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I cantanti di oggi non hanno più idee. E copiano dal passato

I cantanti di oggi non hanno più idee. E copiano dal passato
Esplode la moda dei campionamenti: così le vecchie hit vengono copiate nelle nuove. Legalmente.

Di Mattia Marzi

In fondo è un indice dello stato di salute della musica contemporanea: sprovvisti di idee e privi di coraggio, ai cantanti oggi non resta che copiare. Recuperando le hit del passato e rielaborandole. La moda dei campionamenti, così come vengono definiti i riutilizzi di una parte di brani già editi in nuovi brani, impazza anche in Italia, dopo essere diventata ormai consuetudine all’estero, Stati Uniti in testa. L’ultimo caso è quello di Drillionaire, il produttore di Sfera Ebbasta. In “90 Special”, tra i brani più ascoltati del suo album “10”, appena uscito e finito subito in testa alle classifiche delle piattaforme di streaming, Diego Vincenzo Vettraino - questo il suo vero nome - rielabora insieme allo stesso Sfera Ebbasta e a Shiva

“50 Special” dei Lunapop. Della hit dell’iconico gruppo capitanato da Cesare Cremonini riprendono pari pari la melodia, rivisitando però i versi del testo in chiave trap: “Booster truccati, Anni ’90 / girano in centro con dietro i caramba / mio frate’ mette la mano sulla targa / perché non vuole rifarsi la vacanza”, canta Sfera Ebbasta. Plagio? No, tutto regolare: il nome di Cesare Cremonini, l’autore della canzone originale, compare correttamente tra i crediti del pezzo di Drillionaire. Quello di “50 Special” non è l’unico campionamento “pop” del disco del produttore: “Parole”, con la partecipazione di Noemi, riprende la melodia di “Sono solo parole”, la hit firmata nel 2012 per la rossa cantante romana da Fabrizio Moro, che come Cremonini è accreditato tra gli autori del remake. Finesse, intanto, scala le classifiche con “Gelosa”, insieme agli stessi Shiva e Sfera Ebbasta e a Guè: la hit, uscita a febbraio, ha totalizzato su Spotify oltre 65 milioni di streaming e vinto due Dischi di platino “sfruttando” un sample di “Right now”, brano portato al successo in tutto il mondo dal cantante statunitense Akon nel 2008, quando Amritvir Singh - è il vero nome di Finesse, origini indiane - aveva solamente 9 anni. In “Ancora” Rhove recupera un’altra hit d’oltreoceano di quell’annata, la celebre “I’m yours” di Jason Mraz, intorno al cui ritornello il 22enne rapper di “Shakerando” ha scritto le strofe della sua canzone, 3 milioni di ascolti su Spotify in meno di un mese.




"Ma questa dove l'ho già sentita?"
Niente di nuovo: nel rap i campionamenti sono sempre stati ricorrenti. Anche in Italia. Nel 1997 Frankie Hi-Nrg, Riccardo Sinigallia e Ice One con “Quelli che benpensano” ebbero un grosso successo riprendendo “Dawn comes alone” di Nicole Croisille dalla colonna sonora de “I giovani lupi” di Marcel Carné e un assolo di tromba di Jimmy McGriff in “Blue juice”. Nel 2014 Mondo Marcio realizzò un album, “Nella bocca della tigre”, contenente canzoni scritte su campionamenti di brani di Mina, da “Parole parole” a “Un anno d’amore”.

Sono solo un paio di esempi, naturalmente: la lista di omaggi è potenzialmente infinita. Ma i dati delle analisi del mercato rivelano che .la pratica di utilizzare frammenti di brani già editi, più o meno famosi, si sta trasformando sempre di più in una ricetta di successo, complici anche le piattaforme - TikTok in primis - che hanno stabilito nuove regole per la (ri)scoperta della vecchia musica e il suo “riciclo”. Se fino a qualche anno fa capitava di rado di ascoltare in radio una melodia e domandarsi “ma questa dove l’ho già sentita?”, insomma, oggi è consuetudine. O quasi.


Nelle classifiche ci sono sempre più brani che copiano hit del passato
Due anni fa nella top 100 c’era un solo singolo italiano costruito su un sample di un altro brano, “Street” di Capo Plaza (alla posizione #75): il pezzo del rapper salernitano “citava”, se così possiamo dire, “Dilemma” di Nelly e Kelly Rowland, oltre 4 milioni di copie vendute a livello mondiale - e un Grammy Award - nel 2003. Quest’anno sono cinque le canzoni italiane che contengono una porzione più o meno piccola di un pezzo già edito: rispetto al 2021, nel 2023 la presenza di canzoni italiane che contengono sample di brani già editi tra le prime 100 posizioni della classifica Fimi/Gfk relativa ai singoli più streammati e scaricati nel nostro paese nei primi sei mesi dell’anno è quintuplicata. Se Finesse in “Gelosa” (alla posizione #6) riprende Akon, in “

Boss” Tony Effe campiona “In da club” di 50 Cent (il singolo è alla posizione #46 della classifica). Guè in “Mollami pt. 2” - alla posizione #61 - riprende “Here comes the Hotstepper” di Ini Kamoze. I Boomdabash e gli Eiffel 65 in “Heaven” - alla posizione #68 - omaggiano “Too much of heaven” dello stesso gruppo icona dell’eurodance. È a suo modo un pezzo costruito su un campionamento anche “Shakerando” di Rhove - alla posizione #86 - anche se il brano campionato non è un pezzo noto, ma una traccia condivisa in rete dal producer francese Voluptyk nell’ottobre del 2021, due mesi prima che il rapper di Rho condividese il suo singolo da 6 Dischi di platino pari a 600 mila copie vendute.



