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Le due anime di Francesco Gabbani


"Volevamo essere felici", un disco più intimista che non rinuncia al pop intelligente
Recensione del 25 apr 2022 a cura di Gianni Sibilla


VOTO 7/10
La recensione
Chi è Francesco Gabbani? Ancora quello di "Occidentali's karma", tormentoni pop con linguaggio filosofico? O un cantautore più riflessivo, come visto due anni fa a Sanremo con "Viceversa"? Entrambe le cose, ci spiega questo suo quinto album, "Volevamo essere felici". "Un alchimista nato batterista che comunica col pop ma è un jazzista", come racconta in "La mira", ballata centale del disco.

Che fine ha fatto la scimmia?
Il costume che contribuì al successo di "Occidentali's karma" pare sia rimasto a Kyiv, dove Gabbani andò nel 2017 come favorito dell'Eurovision Song Contest: con la canzone Gabbani ha un rapporto di amore e odio. Non la rinnega ma ricorda che quel successo l'ha travolto. Riemerge, in questo album, in "Sangue darwiniano", che sembra una sorta di seguito, se non nei suoni almeno nel testo, con giochi di parole e contrasti. C'è anche una citazione diretta, sotto forma di messaggio telefonico: "No, volevo dirle che se dovessimo spiegare in pochissime parole le lezioni di nirvana con, si ricorda, il famoso buddah in fila indiana...", al che si sente un "No grazie non mi interessa".

Presentando il disco, Gabbani ha sottolineato la dimensione più introspettiva di questo lavoro, che però riguarda più i testi che i suoni: una buona parte delle canzoni sono ritmate, con riferimenti agli anni '80, come le tastiere di "Tossico indipendente" con cui si apre l'album o quelle di "Peace & love" (altri riferimenti a "Occidentali's karma"?) e "La rete". Pop di qualità, mai banale.

Lo spazio-tempo di Gabbani
La dimensione più intimista emerge però in diverse canzoni: la conclusiva "Sorpresa improvvisa", che parte piano e archi, la power ballad "L'amor leggero" e soprattutto la già citata "La mira", prodotta da Tommaso Colliva (Diodato, Ghemon e collaboratore dei Muse). Poi c'è "Spazio tempo", ascoltata come sigla della serie della Rai "Un professore". Scritta con Pacifico, è una gran canzone: funziona sia rispetto alla serie e al suo personaggio personaggio principale (un professore di filosofia, un po' stile "Attimo fuggente"), sia rispetto al percorso di Gabbani. Una bella operazione: in un periodo in cui scrivere canzoni per le serie TV è diventata una moda anche per gli artisti italiani, questa svetta.

Sia quando scrive da solo, sia quando collabora con altri autori (Oltre a Pacifico, nella title-track c'è la firma di Fabio Ilacqua, che cofirmò la hit del 2017), Gabbani ha una sua chiave, fatta di contrasti e di associazoni impreviste nelle parole, e che lo porta a frequentare sia il pop che il cantautorato più classico.
Nel bene nel male, per molti rimarrà quello della scimmia e di "Occidentali's karma" ma questo disco ci presenta un cantante decisamente pià complesso.



TRACKLIST
01. Tossico indipendente (04:00)
02. La mira (03:21)
03. Volevamo solo essere felici (03:19)
04. Peace & Love (03:47)
05. L'amor leggero (03:32)
06. Spazio tempo (03:31)
07. La Rete (03:19)
08. Puntino intergalattico (03:19)
09. Sangue darwiniano (03:07)
10. Sorpresa improvvisa (03:50)