MUSICA




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CamMINA CamMINA - IL TRENO PER MODENA - di Paolo Driussi

CamMINA CamMINA - IL TRENO PER MODENA

Paolo Driussi
16 mag 2003
IL TRENO PER MODENA

Un'ora qualsiasi d'un giorno qualsiasi aveva conosciuto l'uomo che stava con lei senza toglierle la libertà.
L'aveva visto nella penombra dello scalo ferroviario di Bologna ove lui era riuscito a rimediare un lavoro. "E tu chi sei?" aveva chiesto all'avvicinarsi di quella bella figura inusuale dall'andatura rispettosa. "Giacomo” rassicurò lui con serietà e compitezza. La donna scoppiò a ridere. Fu così che Giacomo nella sua forma denudata si ritrovò sul letto di Tamara in totale franchigia. Il corpo di Giacomo, longilineo, alto e robusto, delineato dalla consistenza dei muscoli, era glabro, di pelle chiara. Le labbra carnose sporgevano su d'un armonico contorno ovale con sopracciglia appena accennate e capelli neri lunghi. Fu così che per Tamara quelle braccia e quelle gambe allungate e robuste imposero di buttarvisi dentro. Il confronto con Paola, sua moglie, non le interessava. Avevano insieme sognato e poi progettato un grande viaggio come sfida del loro esistere al mondo intero e Giacomo, sempre pratico e determinato, le aveva svolto da tempo le pratiche per il passaporto. Quel giorno, dopo avergli aperto l'uscio ed ancor prima di chiuderlo, Giacomo le gridò "Io ti amo". Ma lei lo rimproverò con un'ombra nello sguardo: "Ti ho detto di non dir mai ..." "Lo so, lo so" interruppe lui "ma che fare se io amo te?" "Tu non mi devi amare e io non posso amarti. Insomma, noi non dobbiamo amarci."
Tamara si risvegliò a metà mattino e la sorpresa si trasformò in panico. "Giacomo!" gridava, dalla finestra e dalle scale. "Dove sei? Perché m'hai lasciata? Giacomo! " Le porte dei pianerottoli s'aprirono ed i commenti salirono a vortice nella tromba delle scale: "L'avevo detto io che finivano male quei due.", "Ben gli sta a quella sgualdrina di mettersi con un uomo sposato in una casa per bene!" Giacomo che s'era incamminato a piedi nell'aria fredda raggiunse la stazione e si diresse al sesto binario, dov’era in partenza il treno per Modena. I vagoni non erano più taciturni; un baccano esausto dentro ed intorno li sollecitava alla partenza. La nube di vapore addensata fra locomotiva e marciapiedi impediva la vista. Ma una sagoma dall'andatura di chi lascia un grido al suo passaggio s'intravedeva anche se a fatica. Neppure i fuggiaschi rincorrono così a perdifiato lo spiraglio di libertà. Giacomo già sul predellino non voleva che la sua immaginazione interpretasse, però il grido, qualche istante dopo, fra uno sfiato e l'altro del gigante di ferro che puzza di carbone, diventava nitido: “Giacomo! Giacomo!" Il treno sibilò la sua partenza. Tamara si spingeva in avanti. Lo stesso selciato l'invitava a correre: "Giacomo!!" Al primo sbuffo della macchina infernale che iniziava a digrignare le rotaie Tamara raggiunse la sua mano. "Fammi salire Giacomo... Ho con me il passaporto." "Ti amoo!" urlo lui, più forte dell'ululato della locomotiva e la trascinò nel ventre del vagone. “Ora che per poco perdevi anche il treno di stamattina ...l’unico che va bene per Modena ..” “Si., ma poi chi glielo spiega a quella vipera assassina della Paola?”

E non si sentono più cowboys….