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James Taylor, il ritorno in Italia

James Taylor, il ritorno in Italia “Un paese che ha sofferto, non capisco i colleghi che negano il covid"
Intervista al cantautore, in tour nei teatri nel febbraio 2022: dal ricordo della relazione con Joni Mitchell - “Un anno perfetto" - alla diffidenza nei confronti della musica contemporanea: "Canzoni fatte per suonerie"

Di Gianni Sibilla

James Taylor riesce ad essere empatico anche attraverso lo schermo di un computer - figuratevi quando lo vedremo dal vivo. Con la sua band tornerà nel nostro paese a febbraio, dal 22 febbraio per cinque concerti, da Torino a Milano: con il nostro paese, il cantautore di Boston ha un rapporto speciale, che si è rinforzato a distanza anche in questo periodo di lontananza: “Le immagini dall’Italia sono state le prime che hanno fatto capire a noi americani quanto fosse grave la situazione.

Sono contento di tornare da voi per uno dei primi tour teatrali internazionali”, racconta. “In 60 anni di carriera non ho mai passato così tanto tempo lontano dai palchi”, spiega via Zoom.
In videoconferenza sorride, si commuove, fa lui domande, chiama tutti i giornalisti per nome, riuscendo a rendere anche una conversazione digitale un’occasione di scambio vero. Si parte dal tour, ovviamente, ma si finisce a parlare del passato - si commuove raccontando quando lui e Joni Mitchell si lasciarono, dopo avere registrato assieme ‘Mud slide slim” e “Blue” - al presente.

Il Tour, le canzoni, gli standard
“Tra tre settimane iniziamo qua negli States, fino a dicembre. Ci fermiamo per le feste, anche se ormai i ragazzi sono grandi - poi ripartiamo per l’Europa”, racconta subito Taylor, che ha passato il lockdown in Montana. “All’inizio è sembrato quasi un sollievo avere del tempo per stare con la famiglia”, poi la nostalgia della vita on the road. Lo spettacolo sarà quello di sempre, ed è una garanzia: "Il repertorio che porterò verrà deciso nelle prossime settimane: è sempre una lotta tra canzoni meno conosciute del mio repertorio e quelle più famose, trovare un bilancio. Ma sono conscio che sarà un concerto dopo una lunga pausa e che la gente viene a vedermi per sentire i brani famosi".

Una parte del repertorio sarà dedicata agli “American standard”, i classici della canzone americana del ‘900 a cui Taylor ha dedicato il suo ultimo album di studio: “Sono canzoni che conosco da tanto tempo: sono le fondamenta della mia vita musicale e le melodie su cui ho imparato a suonare la chitarra e sono tra le forme più alte della popular music nell’occidente” dice.

Standard vs. canzoni-suonerie?
Un repertorio sofisticato molto diverso dalle forme della canzone contemporanea: un confronto impietoso? “La musica oggi è sempre più semplice: è tutto più focalizzato sul suono, sul groove, su messaggi molto diretti.

Oggi le canzoni tendono a essere suonerie del telefono, perché la nostra attenzione è sempre più frammentata: piccoli oggetti che ti devono colpire subito. Ci sono grandi autori e produttori anche oggi, ma la nostra attenzione è sempre più frammentata”, racconta. “Io sono cresciuto in un’era in cui potevi annoiarti, e fare dei pensieri lunghi, e questo mi ha aiutato. sono stato fortunato ad iniziare la mia carriera negli anni ’60, era un periodo spontaneo, genuino dove non si pensava troppo al successo. Ora viviamo in una cultura dove si compete per l’attenzione, si guardano solo i numeri in tempo reale. Negli anni ’60 era tutto un territorio inesplorato, oggi si può pianificare una carriera in maniera molto precisa".


I musicisti e il lockdown (negato)
Durante il lockdown James Taylor non ha scritto: “Le canzoni germogliano con i loro tempi, magari dopo mesi: ho parlato con Paul Simon che in questi mesi ha scritto come un matto, e dovrebbe essersi ritirato.… Io invece ho passato molto tempo a fare cose ordinarie, la lavatrice e la spesa. Non è stato un periodo creativo, ma potrebbe venirne fuori qualcosa”.

Non che tra i giganti della sua generazione sia tutto rose e fiori, peraltro.

Quando gli si citano le canzoni anti-lockdown di Eric Clapton e Van Morrison, fa capire di non averle ascoltate, ma risponde in maniera gentile ma ferma: “Non capisco quel modo di pensare… C'è gente, qua negli Stati Uniti che pensa che la terra sia piatta. Qualcuno, messo a confronto con cose che non gli piacciono, le nega: il nostro sistema politico sostiene ancora che il cambiamento climatico non esiste. Bastava vedere le vostre immagini, quelle che arrivavano dall’Italia, per capire quanto la situazione fosse disperata. C’è gente che ha scelto di negarlo, e continua a farlo: c’è una percentuale di gente che rifiuta il vaccino sperando tutto scompaia. In America c’è chi semplicemente si sceglie la realtà in cui vive”.

I 50 anni di “Mud slide slim”, di “Blue” e della relazione con Joni Mitchell
Il momento più commovente dell’intervista è quando James Taylor ricorda il suo 1971: in quell’anno pubblicò il suo capolavoro "Mud slide slim”, e lavorò a “Blue” di Joni Mitchell a cui era sentimentalmente legato. “Ho pensato molto a quel periodo, ultimamente, riascoltando quel disco. È stato un momento meraviglioso, un attimo perfetto. Entrambi ci stavamo facendo conoscere dal pubblico e condividevamo questa esperienza attraverso un’intensa relazione personale, che culminò nella registrazione di quei due album. Le sessioni di ‘Blue’ me le ricordo benissimo: suonai la chitarra agli studi A&M e vivevamo nella sua casa del Laurel Canyon che aveva appena comprato”.
James si ferma un attimo, poi ricomincia: “E mi ricordo benissimo la tristezza della fine di quel momento perfetto: successo in aeroporto, io che rimango solo, lei che prende un aereo: fu la fine di un anno molto intenso e meraviglioso”.

L’Italia ed Elio
La fine della chiacchierata è ancora dedicata all’Italia: è lui che ci tiene a dire ancora una volta quanto sia contento di tornare. E magari con una sorpresa: quando gli si chiede dei suoi amici Elio e Le Storie Tese, sorride: “Che gruppo di musicisti fantastici, con un grande umorismo, si prendono sempre poco sul serio. Sono davvero unici nel mondo. È un anno che non sento il mio amico Rocco Tanica, ma seguirò il vostro consiglio e li chiamerò…”

Queste le date del tour di James Taylor:

22 febbraio: Torino, Teatro Colosseo
24 febbraio: Bassano. Palabassano
25 febbraio: Firenze, Teatro Verdi
27 febbraio: Roma, Auditorium Parco Della Musica
28 febbraio: Milano, Teatro degli Arcimboldi