MUSICA




​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​



​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
​​​​​​​

​​​



MUSICA
Start a New Topic 
Author
Comment
La storia della battaglia legale tra Al Bano e Michael Jackson

La storia della battaglia legale tra Al Bano e Michael Jackson
Nel 1992 il cantante di Cellino San Marco denunciò il Re del Pop, sostenendo che la sua “Will you be there” fosse un plagio della sua “I cigni di Balaka”. Ecco come andarono le cose, tra colpi di scena e partecipazioni straordinarie al processo.

Di Mattia Marzi
La battaglia legale fra Al Bano e Michael Jackson è una delle vicende più assurde della musica italiana, ricordata anche ieri sera dal cantante di Cellino San Marco nell’altrettanto assurdo contesto della finale “Una voce per San Marino” (con il quale il Titano ha proclamato il proprio rappresentante all’Eurovision Song Contest 2022), un goffo tentativo di ricreare al Teatro Nuovo di Dogana una sorta di Festival di Sanremo in una serata, ma senza i potenti mezzi della Rai.

Al Bano, superospite della serata, ha ricordato le sue partecipazioni all’Eurovision – nel ‘76 e nell’‘85 rappresentò l’Italia insieme a Romina Power e in entrambe le occasioni si classificarono settimi – e poi proposto un .mash up della sua “I cigni di Balaka” e di “Will you be there” di Michael Jackson, spiegando dal suo punto di vista come andarono le cose con Michael Jackson.

Come cominciò la vicenda
Era il 1992 quando Al Bano decise clamorosamente di denunciare Michael Jackson, sostenendo che “Will you be there” fosse un plagio della sua “I cigni di Balaka”, canzone che la voce di “Nel sole” aveva composto insieme all’allora direttore di Sette del Corriere della Sera Willy Molco e inciso insieme a Romina Power nel 1987 per l’album “Libertà!”. L’album del Re del Pop di cui faceva parte “Will you be there”, “Dangerous”, era uscito pochi mesi prima, nel novembre del 1991, conquistando subito le classifiche internazionali. “Fu mio figlio, che all’epoca studiava in Svizzera, a segnalarmi le troppe somiglianze. Mi chiamò e mi disse: ‘Papà, ma per caso tu hai dato una tua canzone a Michael Jackson?’”, avrebbe raccontato, a distanza di trent’anni, Al Bano. Il cantante pugliese, colpito dalle analogie tra “Will you be there” – che sarebbe uscita come singolo solamente l’anno successivo – e “I cigni di Balaka”, diede mandato ai suoi avvocati Gianni Massaro e Francesco Caroleo Grimaldi di presentare alla sezione civile del Tribunale di Roma un esposto per plagio.


Il ruolo di Ennio Morricone
Al Bano non fu in realtà il primo a citare in giudizio Michael Jackson per la stessa “Will you be there”. Pochi mesi prima lo aveva fatto la Cleveland Orchestra: secondo l’ensemble il brano della popstar cominciava con una lunga citazione di una registrazione della Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven realizzata nel ‘61 proprio dall’orchestra, che parlò di utilizzazione non autorizzata e pretese da Jackson sei milioni di dollari di risarcimento danni.

Se la causa con la Cleveland Orchestra venne risolta dal Re del Pop in sede extragiudiziale – il nome dell’ensemble venne incluso nel booklet delle successive ristampe di “Dangerous” – quella con Al Bano tenne non poco impegnato Michael Jackson: .la vicenda durò addirittura nove anni, tra sentenze, ricorsi, colpi di scena e pure la partecipazione alla causa di musicisti come, tra gli altri, il Maestro Ennio Morricone, scomodato dai giudizi per analizzare le presunte somiglianze tra “Will you be there” e “I cigni di Balaka”. Fu al compositore e a colleghi come Luciano Chailly (padre di Riccardo) e Nicola Piovani (che aveva già composto per Fellini, i fratelli taviani e Nanni Moretti e che cinque anni più tardi si sarebbe aggiudicato un Oscar per le musiche de “La vita è bella” di Benigni) che si affidò il pretore dirigente Domenico Bonaccorsi prima di decidere, nel 1994, di accogliere il ricorso di Al Bano e di disporre il ritiro dal commercio in Italia dell’album “Dangerous”, di cui faceva parte “Will you be there”.


