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I Maneskin dal vivo a Verona: il ritorno a casa

I Maneskin dal vivo a Verona: il ritorno a casa
All’Arena uno dei momenti più emozionanti è l'esecuzione di “Amandoti” con Manuel Agnelli.

Di Claudio Cabona

La fotografia viva del ritorno dei Maneskin in Italia, dopo l’ubriacatura americana, è tutta nella grinta, nella passione, nel sudore e nella forza di questa band di ventenni che dal vivo si conferma un tuono. Lo stesso che accompagna l’ingresso sulle note di “Zitti e Buoni”: l’Arena di Verona, teatro del primo concerto sotto il tricolore dopo l’avventura oltreoceano, data sold out dallo scorso gennaio con 12 mila biglietti venduti, è una bandiera piantata sulla mappa e ha subito il sapore magico di chi rimette piede a casa dopo un viaggio speciale.

La scenografia
Certo, il suolo solcato non è quello della loro mamma Roma da cui sono partiti suonando in strada come buskers, arrivando fino a vincere il Festival di Sanremo e l’Eurovision, ma poco importa: il boato, la ola, l’effetto karaoke, gli auguri in coro a Victoria e le luci degli Smartphone del pubblico, trasmettono calore. “Ma quanti ***** sono?”, dice Damiano gettando lo sguardo sui fan dell’Arena. Durante l’esecuzione di “Lividi sui gomiti”, sul finire del live, qualche decina di ragazze e ragazzi vengono invitate sul palco, tradizione di molti concerti rock. Momento “volemose bene”.

Quattrocento luci alle spalle, un palco con al centro una pedana a forma di “M” rossa, il palchetto reale dell’Arena sfruttato per la seconda parte di set, sono la scenografia della festa. Damiano, Victoria, Thomas ed Ethan arrivano reduci dal successo negli Stati Uniti, iniziato lo scorso autunno con due speciali live a New York e a Los Angeles e con la presenza come special guest al concerto dei Rolling Stones a Las Vegas, e proseguito con premi, l’annuncio di un tour mondiale e la partecipazione a festival di livello internazionale come il Coachella.

I farisei dei rock
“I farisei del rock”, come li ha chiamati Manuel Agnelli, avranno sempre da ridire, da accusare e da puntare il dito. Sono le sirene di Ulisse. La verità è che bisogna riconoscere il merito a questi ragazzi, e la data di Verona lo conferma un’altra volta, di avere un’attitudine live pop-rock asciutta e potente. Che funziona, che piace soprattutto alle nuove generazioni. Suonano come dannati dall’inizio alla fine regalando anche lunghissimi momenti strumentali: i Maneskin, alla loro età, se lo mangiano il palco, o meglio “se lo magnano” e questo la voce degli Afterhours lo aveva capito sin dai tempi acerbi di X Factor, intravedendo un potenziale mainstream che da fiuto è poi diventato realtà.

È proprio il loro mentore, chiamato sul palco per eseguire la cover dei CCCP “Amandoti”, come avvenne all’Ariston, a regalare insieme ai quattro uno dei momenti più intensi della serata. Damiano è un frontman e leader magnetico, Victoria è il vero scheletro sonoro del gruppo, una iena del basso, Thomas cresce sempre di più regalando assoli pregevoli, Ethan picchia sulla batteria con la violenza di un ferraio e la tecnica di un architetto. E la formula regge anche in versione acustica, con Damiano e Thomas che, dal palco reale, regalano una versione intima di “Torna a casa” cantata a squarciagola.

Il nodo dei pezzi
I pezzi in scaletta? Ecco, il nodo è lì: alcuni funzionano, altri meno. L’effetto gomma, masticata e sputata, a volte è percepibile. Si passa da brani muscolari a ballatone come “Coraline”, canzone che nel mucchio svetta, con una visuale ampia su “Il ballo della vita” del 2018 e “Teatro d'ira - Vol. I” del 2021. E si arriva fino alle cover fra cui “Womanizer” di Britney Spears e “I wanna be your dog” degli Stooges. “La critica che ci facevano appena usciti da X Factor era: ‘fate troppe cover’. Beh, ma meno male che le facciamo…”, dice con un ghigno Damiano. L’apice dell’emotività si raggiunge in precisi momenti, non tantissimi.

E non è un caso che per riempire la scaletta propongano per ben due volte “I wanna be your slave”, in chiave originale e riarrangiata. “Gasoline”, la nuova traccia, viene eseguita con tanto di bandiera ucraina sul palco per ribadire un secco “no” alla guerra. La vera sfida al futuro, in definitiva, sarà proprio questa: sfornare pezzi che facciano tacere una volta per tutte quei “farisei del rock”, “ve li faremo ascoltare presto” promette Damiano, pezzi che siano capaci di confermare tutti i traguardi, meritati, conquistati in un anno vissuto a fuoco, talmente veloce ed esagerato da sembrare un tuffo nella fantascienza.

Scaletta:
Zitti e Buoni
In nome del padre
Mammamia
Chosen
Womanizer (cover Britney Spears)
Coraline
La paura del buio
Beggin (cover dei Four Seasons)
For your love
Close to the top
Amandoti feat Manuel Agnelli (Cover dei CCCP)
Gasoline
Torna a casa (acustica)
Vent’anni (acustica)
I wanna be your dog (The Stooges cover)
I wanna be your slave
Touch me
Lividi sui gomiti

Bis:
Le parole lontane
I wanna be your slave (versione originale)