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Annalisa: «Ho baciato una donna, sono una persona libera»

Annalisa: «Ho baciato una donna, sono una persona libera»
Due tormentoni estivi che cantano tutti e un amore appena diventato per sempre. Eppure Annalisa continua a sentirsi «una di noi». Insicura, ansiosa e fiera sostenitrice della leggerezza, che è «una conquista»

DI VALENTINA COLOSIMO



La notte non riesce mai ad addormentarsi, così si mette al telefono a scorrere siti di shopping online, reparto abbigliamento: «Quando arrivo alle mutande vuol dire che sono alla frutta, a volte compro qualcosa ma il mattino dopo non me ne pento quasi mai: sono acquisti “poveri”, di pochi euro, perché mi conosco».

La notte prima del matrimonio Annalisa giura di non aver comprato niente, di quella prima dell’uscita di Mon amour non ricorda bene i contorni, ma le ore di sonno sono state poche in entrambi i casi. «È che sono una maniaca del controllo, faccio fatica a lasciar andare le cose, anche me stessa», dice seria e poi scoppia a ridere.

Eccola, la prima della classe del pop italiano, pantaloncini di jeans, top e camicia, scarpe da ginnastica e calzini di spugna: potrebbe essere una ragazza qualsiasi che gira sotto le finestre della casa discografica milanese dove abbiamo appuntamento. Lei dichiara in effetti di essere «una di noi», ma i numeri raccontano un’altra storia.
Prima donna dopo tre anni a raggiungere la vetta della classifica musicale in Italia, il 4 novembre esordirà al Forum di Assago, ha un nuovo atteso album in uscita in autunno (titolo che dice tutto: E poi siamo finiti nel vortice), due tormentoni estivi entrati in testa a tutti: Mon amour con quel ritornello fluido e virale alla Blur («Ho visto lei che bacia lui, che bacia lei, che bacia me» eccetera), e le «telefonate» e le «bolle di sapone» di Disco Paradise con Fedez e gli Articolo 31. E mentre cantava l’estate dell’amore libero, del caschetto nero e dell’occhiolino a mezzo canzone («Ehi garçon, ho un’idea»), Annalisa, 37 anni, ligure di Carcare, paesino della provincia di Savona, sposava in chiesa il suo misterioso fidanzato, Francesco Muglia, di cui parla qui per la prima volta.

La notte prima delle nozze com’è andata?
«Ho dormito poco, pensavo solo ossessivamente a tutto quanto».

Nello specifico?
Speravo che le persone sarebbero state bene, di creare un bel ricordo per ciascuna di loro».

E lei?
«Io per me ero tranquilla, dei miei sentimenti sono sempre stata sicura».

Chi è Francesco?
«L’ho conosciuto due anni fa a un evento di Costa Crociere dove lavora. È stimolante, di grande iniziativa, creativo, in testa ha sempre mille progetti e cose da fare».

E com’è andata quella volta all’evento?
«Non è successo niente, non ci siamo nemmeno scambiati i numeri. Lui mi ha scritto poi sui social».

Proposta di matrimonio?
«Me l’ha fatta durante una vacanza. Ma sto già dicendo troppo».

Perché proprio lui?
«Perché io e lui ci mettiamo alla prova di continuo, non c’è mai stasi, che è la cosa che ho sempre temuto nelle relazioni e in ogni ambito della vita. Con lui mi sento sempre in movimento, anche il matrimonio non lo vedo come un punto di arrivo, ma come una ripartenza».

Dove avete casa?
«Non ne abbiamo una. Stiamo un po’ a Genova, un po’ a Savona, io un po’ a Milano. Sempre con la valigia in mano».

«Con mio marito mi sento sempre in movimento, anche il matrimonio non lo vedo come un punto di arrivo, ma come una ripartenza»

È facile stare con Annalisa la star del pop italiano?
«No. Ma il fatto che anche lui sia sempre impegnato aiuta, vuol dire che capisce i miei ritmi».

Lui è fuori dal mondo dello spettacolo. Non è mai un problema?
«No, anzi: la cosa mi piace moltissimo, perché non condividere ogni cosa è salutare. E poi perché lo sguardo esterno è importante: dentro ci sono già io».

Pensa a un figlio?
«Sì, lo vorrei tanto, ma non ci siamo ancora dedicati».

Qual è stata la spinta a decidere di sposarsi?
«Non saprei, so solo che ho sempre immaginato che un giorno mi sarei sposata».

Sognava l’abito bianco?
«No, del vestito non mi è mai importato niente, non pensavo neanche alla chiesa, che è stato un desiderio più di Francesco. Io ho sempre sognato una giornata in cui celebrare un amore e condividere la felicità con i miei cari».



Questa giornata è stata come se l’aspettava?
«Per certi versi anche meglio, non pensavo che ci sarebbero state così tante persone…».

