MUSICA




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Mogol (su Sanremo): "Una volta c'era competenza, oggi..."


E Mario Lavezzi: "C'è gente che presenta canzoni inascoltabili"

Di Franco Zanetti
Nel corso della conferenza stampa di presentazione dell'album "Capolavori nascosti" (di cui riferiremo a parte) Mogol e Mario Lavezzi hanno spiegato che l'unico brano inedito dell'album, "Una storia infinita", era stato presentato a Sanremo ma non è stato accettato. Il che inevitabilmente ha suscitato la curiosità dei partecipanti e ha deviato l'attenzione - con grande preoccupazione, effettivamente giustificata, del povero Daniele Mignardi, che cercava di riportare la conversazione sul disco - sul tema del Festival.

Mogol, che ha il carattere che conosciamo e l'età per concedersi dichiarazioni tranchant, ha sentenziato: "Una volta chi sceglieva le canzoni era competente".

Mario Lavezzi ha commentato "C'è gente che presenta canzoni inascoltabili", poi ha imbastito un discorso più ampio spiegando che gli anni Sessanta e Settanta sono stati per la canzone italiana una sorta di Nuovo Illuminismo, e che quell'epoca purtroppo è tramontata. Ed ha aggiunto, con una domanda retorica: "Quante delle canzoni che vediamo oggi in classifica saranno ancora ricordate fra vent'anni?".
Poi, diplomaticamente, ha osservato: "L'operazione di Amadeus è ottima perché ha abbassato l'età del pubblico che segue il Festival; però ha penalizzato gli ascoltatori meno giovani".

Infine ha rilanciato una proposta di qualche anno fa, caduta nel vuoto (e che chi scrive condivide pienamente): quella di far tornare la manifestazione sanremese alle sue origini, di Festival della Canzone Italiana ("adesso è uno show televisivo"), restituendo agli editori musicali il ruolo di propositori delle canzoni ("scritte da tutti gli autori, e non solo da quelli scelti dalle case discografiche") a una Commissione di "esperti" che ne selezionerebbe trenta/quaranta da sottoporre al direttore artistico.