MUSICA




​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​



​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
​​​​​​​

​​​



MUSICA
Start a New Topic 
Author
Comment
I Rolling Stones hanno fatto centro con il rock della quarantena - di Marinella Venegoni



Si ascolta molto dovunque e persino nelle radio "Living in a Ghost Town", un singolo destinato a essere ricordato, non solo perché canta proprio il tempo della cattività sotto scacco del Covid-19, ma perché è musicalmente un brano sfizioso di ben 4 minuti, un mid-tempo pennellato dall’inconfondibile chitarra bluesy di Keith Richards, addolcito da un’armonica, e da Matt Clifford che suona il sax, le tastiere, il corno francese.

Una bella atmosfera ironica e un po’ polverosa, con il gattone Mick Jagger che fa Mick Jagger alla meglio, e dietro di lui il virile coro dei compagni di mezzo secolo e più.

Il brano è uscito all'improvviso, annunciato su Twitter, proprio com'è successo per Bob Dylan per i due recenti inediti. Dunque il fattore sorpresa va alla grande fra i grandi vecchi del rock, che si divertono come bambini a giocare con i social. Ma ancora di più si intuisce il divertimento per la segregazione di cui Mick canta, attualmente praticata da tutti i componenti, come da tutti i comuni mortali.

Li abbiamo visti al concerto "da casa" organizzato da Lady Gaga, «One World together at Home», i quattro insieme in onda dai rispettivi salotti di qua e di là dall’oceano, con Jagger che voleva mostrare la sua abilità alla chitarra, e Keith che ci metteva del tempo a capire cosa stesse facendo e aspettava di entrare con le sue corde alzando gli occhi al cielo, dal sofà del suo aristocratico soggiorno di velluti. Fratelli-coltelli, ma sempre sul velluto.

E così popolari come da tempo non erano, gli Stones, adesso che la loro età fa simpatia incredula e loro ne appro*****no, tanto che c’è un album di inediti in lavorazione (sarebbe il primo dal 2005, quando uscì «A bigger Bang») prodotto tra gli altri da Don Was, che produce anche questo pezzo.

Lo stesso Mick Jagger ha raccontato di questo travaglio infinito che nemmeno le elefantesse (solo 22 mesi, loro), fra Londra e Los Angeles, e di questo pezzo «I’m living in a Ghost Town» che già era lì pronto in studio, nato dalle sessions collettive e che sul momento è sembrato quello più adatto a questo affettuoso regalo ai fans in un momento tanto cruciale per la vita di ogni cittadino del mondo.

«I’m living in a Ghost Town», scritta come sempre da Mick Jagger e Keith Richards, è una instant song, sicuramente riscritta in chiave contemporanea nel testo di Mick. Racconta una situazione di segregazione ai nostri tempi: «Sono uno spettro/ Vivo in una città di spettri... Mi puoi cercare/ Ma non posso essere trovato... La vita era così bella/ Poi siamo stati tutti rinchiusi/ Mi sento come uno spettro/ Che vive in una città fantasma». Segue la nostalgia del tempo che fu, magari con il pensiero a Charlie Watts: «Un tempo questo posto era rumoroso/ l’aria era vibrante di tamburi... le trombe urlavano/ i sassofoni andavano a tutto volume/ nessuno se ne preoccupava/ né di giorno né di notte».

Un’atmosfera divertente, si capisce ispirata dal presente, che guarda alla città del passato affollata di predicatori, politici, ladri, vedove. Nessun riferimento ai drammi della situazione presente, ché i drammi non fanno parte della filosofia della casa.

Intanto, i Rolling Stones hanno dovuto come tutti cancellare il loro imminente tour con il quale portano in giro la mostruosa orda di classici rock che hanno alle spalle. Intanto, resteranno segregati finché le disposizioni dei paesi nei quali si nascondono consentiranno loro di uscire. Stando attenti, perché si sa com’è, l’età non avvantaggia. E questa volta è il caso di obbedire, e di non fare gli street fighting men.