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Depeche Mode, addio a Andy Fletcher

Depeche Mode, addio a Andy Fletcher
Il tastierista della band britannica è morto all’età di 60 anni
Depeche Mode, addio a Andy Fletcher

Di Redazione

Andy Fletcher, tastierista e co-fondatore dei Depeche Mode, è morto all’età di sessant’anni. A darne notizia è stata la stessa band per mezzo dei propri canali social ufficiali.

“Siamo scioccati e devastati dalla tristezza per la prematura scomparsa del nostro caro amico, membro di famiglia e compagno di band Andy 'Fletch' Fletcher”, ha scritto la formazione capitanata da Dave Gahan in una dichiarazione condivisa sui propri profili social la sera di giovedì 26 maggio: “Aveva davvero un cuore d’oro ed era sempre presente per offrire supporto, una conversazione vivace, una bella risata o una pinta di birra ghiacciata. I nostri cuori sono con la famiglia e chiediamo di rispettare la privacy dei familiari in questo momento difficile”.


Le cause del decesso, al momento, non sono state rivelate.

Con Vince Clarke, suo compagno di scuola, fondatore del primo nucleo di quella che in seguito sarebbe diventata la band di “Personal Jesus”, Fletcher nacque a Nottingham nel luglio del 1961: trasferitosi a Basilidon con la famiglia quando aveva appena due anni, nel 1980 l’artista incontrò in un pub locale Martin Gore, dando origine - insieme a Clarke - ai Composition of Sound. Con l’ingresso di Dave Gahan alla voce solista e l’uscita dalla formazione di Clarke - subito dopo la pubblicazione dell’album di debutto “Speak & Spell”, uscito nell’autunno del 1981, la band assunse il suo assetto definitivo. Inizialmente coinvolto anche come bassista, poi stabilizzatosi nel ruolo di tastierista, Fletcher è generalmente considerato meno “pesante”, in termini di ruolo “musicale”, di Gahan e Gore, ma - nonostante non abbia mai ricevuto crediti autoriali nelle composizioni - è sempre stato in prima linea nelle questioni legali ed economiche del gruppo, interessandosi alle dinamiche dell’industria musicale non solo per conto del suo gruppo: nel 2002 l’artista lanciò una sua etichetta, controllata dalla Mute Records, battezzata Toast Hawaii, che pubblicò il primi due album dei Client, l’eponimo debutto del 2003 e “City” dell’anno successivo. Pur non comunicando mai ufficialmente la cessione delle proprie attività, la label risulta inattiva dalla prima metà degli anni Duemila. Fletcher si dedicò anche all’attività di Dj, soprattutto nei periodi di pausa dai Depeche Mode, esibendosi da solista nei club e ai festival di tutto il mondo. Sposato del ‘93 alla sua partner storica Gráinne Mullan, il sodale di Gahan e Gore lascia - oltre alla moglie - i due figli Megan e Joe. Una delle immagini più recenti, scattata da Gráinne e postata sul suo canale Instagram personale, lo vede - appena lo scorso aprile - farsi ingessare un braccio in un ospedale di Barcellona dopo una caduta in bicicletta.


“Sono un musicista, ma per strada nessuno mi riconosce”, confessò lui nel 2009 nel corso di un’intervista rilasciata alla testata tedesce Die Welt: “Nel gruppo porto l'elemento pop. Martin Gore, che scrive la maggior parte delle canzoni, ama il blues americano e il country. Dave [Gahan] ha scoperto il jazz da solo. Dal canto mio, probabilmente resterò eternamente fedele alle semplici melodie pop e alla leggerezza che rappresentano. (...) Sono solo il tizio alto sullo sfondo, senza il quale questa multinazionale chiamata Depeche Mode non avrebbe mai funzionato. C'è questo grande malinteso sul fatto che nei gruppi con le chitarre i veri uomini suonano gli strumenti veri, mentre in una band di sintetizzatori come i Depeche Mode nessuno lavora, perché a fare tutto sono le macchine. E’ una cazzata. A parte il cantante, il pubblico non sa davvero quale ruolo abbia il musicista all'interno del gruppo. Band come i Kraftwerk o i Depeche Mode in realtà funzionano come divisioni di collettivi di lavoro. Il contributo di ogni individuo rimane invisibile. E poiché non mi spingo in primo piano, molti mi scambiano per l’ultima ruota del carro. A volte è frustrante non essere presi sul serio. Dopotutto, potresti anche dire che il mio lavoro è il più importante; senza di me non ci sarebbe più la band. Ma nelle grandi aziende succede la stessa cosa: le persone che fanno un buon lavoro in secondo piano non ottengono la stessa attenzione di quelle che si mettono al microfono e annunciano i buoni dati sulle trimestrali”.

Rockol incontrò Fletcher - insieme a Gore - a Milano nel 2016, in occasione della presentazione del "Global sprits tour". “Da sempre consideriamo lo studio e il tour come le due metà complementari della nostra carriera”, spiegò all’epoca Fletch - come veniva confidenzialmente chiamato dai fan: “Sono di uguale importanza. Abbiamo iniziato facendo musica elettronica, e per noi è sempre stato importante dimostrare come sul palco suoniamo bene e sappiamo essere eccitanti come una rock band. Oggi i pesi economici forse sono cambiati, soprattutto per le band più giovani, che si sostengono con i concerti, ma noi siamo fortunati: vendiamo ancora bene la nostra musica, e i concerti vanno bene, per cui rimangono in equilibrio e ugualmente importanti (...) Siamo fortunati: ovunque andiamo abbiamo grandi pubblici, tra loro diversi. Essendo a Milano dovrei dire che gli italiani sono i migliori, ma il fatto è che voi siete grandi cantanti, i tedeschi invece applaudono e tengono il tempo, e così via. Comunque il punto è che Londra è diventata una città noiosa. Pubblico a parte, quindi, è importante stare in città che abbiano una buona “vibe”. Oggi magari siamo più sobri, non facciamo più party come una volta. Ma si dice che il luogo del backstage è sempre importante quanto quello del concerto…”.

Tra i primi ad aver condiviso sui social un tributo ad Andy Fletcher, c’è il fotografo e regista olandese Anton Corbijn, un visionario che insieme alla band ha riscritto l'immaginario del rock e che, tra le altre cose, ha diretto il film concerto "Spirits in the forest” del 2019.

“Grazie Andy, per tutto quello che c’è stato negli ultimi 40 anni”, ha scritto Corbijn nel suo messaggio: “Te ne sei andato all'improvviso, il che è uno shock per tutti noi. Rivolgo i miei pensieri a tua moglie Gráinne (Mullan) e ai tuoi figli, così come a Martin (Gore) e Dave (Gahan), e a tutta la famiglia Depeche Mode”.


Sempre attraverso le piattaforme, sono arrivati i ricordi di Roger O’Donnell, tastierista inglese noto per il suo lavoro con i Cure, e da Lol Tolhurst, uno dei membri fondatori della band di Robert Smith.