Marketing e psicologia
È il concetto di campionamento stesso ad essersi allargato, anche al pop. Snaturandosi, in certi casi. Se nel mondo hip hop la pratica prevedeva che un artista recuperasse una melodia o un suono di un pezzo per rendergli un omaggio sincero, sentito, oggi la prassi ha a che fare più con mere logiche di marketing. C’entra anche il mercato dei cataloghi, con i giganti della musica che cedono i diritti delle loro canzoni per cifre milionarie alle major o a società di investimento. Lo ha spiegato al podcast “Switched on Pop” Merck Mercuriadis, il fondatore di Hipgnosis Songs Fund, società di investimenti quotata in borsa che opera in ambito musicale.

L’ex manager di Guns N' Roses, Iron Maiden e Elton John ha spiegato che un modo per ottenere più valore dai cataloghi è proporre campionamenti che li “sfruttino” con successo:. una strategia che funziona perché “i vecchi successi fanno già parte del tessuto delle nostre vite”. Tradotto: un brano che ne campiona un altro ha molte più probabilità rispetto a un pezzo costruito ex novo di scalare le classifiche perché usufruendo di una melodia già conosciuta riesce a far presa con più semplicità sul pubblico, che riconosce in quel brano qualcosa di “familiare”. Negli Usa - dove la cultura dei campionamenti è così consolidata che ormai fa più notizia un disco senza sample che uno pieno zeppo di tributi: prendete il caso di “Renaissance” di Beyoncè, dieci brani su sedici costruiti su sample, alcuni pure non autorizzati, con conseguenti guai legali - una recente analisi del database di Genius, sito internet che pubblica i testi delle canzoni e riporta fedelmente i crediti con i nomi di chi le ha composte, di chi suona nei pezzi e dei titoli di brani eventualmente campionati, ha rivelato che negli ultimi cinque anni è più che raddoppiato il numero di canzoni nella Billboard Hot 100 di fine anno, la classifica relativa ai cento singoli più ascoltati oltreoceano, che contengono frammenti di brani già editi. Il report annuale di Tracklib relativo al 2022, invece ha rivelato che quasi una canzone su cinque tra quelle in testa alla classifica è stata scritta “riutilizzando” parte di una vecchia canzone.

Tra i più "copiati" ci sono gli Eiffel 65
Certo, è sbagliato fare di ogni erba un fascio. Ci sono anche casi, per lo più in ambito rap, in cui i campionamenti continuano ad essere dei tributi autentici. La differenza la fa, oltre che la competenza, la credibilità dell’operazione. Per una Myss Keta che recupera “Il capello” di Edoardo Vianello nella sua “Finimondo”, vincendo il primo - doppio - Disco di platino della sua carriera, c’è un Luchè che ne “La notte di San Lorenzo” campiona “Je sto vicino a te” del concittadino Pino Daniele, omaggiando così un altro figlio di Napoli. Per un Rosa Chemical che in “Bello guaglione” campiona la celebre

“O’ Sarracino” di Renato Carosone, c’è anche un Guè che nel suo “Madreperla” offre un campionario di gioielli, firmati da Bassi Maestro: oltre al giamaicano Ini Kamoze, l’ex Club Dogo omaggia anche Ron e gli Hall & Oates (“Mi hai capito o no?” è basata su un sample di “Hai capito o no?” del cantautore pavese, che era a sua volta una cover di “I can’t go for that” del duo statunitense), i Tiromancino (in “Chiudi gli occhi” c’è un rimando a “Amore impossibile”) e Judie Tzuke (in “Need U 2nite” c’è un frammento di “Stay with me till dawn”). Non è da tutti. Per uno Shiva che in “Auto blu” riprende la melodia ultranota di “Blue (Da Ba Dee)” degli Eiffel 65 - evidentemente tra i più omaggiati, anche all’estero: David Guetta ha ripreso il singolo del ’98 nella sua “I’m good (Blue)”, con Bebe Rexha - e vince il doppio Disco di platino con oltre 50 milioni di streams su Spotify, c’è un Fabri Fibra che in “Noia” riprende il piano suonato da Bill Evans in “Blue in Green”, dal leggendario “Kind of Blue” di Miles Davis.




"Copiare", sì. Ma con stile
“In Italia il campionamento non è mai stato capito, mentre io trovo invece che offra tantissime possibilità per riscoprire il repertorio di musica italiana. C’è un sacco di roba bellissima. Penso che riscoprire quella musica, ri-citarla, riportarla alla contemporaneità serva a fornire quel filo rosso che unisce il passato al presente e che crea una cultura”, riflette Marracash nel documentario “La scuola genovese”, appena uscito su Prime Video.

Della delicata e pericolosa arte del campionamento il “King del rap” è tra quelli, insieme ai già citati Guè e Fabri Fibra, che ha scritto recentemente alcune delle pagine più belle, in Italia. E non solo campionando Mina nel singolo “Importante”. In “.Pagliaccio”, uno dei pezzi dell’album “Noi. Loro. Gli altri”, che gli è valso la Targa Tenco, il rapper ha scomodato addirittura Ruggero Leoncavallo, riprendendo l’aria “Vesti la giubba” dall’opera “Pagliacci” (interpretata nientemeno che da Luciano Pavarotti). In “Io” ha campionato “Gli angeli” di Vasco Rossi, in “Infinity love” ha ripreso “Infinity” di Guru Josh, leggenda della musica house mai troppo omaggiata. Dimostrando che si può anche copiare, sì, ma con stile.