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Sapore di Lana (Del Rey)

Sapore di Lana (Del Rey)
17 mila persone a La Prima Estate per la cantante americana: il racconto
Sapore di Lana (Del Rey)

Di Michele Boroni

Lana Del Rey mancava in Italia da un lustro, ma sembra passata un'eternità. Nel frattempo ha realizzato quattro dischi, di cui un paio di conclamati capolavori, un libro di poesie ma anche un forte cambiamento del proprio pubblico: a fianco dei millennials oggi infatti ci sono anche tanti giovanissimi, utenti di TikTok dove negli ultimi mesi Lana Del Rey è diventata una vera e propria diva.
La data a sorpresa a La Prima Estate, con una sola settimana dall'annuncio, è stata l'occasione di vedere la cantautrice americana in questa nuova fase di maturità di fronte a un pubblico sempre più largo che ha acquistato 17 mila biglietti in 6 giorni.


Il concerto

Quello a cui abbiamo assistito non è un concerto che si vede tutti i giorni per un'artista di una certa complessità: estetica retrò mixata a un immaginario decadente, femme fatale hollywoodiana ma con uno spleen esistenzialista di matrice europea e, soprattutto in quest'ultima versione, un po' reginetta del ballo fuori tempo massimo.
“This is the best ****in' place I've ever been” dice al pubblico Lana Del Rey al pubblico: magari potrebbe essere una frase di rito, ma dall'espressione non sembrerebbe proprio.

Del resto i 17 mila del Parco BussolaDomani contornati dai pini marittimi cresciuti a salmastro con il mare alle spalle sono un gran bel colpo d'occhio, oltre che un pezzo di storia della musica; fu infatti proprio qui che 45 anni fa un'altra diva, Mina, fece l'ultimo concerto della sua carriera. .
Lo show di Lana Del Rey è lontano mille miglia dei set superperfetti e calcolati di Beyoncé o Lady Gaga – forse le altre due dive del pop insieme a Lana – ma, al contrario, è uno spettacolo assai poco lineare, tra lo sgangherato e l'intensamente pensato, con coerografie che camminano sul crinale del cringe e una scenografia bizzarra tra scale, un pianoforte bianco, separé velati e altalene floreali. In mezzo a tutto questo c'è Lana Del Rey un po' ferma sulla scena, capace di grande intensità ma anche di clamorosi vuoti di memoria.
Insomma, uno show vivo e pulsante, senza le solite routine da concerto, ma capace di emozionare e sorprendere. Come quando durante “Bartender” Lana si siede a un tavolino della scenografia sul palco con una parrucchiera che la pettina mentre canta (un velato riferimento al ritardo del concerto a Glastonbury?).
Già con l'inizio del concerto, un estratto di “W&A” tratto dall'ultimo album, una sorta di lungo flusso di coscienza sulla sua vita, sul modo in cui vede se stessa e sulla sua incapacità di costruire relazioni sane, si capiva che non sarebbe stata una serata come le altre.


Il pubblico

Il pubblico - bizzarro e colorato e intergenerazionale, più facile da trovare a un Pride che a un concerto rock - canta a memoria tutte le canzoni, mentre, dietro un puntuale quartetto (chitarra, basso, batteria, tasiere) e le tre coriste, scorrono spesso le immagini dei video di LDR, a metà tra le pubblicità di Ralph Lauren o Calvin Klein e "Cuore Selvaggio" di David Lynch.
Lana Del Rey, con una scaletta perfetta che mette in fila tutti i suoi pezzi più belli e celebri, riesce a creare una sorta di trance, potenziata dalla malinconia per l’inafferrabile. Del resto LDR è stata la prima nel pop mainstream che ha posto il disagio esistenziale come argomento cardine della sua narrazione. “Born to Die”, “Norman Funkin Rockwell”, “Ultraviolence”, “Summertime sadness”: Lana ipnotizza, consola e piace.

Il pubblico richiede a gran voce “Salvatore”, una specie di serenata all'italiana contenuta in “Honeymoon” del 2015, ma che non è stata preparata con il gruppo, quindi Lana davvero presa bene e sorridente la canta tutta a cappella e insieme al pubblico adorante.

Un'ora e trentacinque minuti di musica dai movimenti sottili, tempi lenti e medi, niente cassa dritta, che combinano la noia di vivere alla rabbia e al dolore repressi. Ma soprattutto c'è Lana, un personaggio unico, combinazione di insicurezza, tic da diva e una voce che non si dimentica. Come non verranno dimenticate dal pubblico, visibilmente commosso “Did You Know That There's a Tunnel Under Ocean Blvd” tratta dall'ultimo intensissimo album e “Video Games” che la fece conoscere nel 2011 al mondo intero.

La setlist
A&W
Young and Beautiful
Bartender
The Grants
Cherry
Pretty When You Cry
Ride
Born to Die
Blue Jeans
Norman ******* Rockwell
Arcadia


Ultraviolence
White Mustang
Candy Necklace
Venice *****
Diet Mountain Dew
Summertime Sadness
Did You Know That There's a Tunnel Under Ocean Blvd
Video Games