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Pagani: “Con ‘Crêuza de mä’ abbiamo anticipato la world music”

Pagani: “Con ‘Crêuza de mä’ abbiamo anticipato la world music”
Il compositore suonerà al festival "Crêuza de mä" a Carloforte,

Di Claudio Cabona

Mauro Pagani, pur essendo lombardo, è esattamente come un’onda marina. Può essere dolce e capace di accompagnare una canzone con suoni morbidi e delicati, ma anche vigoroso, funesto e potente come una tempesta. E questo senza mai perdere un’innata eleganza sonora, che è uno dei suoi tratti distintivi. Tutto quello che il compositore e musicista classe 1946 ha prodotto o realizza, è frutto di studio, dedizione e approfondimento. Nel segno di Fabrizio De André, Pagani sarà l’ospite d’onore della nuova edizione del festival "Crêuza de mä" in programma a Carloforte dal 18 al 23 luglio. A suggellare il suo rapporto con l’isola, il grande polistrumentista riceverà la cittadinanza onoraria del Comune. Nella serata di sabato 22 sarà anche protagonista di un concerto in piazza, nella sua unica data estiva.



“La scaletta è un segreto – sorride Pagani – certamente farò buona parte del disco ‘Crêuza de mä’ realizzato con De André, ma ci saranno anche tante altre sorprese. Carloforte è un posto magico molto legato alla Liguria di Fabrizio. La storia inizia nel 1700 quando alcuni genovesi andarono a vivere in comunità a Tabarka in Tunisia, poi provarono a fare ritorno in Liguria, ma vennero cacciati e così per una concessione reale di quel tempo si stanziarono a Carloforte dove di fatto le influenze liguri, pur essendo in Sardegna, sono marcatissime. I genovesi coltivarono la terra, bonificando il territorio, e crearono una serie di istituzioni che resistono ancora oggi". Ad accompagnare Pagani ci saranno i musicisti Walter Porro, Gavino Murgia, Battista Dagnino, Antonello Avversano, Matteo Flumini, Victor Rosso e il coro delle Andhira. “Fabrizio amava tantissimo la Sardegna, ci ha vissuto a lungo. E poi suonare a Carloforte, per le ragioni storiche di cui parlavo, sarà come esibirsi in Liguria, le parole di ‘Crêuza de mä’ verranno senz’altre comprese: l’aspetto incredibile di quel disco è la sua capacità di essere rimasto nel tempo pur utilizzando una lingua territoriale”, continua Pagani.



Merito di musiche immortali, che infatti vengono ancora oggi apprezzate anche a livello internazionale da giganti come Peter Hammill dei Van der Graaf Generator, David Byrne e Thom Yorke. “Sì, le musiche sono nate fuori dal tempo – sottolinea il compositore – io credo che quel disco sia unico perché prende vita da un ascolto, da uno studio, e poi è arrivato tutto il resto. Io avevo smesso di seguire il rock e il prog, a inizio anni ’80, e mi concentrai sulle musiche del Mediterraneo e del mondo. Ho ascoltato tutto quello che si poteva trovare in quel periodo e non era semplice reperirlo. Il disco ‘Crêuza de mä’, che nacque da quelle ricerche e venne pubblicato nel 1984, anticipò la world music poi portata in auge qualche anno dopo da Peter Gabriel”. “Crêuza de mä” portò la Liguria, concettualmente, al centro del mondo, fu un album di tradizione collocato nel presente e nel futuro, non nel passato.



“Eravamo figli di un mondo in cui c’era tantissima musica di qualità – dice Pagani – e tutto veniva affrontato con estrema serietà. Io ricordo Fabrizio struggersi due mesi sulla scelta di una parola piuttosto che di un’altra. Oggi la musica va ad altre velocità, viene consumata e c’è poco tempo per l’approfondimento. Dovrebbero essere i giornalisti musicali a consigliare i dischi migliori, ma non è semplice. Non dico che il contemporaneo sia meglio o peggio di quello che c’è stato, ma senz’altro è diverso. Io sono convinto che ci sia tantissima musica di qualità anche oggi, non è semplice, però, scovarla”. C’è un segreto dietro “Crêuza de mä”? “C’è l’incontro giusto nel momento giusto – conclude con il sorriso Pagani – quando io e Fabrizio incrociammo i nostri destini, lui era pronto a cambiare, mentre io stavo ascoltando musiche nuove. Avevamo tutti e due la voglia di fare qualche cosa di inedito. Oggi il disco rimane elegante, scorre in modo naturale perché è nato in questo modo. Sapere che la canzone ‘Crêuza de mä’ viene cantata ancora ovunque, perfino negli stadi, è un onore. ‘Beato l’uomo che ha la fortuna di inventare un nuovo linguaggio’, dicevano gli antichi”.