La geniale trovata degli avvocati di Jackson
“Nella riproduzione in aula dei due brani si è colta l’assoluta identità delle melodie. Al di là delle differenze del testo e di lingua delle due canzoni, appaiono assolutamente identiche”, scrisse nella sentenza il giudice, dopo aver interpellato gli esperti (le note in comune tra i due brani risulteranno essere 37: troppi). Al Bano, elettrizzato, arrivò a chiedere a Michael Jackson un risarcimento pari a 14 miliardi di lire. Nel febbraio del 1997, dopo cinque passi passati a fingere di ignorare totalmente l’esistenza della causa, Michael Jackson – in quel periodo impegnato con l’“HIStory World Tour”, che nel giugno dello stesso anno lo avrebbe visto esibirsi a Milano –

si presentò incredibilmente a piazzale Clodio, a Roma, per rispondere alle domande dei magistrati e dire la sua sulla vicenda. Sostenne di non aver mai ascoltato prima di quel momento “I cigni di Balaka” di Al Bano e di non aver mai incontrato il “maestro” – lo definì così – di Cellino San Marco. Ed ecco il colpo di scena. I legali di Jackson offrono al cantante una via di fuga, sostenendo di fronte ai giudici che se Jackson ha plagiato qualcuno, quel qualcuno non è Al Bano: semmai sono Eddie Lane e Don Baker, autori – circa sessant’anni prima – di “Bless you for being an angel”, un brano portato al successo dagli Ink Spots, passati alla storia come uno dei maggiori complessi vocali di jazz e doo-wop di origine afroamericana, negli Anni ‘30. Fu a quel punto che Sony Music Publishing, divisione editoriale della multinazionale, proprietaria dei diritti di “Bless you for being an angel”, decise di citare in giudizio sia Jackson che Al Bano. Un piccolo dettaglio: il Re del Pop era proprietario della società ATV Music Publishing, nota per essere la società di edizioni che aveva acquistato nel 1969 il catalogo della Northern Song di Lennon e McCartney, a sua volta acquistata nel 1985 dallo stesso Jackson – dopo il successo di “Thriller” – per la bellezza di 47,5 milioni di dollari. Nel dicembre del 1995, tre anni dopo la denuncia presentata nei suoi confronti di Al Bano e due anni prima della sua comparsa di fronte ai giudici romani, Jackson aveva accettato di fondere la ATV con la Sony Music Publishing, per formare una joint venture. Insomma: Jackson era in un modo o nell’altro proprietario di “Bless you for being an angel” e si auto-denunciò per mettere Al Bano con le spalle al muro. Un’operazione geniale.


Come finì
Alla fine Al Bano fu costretto a pagare le spese della causa sostenuta dalla Sony. Però due anni pù tardi il premotre di Roma Mario Frigenti condannò Jackson a pagare quattro milioni di lire e nove di spese processuali per violazione della legge sul diritto d’autore. Una sentenza nuovamente ribaltata pochi mesi dopo dal tribunale di Milano, che ribadì che Jackson non aveva copiato “I cigni di Balaka”. Nel 2001 la voce di “Bad” fu assolta dal reato di plagio anche a Roma. In una biografia non ufficiale di Jackson si sostiene che i due si promisero di realizzare in seguito un concerto insieme a favore dei bambini maltrattati nel mondo, in Kosovo. Solo che il concerto non ebbe mai luogo in quanto poco dopo Jackson fu costretto ad affrontare una nuova causa, stavolta negli Usa: quella relativa alle accuse di pedofilia. Al Bano negli anni successivi continuerà sempre a sostenere di aver vinto la causa.