MUSICA




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Vasco, la vita spericolata e Steve McQueen


"Steve McQueen non si tocca": Vasco ha scritto un lungo articolo sull'attore, morto nel 1980 all'età di 50 anni e protagonista di una delle frasi più famose delle sue canzoni: "Voglio una vita spericolata/“Voglio una vita come Steve McQueen”.

"Vita spericolata", ovviamente: presentata nel 1983 al Festival di Sanremo, venne poi inserita in "Bollicine" (qua la storia della canzone, estratta da “60X60 Carosello Records – Valore alla Musica”, il volume celebrativo per i 60 anni di Carosello Records, che pubblicò l'album)
Il rocker di Zocca ha anticipato il saggio con una serie di post su Instagram, assieme alla copertina di GQ, il mensile che ospita lo scritto, da oggi in ediicola.
"Io posso dire di averla avuta così, esattamente come la sognavo: “piena di guai” . E di grandi soddisfazioni", esordisce il rocker, che racconta che l'attore "è stato una leggenda della mia gioventù". Ecco il testo pubblicato da Vasco su Instagram

Sono nato agli inizi degli anni ’50, in un paese tranquillo e inebriato dagli anni felici del dopoguerra. I nostri miti quando eravamo ragazzini erano gli eroi dei fumetti: Tex Willer anche se io preferivo Pecos Bill, e i divi Hollywoodiani come James Dean anche se io preferivo Steve McQueen. Che mi affascinava moltissimo e conosco bene tutti i suoi film, cominciando da “La grande fuga”

Facevo anche del teatro sperimentale ai tempi dell’università, avevo poco più di vent’anni, e con il gruppo di cui facevo parte ci divertivamo a girare scene a metà tra il documentaristico e il provocatorio. Mostravamo una gioventù libera e a contatto con la natura, all’ombra di Woodstock, dove lo spettacolo per metà era la gente. Ho imparato così a voler scrivere per immagini.
Negli anni ottanta vivevo con una compagna stabile: la televisione. Sempre accesa, anche di notte. Per molti anni sono stato telefilm e film-dipendente.
Elvis Presley era stato un mito ovviamente, ma solo lui poteva fare certi film.
Qua da noi in Italia era nata tutta una produzione “di genere”, il più grande fu Gianni Morandi. Ma io ero distante da questo modello. Non mi sarei mai visto a fare una scena “cantata”.

Steve McQueen aveva l’anima rock e rivoluzionaria, lo sguardo puro e da maledetto. Ci sono alcune scene che ancora mi emozionano se ci penso: quella in La Grande Fuga dove salta i reticolati con la moto, oppure quella del tatuaggio in Papillon…come scordarle.
E poi quel suo grande amore per i motori: velocità, macchine, moto, e capelli al vento, grandi passioni anche mie.
Con le moto mi ci sono anche cimentato al motomondiale, con un mio team “Vasco Rossi racing” e, pensa te (!), nel 2000, siamo diventati Campioni del mondo grazie a Locatelli, nella classe 125... Una volta ho letto che se ne fregava altamente dei contratti che firmava e che gli imponevano di non salire su una moto, se non per le scene del film. Lui, dopo esser stato sul set, andava a farsi un giro nel deserto all’alba, ovviamente in moto.
Fumava anche erba, e aveva il problema degli occhi rossi durante le scene, questa è un’altra delle cose che a me lo faceva sembrare
più genuino di altri attori.

Quando venne fuori "Vita Spericolata", io considerai il mio lavoro di cantautore svolto, finito. Non immaginavo che ne avrei potuto scrivere un’altra così perfetta.
Avevo 30 anni e la testa piena di sogni da realizzare, primo fra tutti scrivere e cantare le mie canzoni. Gli anni ’80 non sono stati affatto facili per chi voleva sfondare nella musica, come si può pensare oggi. Avevo già scritto “Siamo solo noi”, il mio manifesto per affermare la libertà di diventare quello che sei, “Vita spericolata” era il mio inno alla libertà di vivere la vita fino in fondo, intensamente. E senza rimpianti.
Si può dire entrambe canzoni pilastro della mia filosofia di cantautore rock. O meglio, di “provoc – autore” rock: le domande che pongo nelle mie canzoni non danno mai risposte, la soluzione te la devi trovare tu, e rock perchè avevo scelto la chitarra elettrica e il gruppo per esprimermi.