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“Sting è un genio” lo dice Stewart Copeland

“Sting è un genio” lo dice Stewart Copeland
I Police interpretati oggi dal batterista in un disco orchestrale. Ce lo racconta in un’intervista

Di Luca Trambusti

Stewart Copeland è stato insieme a Sting il co fondatore e batterista dei Police. Finita quell’esperienza le strade con Sting e Andy Summer si sono definitivamente separate e lui ha iniziato una carriera musicale differente, occupandosi di colonne sonore e opera.

Ma i Police sono rimasti nel suo cuore e così ha preso una manciata di canzoni del trio e le ha rilette in una chiave completamente differente rispetto agli originali, dandone delle versioni arricchite da un’orchestra con archi, legni e ottoni accostati a una solida rock band e cantate da delle voci femminili.

Il tutto è contenuto nel disco ‘Police Deranged for Orchestra’ disponibile dal 23 giugno e preceduto dall’uscita del singolo “Every Breath You Take”


Copeland sarà in Italia per presentare live il suo nuovo progetto. Queste le date previste

12 luglio Udine – Piazzale del Castello
14 luglio Perugia – Umbria Jazz Festival, Arena S. Giuliana
16 luglio Trento – Parco dei Tre Castagni
24 luglio Gardone Riviera – Vittoriale
25 luglio Firenze – Piazza S. Annunziata
27 luglio Taormina – Teatro Antico

In un collegamento serale transoceanico via Zoom abbiamo parlato con il batterista americano di questo disco. La chiacchierata si è svolta mentre Copeland girava per quello che sembrava l’ampio open space della sua casa/villa (fuori dalle tante finestre si vedeva parecchio verde). Ha parlato, molto disponibile e affabile, mostrando i suoi tanti libri, raccolti in scaffali e accatastati sui tavoli, un semplice set di batteria, la sua cucina, il divano da cui è partita la chiacchierata prima di iniziare a muoversi all’interno della grande stanza.

Come nasce questo progetto?
Nel 2021 ho lavorato alla realizzazione di un film sulla storia dei Police per il quale ho creato una colonna sonora in cui ho rielaborato la musica della band. È stato un esperimento curioso he mi ha stimolato ad andare avanti. Mentre ci lavoravo o trovato delle improvvisazioni, delle jam in studio, cose che non sono mai state in un album. Le ho ascoltate, elaborate e una volta che è uscito il bisturi ho iniziato a tagliare le tracce multiple e a riarrangiarle. Quella colonna sonora poi non era mia uscita su disco...

Quanto il lavorare sulle colonne sonore e alle tue produzioni operistiche ha influito su questi arrangiamenti?
Lavorando su queste musiche sono andato in posti artistici in cui non sarei mai andato spontaneamente. Questo è stato davvero bello perché mi ha insegnato ogni genere di cose, che non avrei mai imparato. E una di queste scoperte era come usare un'orchestra. Questa non è musica da film è musica pop, sono le canzoni dei Police, non è una colonna sonora che è differente. Ma le tecniche che ho imparato nella composizione cinematografica mi hanno portato qui oggi e “sfrutto le conoscenze”.

Come hai scelto le canzoni da riarrangiare? E oltre a quelli presenti sul disco durante i concerti ne sentiremo altre?
Sì, ci sono canzoni che farò live che non sono nell'album e canzoni del disco che non suonerò in Italia. C'era molto materiale su cui lavorare e ho dovuto fare delle scelte. Ho scelto i più grandi successi, ma anche alcune delle canzoni meno note come “Tea in the Sahara” o “Murder by numbers”, una delle canzoni che funziona meglio in versione live. A proposito questo non è un album dal vivo, è un album in studio, ma sarò a suonarlo dal vivo in Uganda come a Gardone Riviera, ovunque.

Riascoltando e rielaborando il repertorio dei Police cos’hai scoperto? Qual è la cosa che ti impressiona di più ora dopo così tanto tempo?
Beh, l'ho sempre pensato. Andy e Sting erano piuttosto fantastici, ma ho avuto la conferma entrando nella musica dei Police. Andy è un chitarrista strepitoso, bravissimo con le dita che vanno a una velocità impressionante e con molte altre capacità armoniche, elementi davvero molto stimolanti da mettere in un ambiente orchestrale. Voglio dire, l'unico modo per sostituire Andy è con un'orchestra gigante perché lui è un gigante. E sulla voce. Ho scoperto che il vecchio Sting, ma non dirgli che ho detto questo, è un diavolo di cantautore. Prima non ho mai ascoltato le parole. Sono un batterista! Ma lavorando a questi testi e scrivendo gli arrangiamenti per le tre signore che li cantano ho scoperto quanto è intelligente. Conoscevo la parte della musica, ma l'uomo è un genio.

