MUSICA




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Lieve sarà il Natale del ragionier Giustini - di Mina (2003)

Si avvicina Natale.
E questo periodo è quello più amato dal ragionier Giustini, per i motivi facilmente intuibili da questo racconto. Che sarà il primo di una serie che ci accompagnerà fino al 25 dicembre.
Buona lettura e buoni sogni!
Lieve sarà il Natale del ragionier Giustini. È già una settimana che sorride di più. Ma non con l’aria di chi si scusa nel rendersi conto di provocare un fastidio nella gente che avvicina. Il suo sorriso sembra quello di un angelo che vede, capisce, sopporta, ama. Gli piace tanto il Natale perché gli sembra che solo in questo periodo gli uomini gli assomiglino un po’ di più. Gli appaiono più sereni, disponibili, affettuosi e lui crede che, guarda un po’, abbiano subìto una modificazione. Sì, sono finalmente migliorati.
Beato sarà il Natale del ragionier Giustini. Una decina di giorni fa, mentre rincasava dall’ufficio, in quella vietta stretta che porta a casa sua, vede come un fagottino per terra. Si avvicina, si abbassa per guardare di che cosa si tratti. Sente un lamentino piccolo e vede due occhi che sembrano supplicare pietà. Fa due passi verso casa e il cagnolino lo segue. Ne fa altri tre e la bestiolina continua ad andargli dietro. È proprio vero che gli animali riconoscono le persone buone a prima vista. Fatto sta che i due, da quel giorno, non si sono più lasciati. “Un cagnolino, che bello! Un canetto tutto per me. Me lo deve aver mandato Babbo Natale. Lo chiamerò Maurizio, come il mio compagno delle elementari, quello gentile e schivo, quello che si preoccupava per me. Quello che prendeva le mie difese quando gli altri mi prendevano in giro. Caro Maurizio, chissà dove sarà”.
Emozionante sarà il Natale del ragionier Giustini. Adesso ha qualcuno di cui occuparsi, a cui confessare le sue piccole gioie. Su quel cagnolino col nome di bambino, stretto fra le braccia come mai ha fatto con alcun essere umano, farà risuonare i suoi batticuori, nell’attimo in cui si affaccerano alla memoria i ricordi dei suoi Natali infantili. E nella liturgia del tirar fuori dall’armadio gli stessi pacchettini dell’anno prima e di dieci anni prima, gli sussurrerà all’orecchio il nome di colei a cui è destinato il solo pacco pesante e gonfio. Gonfio come il suo cuore nel pronunciare quel nome che ha conservato dentro di sé per la vita intera. Pesante come l’amore puro e infiammato che è l’unico vero regalo che sa donare.
Silenzioso sarà il Natale del ragionier Giustini. È da quasi un mese che rialza il bavero del suo cappotto un po’ sdrucito, l’unico che ha, mentre torna dall’ufficio. Le strade sono cariche di rumori che si affievoliscono soltanto man mano che il suo passo si avvicina alla viuzza di casa. Chiude la porta e si lascia alle spalle il frastuono. Poi si abbandona nella poltrona con il poggiatesta bianco fatto all’uncinetto e lì, con le palpebre leggermente abbassate, si mette ad ascoltare il suo pensiero.
Le uniche parole che sente salirgli dal cuore dicono solo bellezze. Sono parole di vita semplice e di speranza. Le sole che conosce. Quelle parole non dette che si fermano sul limitare delle labbra. Le stesse parole che faccio mie e che ripeto a ciascuno di voi. Che sia un buon Natale. Buon Natale davvero.
Mina, La Stampa, dicembre 2003