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La Scala riapre con l'opera russa "Boris Godunov" di Musorgskij

La Scala riapre con l'opera russa "Boris Godunov" di Musorgskij: "Basta caccia alle streghe"
E il sindaco Sala torna sulla questione Gergiev e dice: "Spero in un Sant'Ambrogio di pace"

Sarà "Boris Godunov" ad aprire il prossimo 7 dicembre la nuova stagione lirica del Teatro alla Scala di Milano. Titolo russo, capolavoro di Musorgskij, che era in progetto da tempo e che non è stato cambiato a conferma che il teatro non intende fare "nessuna caccia alle streghe", né "cancellare le opere russe", come ha voluto ribadire il sovrintendente Dominique Meyer durante la conferenza stampa di presentazione del cartellone, ricco di più di 250 spettacoli, del Piermarini.
E' stato dunque confermata che sarà una delle opere simbolo dell'animo russo, con un cast di voci interamente russe (o dell'ex Urss) a inaugurare la stagione 2022-2023 della Scala, che nel dicembre prossimo vedrà la direzione di Riccardo Chailly e alla regia Kasper Holten, già "director of opera" del Covent Garden di Londra.

"La scelta è stata fatta prima della guerra in Ucraina. Io sono contento, perché il Boris Godunov è un'opera straordinaria e chissà che possa portarci un Sant'Ambrogio di pace. Sarebbe il massimo dei miei sogni". Così il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha commentato la scelta di aprire la stagione lirica della Scala con un'opera russa e tornando sulla vicenda del direttore d'orchestra russo, Valery Gergiev, allontanato dalla Scala per non aver preso le distanza dall'aggressione russa all'Ucraina ha aggiunto: "Della questione Gergiev non mi sono mai pentito un attimo, perché il problema non è un atteggiamento negativo rispetto alla cultura russa. Gergiev è una persona molto vicina e molto attenta al sistema e per questo gli abbiamo chiesto di prendere una posizione per la pace ma non è cosi' tutta la cultura russa. La cultura russa è straordinaria e non bisogna fare di tutta l'erba un fascio".


A prevenire ogni, eventuale, polemica a oltre cento giorni dall'inizio della guerra scatenata dalla Russia contro l'Ucraina, è anche Meyer. "Onestamente, quest'opera non l'abbiamo programmata ieri ma due-tre anni fa e non ci sono molti interpreti di alto livello tra cui scegliere e non abbiamo nulla contro gli interpreti russi" ha sottolineato il sovrintendente ricordando anche lui quando, nel febbraio scorso, la Scala fece "saltare" il celebre direttore russo Valerij Gergiev per non aver risposto alla richiesta della Scala di prendere le distanze dalla guerra.

"Non è stata una delle cose che ci è piaciuto fare ma era nostro dovere farlo", ha precisato Meyer, che alla domanda riguardo al fatto che Ildar Abdrazakov, il celebre basso russo che interpreterà proprio il ruolo dello Zar, sarebbe stato premiato da Putin nel 2021, ha replicato "si sa la debolezza che hanno tante persone, non solo artisti, per le medaglie, per i riconoscimenti, ma chi siamo noi per giudicare? Io non sono per la caccia alle streghe, non sono per la cancellazione delle opere russe, non voglio nascondermi quando leggo Puskin e mi assumo le mie responsabilità per queste scelte".

Meyer ha poi chiarito la differenza tra la figura di Gergiev e il futuro cast del Boris Godunov. "Abbiamo considerato Gergiev come un uomo politico perché lui è quasi il 'ministro della Cultura' in Russia e dunque il suo caso è diverso" ha precisato, aggiungendo "se altri artisti ricevono un riconoscimento perché amano le medaglie questo non fa di loro dei sostenitori della guerra: non deve esserci una caccia alle streghe verso persone che streghe non sono, e non dobbiamo dimenticarci che queste persone hanno delle famiglie e io non voglio metterle in difficoltà, bisogna agire con molta prudenza". "Io non sono un politico - ha concluso - sono solo il direttore artistico e sovrintendente di un grande teatro, mi metto al servizio di questo teatro e lo faccio con coscienza" ha proseguito Meyer, concludendo "ho chiesto al maestro Gergiev, che ammiro molto tra l'altro e con cui ho fatto tanti chilometri insieme, di dire una parola per una soluzione pacifica del conflitto, non sono pronto a chiederlo a cantanti che non hanno il suo stesso peso politico".


Ancora più chiaro su questo tema il direttore musicale della Scala, Riccardo Chailly che ha sottolineato l'importanza di avere "non solo grandi interpreti ma l'intero cast" russo, "per un fatto stilistico e di appartenenza culturale". "Alla luce di qualcosa che stiamo vivendo purtroppo da oltre tre mesi - ha concluso Chailly - è importante che la grande musica possa vivere indipendentemente come è giusto che sia, trovo che sia un fatto doveroso distinguere tra le due cose, facendo vivere il capolavoro di Musorgskij indipendentemente dagli eventi". "Quello che tutti noi ci auguriamo, è avere un Sant'Ambrogio che celebri anche la pace" ha chiosato il sindaco e presidente del Cda scaligero, mettendo di fatto la parola fine sulla possibile polemica.