E perché no?
«Boh, perché le persone hanno un sacco di impegni… ecco, questo è il genere di problemi che mi faccio nella mia testa (ride, ndr)».

È cambiato qualcosa dopo il matrimonio?
«Era già cambiato tutto quando ci siamo conosciuti, questa sensazione di non trainare né di essere trainata, ma di stare in movimento insieme».

Ha cantato alla festa di matrimonio?
«Sì, un pezzo di Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi di Lucio Battisti».

Che allegria.
«Ma no, è allegra davvero! Quando arriva il ritornello “Come può uno scoglio arginare il mare…”, lì la canzone si apre tutta. “Le discese ardite e le risalite” sono simboliche della mia filosofia di vita, è tutto quello che cerco di raccontare nelle mie canzoni».

L’ultima, Mon amour, è un’altra hit dopo Bellissima. Come ci riesce?
«Non esiste una regola, ma penso che il successo arrivi quando ti trovi a vibrare nelle stesse frequenze del mondo in quel momento esatto. A volte sei in ritardo, a volte in anticipo, nel caso di Bellissima e Mon amour c’è stata sincronia».

Che cosa in particolare vibra con i nostri tempi?
«La necessità di tornare alle nostre radici musicali. A un certo punto mi sono chiesta: qual è la mia cifra? Oltre alla passione per la musica internazionale – The Weeknd, Dua Lipa ma anche i Depeche Mode – nel mio cuore ci sono le grandi voci italiane. Su Bellissima, Nada e Rettore. Su Mon amour, Rettore, Carrà, Patty Pravo: un po’ Pazza idea e un po’ Pensiero stupendo. Sempre con il mio team».

Un successo dopo l’altro: non ha l’ansia ora di dover stare sempre in hype?
«Ma io ho sempre l’ansia».

Perché?
«Perché sono una maniaca del dettaglio, vorrei sempre cercare di fare meglio e non riesco a lasciar andare. Quando sono in studio, per esempio, starei lì finché non arrivo a quello che voglio ma a un certo punto bisogna staccare».

«Ho visto lei che bacia lui, che bacia lei, che bacia me»: dove li ha visti?
«È una scena che racconta di quando, dopo una delusione, provi a stravolgere le tue abitudini, ti butti, sperimenti, e poi alla fine riparti. Io ho sempre fatto così: momenti di grande impegno, poi grandi delusioni, autoanalisi, ricerca e ricostruzione. È un ciclo che si ripete da sempre».


Qua si parla di fluidità.
«Sì, il messaggio è un concetto semplicissimo: la libertà. Se c’è una cosa che deve essere vissuta liberamente è proprio la sfera delle relazioni, dell’amore e della sessualità».

Lei ha mai baciato una lei?
«Ovviamente sì. Penso che succeda a tutti durante l’adolescenza, anche per gioco, è la voglia di sperimentare».

E dopo la sperimentazione?
«Mi sono sempre piaciuti i maschi».

È sempre stata libera?
«Sempre. Non mi sono mai piaciute le etichette, non mi sono mai frenata, ho sempre vissuto le relazioni in modo istintivo. L’istinto è la cosa fondamentale: ti porta dove sei tu, fine».


I suoi genitori l’hanno cresciuta così?
«I miei genitori sono liguri, punto primo. Mia mamma classicamente ligure, una che non si lascia mai trasportare dalle emozioni, mi ha passato un grande senso del dovere, della giustizia e dell’educazione. Mio padre è più aperto ed emotivo, si vede quando si emoziona. Io sono a metà tra questi due poli».

E la libertà?
«Me l’hanno trasmessa con la loro intelligenza. Senza proclami, ma non mi hanno mai limitata in niente, neanche nella scelta di fare musica, per esempio. Fin da bambina, alla classica domanda: cosa vuoi fare da grande?, io rispondevo sicura: la cantante. Dopo qualche anno ho iniziato a dire “cantautrice” perché faceva più figo. E durante l’adolescenza, quando vedevano che la cosa si faceva concreta, un po’ di preoccupazione in loro l’ho percepita, ma mai una volta hanno cercato di frenarmi o di indirizzarmi verso una strada che non fosse la mia. Mi hanno sempre osservata e protetta».



Da piccola già cantava?
«Canto da una vita, letteralmente. A due-tre anni hanno iniziato a capire che ero intonata, in me l’istinto è stato precocissimo. La musica ha sempre significato questo per me: mi metto in mostra e cerco di dirti qualcosa di me che non riesco a esprimere in altro modo».

Che cosa non riesce a dire?
«Tantissime cose, ho una grande esigenza di esprimermi ma il mio carattere non è in sintonia con questa necessità. Allora canto».

Cantando Mon amour si è avvicinata per la prima volta al mondo Lgbtq+.
«In maniera più esplicita sì, però mi ci sono sempre sentita vicina».