Andy e Sting hanno sentito queste nuove versioni? Cosa ne pensano?
Non ho sentito Andy. Sting è molto entusiasta. Gli piace l'idea perché lui ha scritto questi brani e li abbiamo suonati come Police e abbiamo avuto successo, ma lui poi fa le sue versioni. Gli piace anche quando qualcun altro prende in mano una canzone e crea altro. È come una nave che salpa, va via e se è davvero forte, ben progettata, attraverserà il mare per andare in giro per il mondo e realizzare grandi cose. Lo vedo anche con le mie opere: ciò che scrivi diventa una cosa che ha una vita propria che chiunque può interpretare. Sting non è minacciato dalla nuova versione. Così gli ho mandato questo (e inizia a frugare tra un mucchio di libri su un tavolino ndi). Dai un'occhiata (dice sfogliando il volume ndi). Queste sono le partiture, come vedi sono un enorme libro. Sa leggere la musica, gli ho mandato le partiture orchestrali solo per fargli strabuzzare gli occhi. Però non gli ho mandato alcun audio. Verrà (di supporto) a un concerto uno di questi giorni. Potrebbe anche venire a Firenze perché vive lì vicino.

Qual è la differenza non nella forma ma nella sostanza di questa nuova versione rispetto all'originale?
Beh, ci sono un sacco di musicisti sul palco ed è un po’ come i Police cantati dalle Supremes con l'orchestra e io che sbatto i tamburi come faccio sempre, solo per mantenere alta l'energia. Ma sulle parti vocali ho scoperto un nuovo genere ed ho fatto i più grandi cambiamenti con tre voci femminili al posto di una maschile. E così finisce per essere come i Police cantata dalle Supremes. Ma d’altronde non potevo avere un ragazzo, un uomo, perché sarebbe stato schiacciato dal confronto con Sting. Ora dopo tanti spettacoli sono diventato un fan delle Supremes, delle Ronettes, delle Chiffons e dei gruppi femminili.

Per la tua storia e per il tuo lavoro, sei considerato uno dei nomi più importanti della scena rock. Come ti senti in questo ruolo?
Mi sento come te. Ogni mattina mi alzo, metto i pantaloni una gamba alla volta e in realtà non ci sono sensazioni o comportamenti associati all’essere famoso. Non c'è alcuna sensazione personale perché non è nulla. È piuttosto nelle menti degli altri questa sensazione, non è mia. Ho tutti i miei Grammy, in effetti ne ho 2 nuovi, ma cosa dire? Mi eccitano per 3 o 4 giorni e poi niente. Sono sullo scaffale e quando passo non li guardo nemmeno. Per me i trofei che hanno davvero un significato sono i miei figli e nipoti. Ho sette figli, cinque nipoti e quattro cuccioli. Questo è il mio bel risultato.

In autunno arriverà un tuo libro. Cosa dobbiamo aspettarci?
È un libro da tavolino composto dai miei diari dal 1976 quando ero con i Curved Air, che erano la coda del vecchio prog rock e poi ha voltato pagina e nel 1977 è arrivato il punk rock e i Police. Racconto i primi anni, gli anni della fame in cui non avevamo il successo. C’erano le mie canzoni che ho scritto, che erano schifezze, solo linee di base con urla in modo che potessimo suonare del punk. In realtà eravamo una finta band punk. E questo libro parla di quelle lotte, di quando gestivo anche la band. Nel libro ci sono i conti con tutti i costi, quanto siamo stati pagati per i concerti, quante persone sono venute, quanto bene abbiamo suonato. E ho tutte le ricevute scritte nella mia cattiva calligrafia. E anche scarabocchi. Scarabocchiavo, disegnavo scarabocchi tutto il tempo mentre parlavo al telefono, e quindi è un libro molto colorato da guardare, ma racconta la storia della parte più interessante della carriera dei Police, i primi anni della fame.

Hai un rapporto molto stretto e forte con l'Italia. Come vedi il nostro paese e cosa ti piace dell'Italia e cosa conosci?
Non conosco quanto vorrei, ma mi piace molto. Mi piace il cibo, le persone, la storia, l'architettura. Mi piacciono gli alberi di cipresso, mi piacciono i luoghi antichi dove suoniamo. Vengo in Italia, se possibile, ogni estate, per fare qualsiasi cosa, suonare con chiunque.