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I Maneskin si sono “autocoverizzati” con "Mammamia"

I Maneskin si sono “autocoverizzati” con "Mammamia"
Abbiamo ascoltato in anteprima il nuovo singolo, che ricorda molto il formato di “I wanna be your slave”: squadra che vince non si cambia. "È una canzone per non prenderci troppo sul serio”, raccontano.

Di Claudio Cabona


Avete presente il meme, famoso sul web, di Spiderman che, attivando il suo senso di ragno, indica con stupore un altro Spiderman, una sorta di clone, anche lui con il potere attivo? È un po’ quello che succederebbe se “Mammamia”, il nuovo singolo dei Maneskin in uscita questa notte, e “I wanna be your slave”, pezzo poi consacrato dalla versione con Iggy Pop, si incrociassero per strada. Prodotto da Fabrizio Ferraguzzo, anche manager della band romana, il nuovo brano è stato registrato in presa diretta per mantenere un suono ruvido in cui svetta ancora una volta il basso distorto di Victoria, sempre più trascinatrice della band. Una canzone rock, ma con un ritmo da ballare, anche grazie alla batteria incalzante di Ethan. Un mix pop-rock, con una densa parte finale in cui il ritmo accelera ulteriormente.

Il testo, scanzonato e leggero, parla della percezione che le persone possono avere del comportamento altrui, le cui intenzioni e pensieri sono invece completamente differenti. “Si tratta di un brano autoironico e divertente" – ha raccontato Damiano nell'incontro di presentazione alla stampa. "Lo abbiamo scritto pochi giorni dopo la vittoria all’Eurovision, per non prenderci troppo sul serio. Per noi è una canzone banger, che ci mette allegria e trasmette gioia partendo dalla parola italiana del titolo, che è uno stereotipo. C’è anche una parte più sexy (su cui gioca anche la cover con la mano che scivola dentro i jeans, ndr) in cui il ritmo cambia e regala una sorpresa a chi ascolta”.

Il gruppo, intervistato da Markus Kavka e sfoggiando come sempre un ottimo inglese, ha presentato “Mammamia” in diretta da Berlino, dal mitico So36 nel quartiere di Kreuzberg, club frequentato anche da Iggy Pop e David Bowie. La canzone, per suoni e ritmo, rievoca la formula consolidata e molto apprezzata dai fan di diversi pezzi di Damiano e soci, in particolare la recente “I wanna be your slave”. È come se i quattro giovani artisti si fossero “autocoverizzati”, appunto. Nulla di male: funziona, ed è anche giusto che una band, lanciatissima a livello internazionale come i Maneskin, lavorando per trovare un sound capace di intercettare una larghissima fetta di pubblico, perseveri nel riproporlo.

Di certo, con questa uscita, i Maneskin rimangono nella propria comfort zone. Ma attenzione, non è sempre stato così. Ci sono stati episodi, prendiamo per esempio la complessa “Coraline” contenuta nel disco “Teatro d'ira - Vol. I”, in cui il gruppo ha dimostrato di avere nelle corde anche la capacità di variare e di non sedersi sul morbido. Con “Mammamia” la band ha preferito andare sul sicuro, continuando a cavalcare l’onda del successo che si stanno meritando, regalando anche titoli ai media sulle loro foto senza veli.

“Non c’è una formula, noi siamo hot e naturali, siamo italiani – sorride Damiano – cerchiamo di dare al pubblico la nostra immagine più cristallina. Quello che davvero ci riempie di orgoglio è quando i fan ci scrivono che, con la nostra musica e il nostro modo libero di vestirci, hanno trovato il coraggio di raccontarsi alle proprie famiglie o di svelare chi realmente sono”. E ancora: “Lo diciamo sempre: siamo una band, siamo amici. Siamo felici quando qualcuno, magari ascoltandoci, decide di imparare a suonare uno strumento o di mettere su un gruppo. Credo sia fantastico”, sottolinea Victoria. Sul finale della conferenza Damiano ha salutato i giornalisti italiani connessi su Zoom con un “ci mancate”. E proprio allo spegnersi delle telecamere, ancora con il microfono acceso, ha proseguito con il sorriso “Se chiama marketing”, convinto di non essere ascoltato. Mammamia che delizioso paraculo.