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"E Mamma Mina cestinò i complimenti dei Beatles" - 25.03.2010

"E Mamma Mina cestinò i complimenti dei Beatles"
DI GINO CASTALDO
"La nonna conservò il vestito delle Mille bolle blu: lei ha gettato via anche quello"
"Mia madre è l'unica artista che non rifà i suoi successi. Arrivano 3000 pezzi nuovi"

25 MARZO 2010
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ROMA - I 70 anni di Mina si compiono oggi, e in molti la festeggeranno (dal sindaco di Cremona che vorrebbe un'ordinanza che la costringa a tornare nella sua città natale, a Rai Storia che mette in onda filmati rari della sua vita) a siglare una carriera ancora pienamente viva, con 150 milioni di dischi venduti e mille brani (circa) incisi, tra cui alcuni dei più amati nella storia della canzone italiana. Basta dire che nel sondaggio di Repubblica.it sul titolo più amato di Mina sono arrivate una valanga di risposte, trentamila lettori che hanno votato in una ristretta lista di quindici. Ha vinto, a sorpresa, una delle più sofisticate, ovvero Se telefonando, con parecchie lunghezze di distacco su classici come Grande grande grande e Parole parole. «Mi sorprende» racconta Massimiliano Pani, figlio e collaboratore della cantante «ma non più di tanto. Il fatto è che a differenza di altri artisti è difficile identificare Mina con una o due canzoni in particolare».

Com'è il rapporto di sua madre col passato?
«Pessimo, nel senso che tende a guardare avanti. E butta via tutto. Ero piccolo, però alcune cose me le ricordo bene. Una volta incise Michelle dei Beatles. Arrivò un telegramma di Paul McCartney che si congratulava con lei, dicendo che era la più bella versione che avesse sentito. Lei lesse il telegramma poi disse: "Oh, ma che carino", e l'ha buttato nel cestino. Io rimasi sconvolto, ma lei è fatta così. Ha sempre buttato via tutto».

Magari anche lettere di Sinatra e di Louis Armstrong?
«Magari sì. Quelle non le ho viste, non posso giurarci, ma di sicuro se sono arrivate le ha buttate. Lo stesso fa con i premi, o con le memorabilia. Mi ricordo che la nonna aveva conservato il famoso vestito con cui cantò a Sanremo Le mille bolle blu. Appena ha potuto ha buttato via anche quello. Non ci tiene ai feticci, anche perché è una che non ama prendersi sul serio. In questo assomiglia a mio padre. Anche lui era così, prendeva molto sul serio il lavoro, ma non era mai il trombone che parlava solo di se stesso».

Sì, ma a buttare via tutto si perdono cose importanti...
«Parlavo di feticci e memorabilia. Con la musica è diverso. Per esempio mi ricordo l'emozione che provai quando arrivò un nastro inviato da Lucio Battisti, con dentro le versioni che aveva inciso in studio, voce e chitarra, di Insieme, Amor mio e Io e te da soli. Erano canzoni che lui e Mogol avevano scritto espressamente per Mina e che Battisti infatti non ha mai inciso. Quello non lo abbiamo buttato, il nastro ce l'abbiamo ancora».

E le canzoni preferite di sua madre?
«Difficile a dirsi, perché non è una che si mette a riascoltare le sue cose. E poi bisogna considerare che Mina è abbastanza unica anche nel fatto che di canzoni importanti ne ha fatte veramente tante. La lista è lunghissima. Una volta ci siamo messi a fare una scaletta scegliendo le canzoni che per un motivo o per l'altro non potevano mancare in concerto...».

Sta dicendo che c'era l'idea di un concerto dal vivo?
«Ma no, era per scherzo, era un gioco che facevamo immaginando come sarebbe stato».

E allora? Come sarebbe stato?
«Alla fine abbiamo capito che anche andando all'osso avremmo dovuto inserire almeno 59 canzoni, e lasciando fuori pezzi come Vorrei che fosse amore. Queste solo per dire che se uno si mette lì a scavare nel repertorio di Mina si accorge che le canzoni indispensabili sono molte di più di quello che uno immagina. Questa è la vera anomalia. Ci sono artisti grandissimi che però possono essere riassunti in una manciata di canzoni. Con Mina è impossibile».

Ma davvero non riascolta mai le canzoni di un tempo?
«In genere no, però una volta è capitato che ci siamo messi a riascoltare le canzoni dell'epoca in cui incideva per la Rifi o la Durium. C'erano cose che fanno sorridere, pezzi che erano belli per l'epoca, ma che reggono meno riascoltati oggi, per altri mia madre si stupiva invece di quanto erano moderni, parliamo di canzoni come La città vuota, Un anno d'amore, altri completamente dimenticati e lei si divertiva molto a riscoprirli. Quel periodo lo ama, ma è un caso, se ci pensate mia madre è quasi l'unica artista che non ha mai rifatto i suoi successi. Incide sempre cose nuove. E per questo motivo ci arrivano circa 3000 nuovi pezzi all'anno da ascoltare. Gli autori lo sanno che lei è sempre aperta e che ascolta tutto».

Proprio in questi giorni Paolo Limiti se n'è uscito dicendo che sua madre non ha molto gusto nella scelta delle canzoni. Possibile?
«Diciamo che mi pare un'affermazione gratuita e del tutto priva di senso. Da quando non lavora con Limiti ha realizzato almeno venti pezzi da primo posto in classifica, ha cantato le prime versioni di autori come Battisti e De André, tanti altri hanno iniziato con lei. Al contrario, direi che la sua forza è sempre stata proprio nelle scelte che ha fatto, anche come persona».