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La varietà del live di Diodato

La varietà del live di Diodato
Il cantautore porta in tour il nuovo album con un concerto eterogeneo ed emotivamente forte.

Di Luca Trambusti

Fino a poco prima che iniziasse il concerto di Antonio Diodato, Milano era sotto un violento temporale ma in prossimità dell’evento Giove Pluvio ha deciso di andarsene altrove; d’altronde non poteva entrare all’Alcatraz anche perché il calore emotivo avrebbe interferito sul suo lavoro.


Il tour

Quella di Milano è la seconda data del tour con cui Diodato presenta live “Così speciale”, il suo nuovo lavoro uscito circa un mese fa, un ritorno sul palco atteso perché le attenzioni su di lui e sul suo album sono alte e questo live non tradisce le aspettative. Dopo Milano arrivano le date del 22 aprile a Torino e del 27 a Bologna per poi andare all’estero (11 maggio Madrid, 18 Berlino, 20 Parigi, 26 Amsterdam e 27 a Praga). Seguirà tour estivo.

I fiati e la band

Per queste prime date italiane la novità principale sta nella band che lo accompagna. Sul palco infatti, così come sul disco, sono presenti anche i fiati (tromba e sax) che danno un colore diverso al suono e agli arrangiamenti live con calde pennellate sonore che virano il suono verso il soul. L’uso dei fiati non si riduce alle sole canzoni del nuovo disco ma si allarga anche al repertorio. Il resto della band vede una chitarra, un basso, la batteria, un polistrumentista (tastiere, percussioni e chitarra elettrica), un tastierista e un violinista (che suona anche le percussioni).

C'è il nuovo disco da presentare

In scaletta Diodato propone tutte le dieci canzoni di “Così speciale” e affonda le mani nel suo repertorio ripescando anche brani che da tempo non presentava live (“Fiori immaginari” da “Cosa siamo diventati” del 2017). Le prime quattro tracce del concerto arrivano proprio dal nuovo album e viaggiano tra melodie e ritmo. Su “Occhiali da sole” Diodato si adatta e la canta con gli occhiali neri sul viso. Le restanti tracce di “Così speciale” le “spalma” durante il concerto.

È un inizio molto brillante e in generale il live (peraltro con un’acustica perfetta) è un insieme di ballate, di melodie (“Vieni a Ridere di me” o “Così speciale”) e di brani uptempo che rendono l’andamento piacevole. Ma c’è anche la porta dell’abisso che si apre con brani come “Ubriaco” e “I miei demoni”. Solo in alcuni episodi si concede spazi più intimi, rarefatti dove a “comandare” è l’emozione che genera la semplice esecuzione voce e chitarra. Su questi episodi seguirà una riflessione conclusiva.

Ecco chi è Diodato adesso

I ventisette brani in scaletta permettono di avere una bella fotografia di chi è adesso Antonio Diodato, a cui sicuramente la vittoria di Sanremo ha fatto bene e ha dato una nuova visibilità, evolvendolo verso un nuovo mondo artistico pur restando fortemente legato alle sue origini. In questo live ci sono le melodie, la dolcezza dei suoi testi delle sue storie, declinate con un abbinamento musicale molto congruo, c’è la voglia di divertirsi (“Lasciati andare”) che apre uno spazio nel pop. C’è anche la “sperimentazione” di “Che casino” che sorprende su disco come live con i suoi innesti elettronici appoggiati sui fiati. Molto curiosa. Da segnalare le esecuzioni di “Mi fai morire”, “Ma che vuoi”, “Mi si scioglie la bocca”, “Lasciati andare” e “Ciao ci vediamo”. Superflua solo “Ci dobbiamo incontrare” (anche nel punto in cui è messa in scaletta).


Il palco

In sostanza la vitalità, varietà, bellezza ed eleganza del suo nuovo album arriva anche nell’ambito del live. Eleganza che si evidenzia sin dalla scenografia (curata da Filippo Rossi) che vede la presenza sul palco di sette schermi verticali davanti ai quali ci sono i musicisti (un solo schermo per i due fiati) e sui quali appaiono i fiori della copertina del nuovo disco (da un’opera di Paolo De Francesco). A questo si aggiunge un bellissimo impianto luci (un appunto: molto spesso un potente faro bianco viene “sparato” verso il pubblico diventando a volte un po’ troppo invasivo, fastidioso).

Diodato sa stare sul palco. Anche se non parla moltissimo riesce ad avere molta empatia con il pubblico, un po’ per le sue canzoni molto “confidenziali”, un po’ per il suo muoversi, il girare su sé stesso (come un piccolo derviscio rotante) durante le aperture musicali. Tra ballate, pop song, melodia, spruzzate di rock e di soul Diodato conquista il pubblico, sa cosa proporre e quando proporlo.

E arriva "Fai rumore"

Tra i momenti più attesi del concerto ovviamente il brano chiave della sua carriera: “Fai rumore”, che lo ha visto vincitore del Sanremo 2020 e tra i protagonisti musicali dell’immediatamente successivo periodo pandemico, quando quella canzone veniva cantata dai balconi oppure riproposta in un’emozionante versione all’Arena di Verona completamente vuota. Dunque, quando arriva è un momento corale, il punto topico della condivisione, con il pubblico a cantarla in maniera partecipata. Lui la restituisce in una versione rallentata, che mantiene e forse ne amplifica la tua tensione emotiva.

Altro punto forte è “Che vita impossibile” la quale arriva, anch’essa partecipata, a chiusura del concerto.

A differenza di quanto faceva nei precedenti tour il 41enne cantautore aostano non si cimenta in cover. Assenti dunque la sua rilettura di De André (una bella versione di “Amore che vieni, amore che vai”) e di altri brani non suoi (due anni fa ha riletto anche i Blur).

Conclusioni

Diodato mette in scena un buon concerto, conferma le sue doti anche live frutto anch’esso di un percorso di crescita. Non è un concerto esplosivo ma con una sua grande forza emotiva, coinvolgente e in alcuni episodi fresco e anche divertente.

Finito il concerto si esce; fuori è ricominciato a piovere forte, ma camminare sotto la pioggia con in testa e canticchiando “Che vita meravigliosa” non ha uguali.

Un appunto conclusivo va riservato alla platea, a una parte del pubblico. Ormai è sempre più pessima abitudine parlare ai concerti, oltre che restare attaccati ai cellulari per tutta la durata tra chat e riprese. Ma non riuscire a sentire (e quindi gustare e gustarsi) i momenti più intimi, acustici, intensi dello show perché i tuoi vicini si stanno raccontando gli affari loro è veramente disturbante. E non si tratta di un singolo episodio in quel momento, in questo concerto e in quel punto della sala. È ormai abitudine diffusa.



Scaletta

Così speciale
Ci vorrebbe un miracolo
Occhiali da sole
Buco nero
Fino a farci scomparire
Ubriaco
I miei demoni
Fiori immaginari
Sei mi vuoi
Mi fai morire
Ormai non c’eri che tu
Un po' più facile
Essere semplice
Cosa siamo diventati
Fai rumore
Un altra estate
Ma che vuoi
Che casino
Ci dobbiamo incontrare
Vieni a ridere di me

Bis
Babilonia
Mi si scioglie la bocca
Lasciati andare
Ciao ci vediamo
Cretino che sei
Che vita meravigliosa