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Enrico Ruggeri si mette a nudo nel nuovo album

Enrico Ruggeri si mette a nudo nel nuovo album e svela: "Così abbiamo fatto pulizia nella Nazionale Cantanti"
“Come sempre accade dopo gli eventi infausti, ci siamo compattati. E sono andati via i cantanti che pensavano più che altro a promuovere la loro immagine". Il cantautore torna con "La rivoluzione", un album autobiografico in cui si racconta come mai prima

di Cinzia Marongiu
In uno dei brani più commoventi dedicato a un amico gravemente malato all’interno di un album così intenso da sembrare un best of, Enrico Ruggeri scrive: “Il suo braccio è un ramo consumato che non fiorirà / ma il piacere della vita non è spento/ è un’anima in perenne movimento / che ride delle terapie/ e prende in giro le infermiere. Esce un sole timido e si muove tra le tende/ ci sorprende e ci accompagna prima dell’arrivo della sera / e riaffiora la memoria e prende nella gola / senza dire una parola / esce la parola più sincera:/ non saremo soli”. Stavolta Ruggeri si mette a nudo come forse non aveva mai fatto finora e lui stesso ci confessa: “Sai, mi sono chiesto se inserire quel brano nell’album. Perché mi sembrava così intimo e struggente, che avevo è paura di esagerare nell’aprirmi. È dedicato ad Alessandro, uno dei miei amici più cari: per intenderci, l’amico con il quale sono andato a vivere quando ho lasciato casa dei miei. Poi ho deciso di lasciarlo perché è un inno alla vera amicizia, antidoto assoluto alla solitudine”.

Un concept album autobiografico in cui si mette a nudo come forse mai aveva fatto prima

Ma “Alessandro” non è l’unico “scivolone intimo” al quale si è lasciato andare il cantautore milanese che dopo tre anni di silenzio è finalmente tornato con un album dal titolo indicativo, “La rivoluzione”. Undici pezzi, alcune collaborazioni eccellenti (con Francesco Bianconi dei Baustelle e con Silvio Capeccia, con il quale 50 anni fa , prima ancora dell’esistenza dei Decibel, Ruggeri aveva fondato il gruppo “Champagne Molotov”) e tantissima voglia di raccontarsi al di là degli schemi. Proprio come fa nel brano che dà il titolo all’album e che si incarica di fare una sorta di bilancio della sua generazione, dei sogni abortiti, delle idee realizzate ma anche di quelle rimaste nei cassetti, degli obiettivi raggiunti e di quelli ancora da inseguire. “Una generazione che si è dovuta confrontare con la Lotta Armata, con le bombe di piazza Fontana, con l’eroina e poi con l’Aids e con la conseguente retromarcia nella liberazione sessuale”.

"Il Grande Freddo" di una generazione come la mia travolta dalla Storia

Insomma, una sorta di “Il Grande Freddo” in musica, nel quale ci si ritrova dopo tanti anni chi reduce, chi ammaccato, chi sconfitto, chi vincente e ci si guarda negli occhi per capire che fine hanno fatto i sogni che ci avevano illuminato lo sguardo. Tra l’altro, la foto scelta per la cover è quella della vera classe di Ruggeri, liceo Berchet anno scolastico 73/74. E, da questo punto di vista, lo sguardo di Enrico Ruggeri sembra vivace e pieno di entusiasmo, come allora: “Merito della passione viscerale per la musica che davvero riempie la mia vita”. L’album si chiude con un brano, altrettanto bello che si intitola “La mia libertà” e che sembra quasi fare da contraltare alla Rivoluzione: “In realtà ho voluto mettermi nei panni di un suicida che trova la libertà nella solitudine”.

La mia rivincita sul premio Tenco che mi aveva ignorato per 30 anni

“La rivoluzione” è un concept album autobiografico, un autoscatto che Ruggeri si è voluto scattare dopo ben 45 anni di carriera. Un bilancio straordinario il suo che non può che essere in attivo, con 38 album, tour quasi annuali, due vittorie al Festival di Sanremo e una, davvero storica, al premio Tenco. E siccome Ruggeri non è certo tipo da tenersi le parole soffocate in gola, si toglie la soddisfazione di raccontare come è stata quella serata di rivincita su chi per tanti anni lo aveva clamorosamente snobbato e ignorato.

Ma Ruggeri parla anche molto chiaramente della “conta” che c’è stata all’interno della nazionale Cantanti, all’indomani della polemica che aveva coinvolto Gianluca Pecchini, accusato di sessismo da Aurora Leone dei The Jackal. “Come sempre accade dopo gli eventi infausti, ci siamo compattati. Ci siamo contati. Sono rimasti i cantanti che condividono gli obiettivi di questa associazione, che vuole aiutare chi è in difficoltà. Mentre sono andati via quelli che pensavano più che altro a promuovere la loro immagine. Quindi anche gli eventi avversi generano eventi positivi”, dice Ruggeri che della Nazionale Cantanti è anche il presidente. E come sempre sceglie la via del fare piuttosto che quella del dire e così racconta le iniziative in programma per aiutare l’Ucraina invasa dai russi e bombardata quotidianamente.