Perché ora?
«È venuto tutto naturalmente, come piace a me, non ho mai voluto dire: ecco, questa è la canzone filo-Lgbtq+».

Dal punto di vista politico non si è mai schierata molto.
«In realtà le cose che penso le ho sempre dette sui social, in modo molto sincero. Ma non mi piace sbandierare dichiarazioni nel momento giusto, non seguo le mode e non mi va di scrivere hashtag per lavarmi la coscienza».

Farebbe la madrina del Pride?
«Mi piacerebbe tantissimo, mi è stato già chiesto ma non sono riuscita per questioni di tempo».

Che cosa pensa del governo Meloni poco filo-Lgbtq+ e delle sue azioni contro le famiglie arcobaleno?
«Mi dispiace molto. Sono cose che mi rattristano, mi sembra che si facciano passi indietro. Spero che si riesca a mettere un punto a queste azioni».

Anche sui temi femminili la sua voce si sente poco.
«Non ho mai alzato la voce, ma è ovvio che viviamo in una società retrograda e per combattere la violenza di genere si deve andare alla radice, cambiare cose della nostra cultura, capire che non è normale l’apprezzamento per strada».

Nella discografia la disparità di genere è enorme: ci sono pochissime donne in classifica. Qual è il problema?
«Per me è una questione culturale. Perché i musicisti sono quasi tutti maschi? Perché quando sei bambina, nessuno ti dice mai: vuoi provare a suonare la batteria? No, ti dicono: dai, canta. Ci sono cose da maschio e cose da femmina: il produttore è maschio, il fonico è maschio, il backliner è maschio; la bella voce è femmina, a meno che non si tratti di cantautorato, lì allora è territorio maschile».


Ha mai subìto un episodio di sessismo?
«Parecchi. Sui social devi essere vestita in un certo modo, atteggiarti in un altro, se canto io una canzone è una canzoncina, se la fa un maschio il giudizio è diverso».

Si spieghi.
«La leggerezza, che continuerò a elogiare da qui alla fine perché divertendo si possono passare messaggi molto importanti, alle donne non è sempre concessa. Se scegli la leggerezza e sei una donna, è automatico che la gente pensi che non sia una tua scelta».


Lei perché l’ha scelta?
«È stata una conquista. Quando ero più giovane pensavo di avere tutte le verità in tasca e di dover fare le cose più alternative. La svolta è stata capire che mi commuoveva di più il momento felice di una canzone rispetto a uno triste. La parte luminosa mi muove di più di quella cupa, che pure mi piace».

Lei ha vissuto tante fasi: le ballad, la musica più raffinata, ora il pop divertente. È finalmente a fuoco?
«Oggi sono dove voglio essere. Per me non sono state fasi, ma esperimenti per cercare di capire chi sono: un conto è ciò che ti piace, un altro è ciò che sei».



E come ci si arriva?
«Con l’istinto. Prima pensavo che volevo fare una cosa e la facevo, poi mi sono lasciata andare e ho capito che quando smetti di dirti “vorrei essere così” e magari “così” non lo sarai mai, ti liberi. Mi sono avvicinata di più alla mia natura».

Prima sentiva di dover essere più seria?
«Sì, soprattutto agli occhi degli altri. I primi tentativi di leggerezza risalgono al 2016, ma a quei tempi nessuno faceva pop di quel tipo. Ora sto vibrando in frequenza con il mondo».

Il modello è Raffaella Carrà?
«Ma magari. È un’ambizione molto alta, vorrei solo assorbire qualcosa di lei».

Per esempio?
«Non passare mai: le sue canzoni non sono invecchiate, è tutto ancora attuale ed elegante».

In questa nuova veste ha cambiato look: è molto più sexy.
«È stato un percorso che è andato insieme a quello musicale, a un certo punto mi sono guardata allo specchio e ho cercato di capire i miei punti di forza. Ho lavorato su quelli con tenacia, mi sono anche messa a dieta».

Sembra molto determinata.
«Lo sono. Ho grande forza di volontà, mi sono detta: vuoi che non riesca a far vedere quello che vorrei anche con il mio corpo? Certo che ce la faccio. Non è facile perché sono molto pigra e non faccio attività fisica. Sto attenta a quello che mangio, però devo anche essere felice, quindi ho dei momenti in cui sto a stecchetto e altri in cui mi lascio andare. Ma quando leggo sui social: ecco, l’hanno fatta dimagrire, mi arrabbio tantissimo. Ma chi? La verità è che sono come tutti gli altri: faccio del mio meglio».

«Raffaella Carrà è un’ambizione molto alta, vorrei solo assorbire qualcosa da lei»

Si sente bella?
«A volte sì, quando mi truccano e mi vestono bene. Ma la mattina mi faccio schifo».

Una popstar insicura?
«Popstar e insicurezze convivono per forza. Io faccio musica perché sono insicura, se non avessi niente che mi tormenta non scriverei neanche canzoni felici».