MUSICA




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Andrea Morricone: «Così mio padre mi ha affidato le sue ultime note per Genova»

«Credo che mia padre abbia composto questo brano circa tre mesi fa durante la quarantena, intorno a marzo-aprile: è molto mistico, c'è una melodia, affidata al coro, che si ripete in maniera circolare, su un accompagnamento di archi. Ha un'impronta compositiva classica armonica».

Andrea Morricone racconta così l'ultima composizione che suo padre, Ennio, scomparso il 6 luglio scorso, avrebbe dovuto dirigere in occasione dell'inaugurazione del nuovo Ponte di Genova con il coro e l'orchestra del Teatro Carlo Felice. Sarà Andrea, terzogenito del maestro, l'unico dei quattro figli ad aver seguito le orme del padre, a salire sul podio e dirigere "Tante pietre a ricordare", il testamento in musica per orchestra, coro e voce bianca, scritto in ricordo delle 43 vittime del crollo del ponte Morandi a Genova, il 14 agosto 2018. Circa quattro minuti che saranno eseguiti insieme ad altri brani dall'orchestra e coro del Teatro Carlo Felice.

«La caratteristica principale di questo componimento» racconta Morricone «è il suo passare dal piano al forte in una dimensione dinamica all'interno di accordi che si ripropongono. Inizia con i bassi, un principio molto discreto, vellutato, morbido che prepara poi a una grande esplosione fino a un finale cui mio padre teneva particolarmente: voleva, anzi vuole, che io ponga l'accento sul due e sul tre, su "la-cit-tà", quando entra il coro e il brano si conclude».

Prima di morire suo padre le ha affidato questo brano?

«Durante quei giorni, in cui era già ricoverato, gli siamo stati tutti vicini il più possibile, ma ci teneva molto a parlarmi di questo brano, me lo chiedeva spesso. Abbiamo discusso molto del tempo, del modo di condurre, è un brano che rappresenta alla grande il senso per cui era stato richiesto, anzi qualcosa di più. È bellissimo per la semplicità con cui è stato scritto, pur riuscendo a essere profondo. Va eseguito con precisione acuta, che l'orchestra e il coro del Carlo Felice sapranno curare in maniera eccellente».

"Tante pietre a ricordare" è dedicato alle vittime del crollo, ma anche alla rinascita della città?

«Testo e musica sono una fusione perfetta, uniti rappresentano una forza unica, l'affermazione della luce, di queste pietre chiamate a illuminare Genova, il suo nuovo ponte, un'opera architettonica mirabile di Renzo Piano. Ma il brano illumina soprattutto il cuore di chi ascolta. Ha un "colore" sereno, con un accordo finale in maggiore che simboleggia la tragedia umana, ma anche la speranza, la bellezza, lo sforzo di una collettività che ha lavorato duramente per far rinascere il suo Ponte». Sarà per lei un'emozione unica dirigere, per tanti motivi diversi.