MUSICA




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Il 3 maggio 1987 si toglieva la vita Dalida

Il 3 maggio 1987 si toglieva la vita Dalida

Il 3 maggio 1987 si toglieva la vita Dalida. «La vie m’est insupportable, pardonnez moi (La vita è insopportabile. Perdonatemi)», scrisse in un biglietto prima di assumere una dose letale di barbiturici. La cantante aveva appena compiuto 54 anni. Nata nel 1933 nell’ospedale italiano de Il Cairo, Iolanda Cristina Gigliotti – questo il suo nome all’anagrafe – aveva origini calabresi. Suo padre, Pietro Gigliotti, era primo violino all’Opera del Cairo mentre la madre, Filomena Giuseppina d’Alba, era sarta. Nel Dopoguerra, rimasta orfana di padre, Iolanda vinse il concorso di Miss Ondine a soli 17 anni. Poi, nel 1954, conquistò la fascia di Miss Egitto che le aprì le porte del cinema. Dopo qualche esperienza, tentò la fortuna in Europa trasferendosi a Parigi. Nello stesso periodo cambiò il suo nome d’arte da Dalila, molto popolare a Il Cairo, con Dalida su consiglio dello scrittore Alfred Machard («D come dio padre», disse). Il primo grande successo arrivò con la canzone Bambino con cui vinse il suo primo disco d’oro.


Ciao amore, ciao e il suicidio di Tenco
Dopo anni di successi, nel 1965 recitò in Ménage all’italiana di Franco Indovina (con Ugo Tognazzi, Paola Borboni e Romina Power) e incise La danse de Zorba (La danza di Zorba), Amore scusami, Cominciamo ad amarci e La Vie en rose, cavallo di battaglia di Édith Piaf, scomparsa nel 1963. Durante il programma Scala Reale incontrò Luigi Tenco con cui dopo aver inciso Bang Bang, nel 1967 partecipò a Sanremo con Ciao amore, ciao. Il brano si rivelò un flop. E dopo l’eliminazione, il cantautore genovese fu trovato senza vita nella stanza 219 dell’hotel Savoy. Dopo aver risposto alle domande degli inquirenti, Dalida tornò a Parigi dove il 26 febbraio dello stesso anno tentò di uccidersi al Prince de Galles, albergo dove aveva soggiornato con Tenco prima di Sanremo. Alla fine dell’anno però tornò in classifica sia in Francia sia in Italia partecipando alla nuova Canzonissima (Partitissima) con Alberto Lupo. Il 18 giugno le venne conferito il titolo di Commendatore delle Arti, delle Scienze e delle Lettere dal presidente francese Charles de Gaulle, e il 5 dicembre in Italia ricevette la medaglia della Presidenza.




Da Paolo Conte a Bruno Lauzi: i duetti di Dalida
In italiano Dalida cantò oltre che insieme con Tenco, anche con Paolo Conte (La speranza è una stanza, 1968), Herbert Pagani, Bruno Lauzi (Uomo di sabbia, traduzione di Salma ya salama), Gino Paoli (Un uomo vivo, 1960), Umberto Bindi (Non mi dire chi sei, 1960), Piero Ciampi (La colpa è tua, 1970). In francese invece interpretò canzoni di Lucio Dalla (Jésus Bambino, 1970), Ivano Fossati (Dédié à toi, 1980), Pino Donaggio (Comme symphonie, 1960), oltre ai già citati Paoli (Je me sens vivre, 1961), Bindi, Tenco (Loin dans le temps, ovvero Lontano lontano, 1967) reinterpretando anche alcuni successi di Mina (Tintarella di luna, in francese Le petit clair de lune, Un anno d’amore tradotto in C’est irréparable e il brano Paroles… paroles… con l’amico Alain Delon). In un sondaggio di Paris Match del 1982, Dalida risultava fra i personaggi più amati subito dopo Simone Weil, mentre un sondaggio del 1985 di Télé 7 jours la incoronava seconda cantante più amata dai francesi dopo Mireille Mathieu. Il suo ultimo grande successo è Mourir sur scène che diventò presto una delle canzoni centrali del suo repertorio mentre l’ultimo disco – Dali – venne inciso nel 1985. L’ultima uscita ufficiale il 7 marzo 1987 per i César.


Gli amori tragici di Dalida
Dalida ebbe sempre amori sfortunati, spesso finiti in tragedia. Nel 1961 sposò Lucien Morisse, direttore di Radio Europe 1, ma le nozze durarono solo un mese. La cantante infatti conobbe a Cannes il giovane pittore Jean Sobieski di cui si innamorò e con cui convisse a Neuilly per qualche mese. Nel 1970 Morisse, con cui aveva comunque mantenuto buoni rapporti, si suicidò sparandosi un colpo in testa. Dopo una storia di tre anni con Christian de la Mazière, nel 1966 Dalida ebbe, secondo i giornali, una relazione con Tenco, anche se per alcuni si trattò invece di una trovata pubblicitaria della casa discografica. Dopo il suicidio di Tenco e il suo tentativo di togliersi la vita, Dalida conobbe Lucio, studente italiano 22enne. Rimasta incinta decise di abortire clandestinamente restando però sterile a causa delle conseguenze dell’intervento. Tra il 1969 e il 1971 ebbe invece una relazione col filosofo Arnaud Desjardins già sposato. Un anno dopo incontrò Richard Chanfray, noto sotto il nome d’arte di Comte de Saint-Germain, con il quale ebbe la relazione più lunga della sua vita: nove anni. Nel 1983, due anni dopo la fine del rapporto, Chanfray si suicidò insieme alla sua nuova compagna. L’ultima relazione, iniziata alla fine del 1985 con il medico François Naudy terminò a inizio 1987. L’ennesima delusione da cui non riuscì a risollevarsi. Dalida morì nella notte tra il 2 ed il 3 maggio 1987.