotipata. Con i suoi film e con le sue scelte in fatto di comunicazione e d’immagine, Greta Gerwig è riuscita a imporsi come la regista femminista per eccellenza, più di altre sue colleghe come Chloe Zao e Jane Campion.

È indubbio che anche solo il fatto di essere stata snobbata in qualche occasione delle nomination agli Oscar, abbia contribuito a creare intorno a Gerwig l’aura di un’artista “scomoda”, controcorrente ma cool: le foto di scena e il dietro le quinte dei suoi film ci mostrano una donna giovane, bellissima ed entusiasta, spesso vestita con i costumi di scena dei film che dirige (per una scena di Lady Bird, Gerwig si è presentata con il suo abito del ballo di fine anno, nel dietro le quinte di Barbie, si vede con indosso la stessa tuta rosa delle protagoniste) sempre felice e sorridente insieme ai suoi attori e alle sue attrici.

Barbie: la trama, il cast e il trailer
Greta Gerwig ha scritto il copione di Barbie insieme al compagno Noah Baumbach durante il lockdown e il risultato è un film audace, denso e decisamente brillante per gli standard di Hollywood. Mattel si fa prendere in giro, sapendo perfettamente che l’auto-ironia è il cerchio di fuoco attraverso cui saltare per riabilitare un’azienda che per anni ha contribuito a veicolare un’immagine femminile stereotipata. Da anni il brand ha adottato un approccio più inclusivo ma con questo film per Mattel si apre davvero un nuovo capitolo della sua storia. Perché tra gonne a ruota, canzoni orecchiabili e spiagge di plastica, Barbie è un film schierato, politico, audace. Ed è paradossale che proprio attraverso un’operazione così smaccatamente commerciale che passino messaggi così politici e apertamente transfemministi.

Comunque vada - e pare che, al netto degli incassi, il film potrebbe sbancare agli Oscar - Barbie è già un film unico nella storia del cinema, un esperimento forse irripetibile che combina alto e basso, politica e leggerezza, cultura di massa e sottoculture. Un film che già prima di uscire è Storia con la esse maiuscola e che presumibilmente avrà un impatto sulla vita di milioni di persone. E a ben pensare, è proprio questo che fanno i grandi film attraverso un rito collettivo che da più di cento anni ci incanta e ci emoziona. Quel rito, dato spesso per spacciato, è invece più vivo che mai. Quel rito si chiama Cinema.