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Se anche l’ultimo dei mohicani dell’indie va a Sanremo

Se anche l’ultimo dei mohicani dell’indie va a Sanremo
Nell'anno in cui l'indie conquista gli stadi, il suo eroe va - in un modo o nell'altro - al Festival

Di Mattia Marzi

In fondo una sua canzone fu portata sul palco dell’Ariston già due anni fa, nel 2021. Ma solo per cinquanta secondi. Fedez e Francesca Michielin, quell’anno in gara tra i big del Festival di Sanremo con “Chiamami per nome”, nella serata delle cover scelsero di mettere in piedi un mega medley che si apriva proprio con un accenno piano e voce di “Del verde”, una delle canzoni contenute in “Mainstream”, l’album con il quale Calcutta nel 2015 spalancò le porte dell’indie alle ragazzine. Lui, figurarsi, non si fece vedere. E neppure commentò: “Ho chiamato Calcutta per chiedergli se gli fosse piaciuta l’esibizione e mi ha risposto che praticamente ha attaccato il forno microonde e la lavastoviglie insieme e gli è saltata la corrente mentre cantavamo”.

Due anni dopo, Edoardo D’Erme si prepara a debuttare in gara al Festival. Non come artista, ma come autore. In “Mare di guai”, che all’Ariston sarà interpretata dalla sua “sorellina” Ariete, c’è (anche) lo zampino del cantautore di Latina considerato .il volto e il simbolo della nuova canzone d’autore italiana, quella che partendo dalle camerette di ventenni di provincia ha conquistato le classifiche, i palasport, gli stadi. Ed è un po’ una chiusura del cerchio: anche l’ultimo dei mohicani dell’indie va a Sanremo.

“È stato lui, diciamo, a traghettare un certo indie nel pop. Io non amo le etichette, ma mi sono documentata: l’indie, da una condizione, è stato fatto diventare un genere di musica. Un artista indie, nel suo vero significato, è quello appunto ‘indipendente’ che è supportato da un’etichetta più piccola come Bomba Dischi (la sua e quella di Calcutta, ndr) a cui sarò fedele per sempre. Ma è anche vero che oggi un artista di quell’etichetta, sono io, va a Sanremo, tempio del pop. Questo per dire che le carte ormai si sono mescolate completamente”, ha riflettuto la stessa Ariete nella nostra intervista. Senza Calcutta, “Mare di guai” non sarebbe stata la stessa. E soprattutto, non sarebbe andata a Sanremo: “Ho scritto questo brano la scorsa estate. Era la mia primissima collaborazione con Dardust. Finita, l’abbiamo lasciata in un cassetto. Quando ho deciso che volevo provare a mandare un brano ad Amadeus, abbiamo deciso di fare una sessione di scrittura con Calcutta. Solo che in due ore non siamo riusciti a scrivere mezzo verso. Alla fine Dardust ha avuto l’idea di tirare fuori dal cassetto quello che avevamo già. Con Edoardo abbiamo trovato la quadra”.

In principio fu Lo Stato Sociale, la vecchia che balla e tutto il resto. Correva l’anno 2018, il primo Festival targato Claudio Baglioni (tra gli ospiti anche Tommaso Paradiso: il leader dei Thegiornalisti, non ancora sciolti, duettò con Gianni Morandi): Lodo Guenzi e soci arrivarono nella Città dei Fiori da outsider e con “Una vita in vacanza” per poco non fecero marameo ad habituée del Festival come Ermal Meta e Fabrizio Moro, Annalisa, Max Gazzè, Noemi, Nina Zilli, arrivando secondi. La sbronza post-Festival fu così pesante da costringere la band a disintossicarsi per evitare lo scioglimento: “Lo stress ha rischiato di alimentare le tentazioni solistiche”, avrebbe confessato il leader.

Quel senso di smarrimento cantato da .Motta l’anno successivo nella sua “Dov’è l’Italia” interpretando un pescatore, portando all’Ariston un tema delicato come quello dell’immigrazione, alla fine il cantautore toscano lo avrebbe vissuto sulla sua pelle, tanto da bollare quel passaggio – quell’anno in gara c’erano anche i genovesi Ex-Otago, che con “Solo una canzone” provarono a giocarsi il tutto per tutto nel tentativo di compiere il fatidico salto da underground a mainstream – come “una parentesi della carriera che mi ha fatto capire dove voglio stare. Ho capito che su quel palco devi fare anche spettacolo, e questo toglie qualcosa al mio modo di intendere la musica come artigianato”. Amadeus, che raccolse da Claudio Baglioni il testimone della kermesse nel 2020, proseguì il lavoro già cominciato dal suo predecessore, spalancando definitivamente le porte dell’Ariston all’indie. Non tanto nel 2020, l’anno di Levante e soprattutto dei Pinguini Tattici Nucleari, che da “Ringo Starr” in poi non si sono praticamente più fermati, sfornando Ep, dischi, singoli. Quanto soprattutto nel 2021, il Festival del definitivo cortocircuito tra indie e pop: dalla “Musica leggerissima” di Colapesce e Dimartino alle “Fiamme negli occhi” dei Coma Cose, passando per La Rappresentante di Lista, Willie Peyote, Fulminacci, di nuovo Lo Stato Sociale e Aiello.

Nell’anno in cui l’indie conquista gli stadi, con il tour dei Pinguini Tattici Nucleari da oltre 400 mila biglietti venduti e il concerto di Gazzelle all’Olimpico di Roma, il fatto che Calcutta partecipi, seppur indirettamente, al Festival di Sanremo è emblematico. E c’è già chi è pronto a scommettere che in un modo o nell’altro il cantautore – ammesso che riesca a vincere la sua proverbiale ritrosia – possa palesarsi sul palco dell’Ariston accanto ad Ariete, nella serata dei duetti. Con un disco e un tour da lanciare – intorno all’ideale successore di “Evergreen”, uscito nel 2018, addirittura cinque anni fa, ci sono aspettative gigantesche – un cameo in fondo non è così improbabile.