MUSICA




​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​



​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
​​​​​​​

​​​



MUSICA
Start a New Topic 
Author
Comment
"Tradizione e tradimento", la lezione di gentilezza di Niccolò Fabi


Tre anni fa Niccolò Fabi stupì tutti - anche se stesso - con un gioiello inaspettato nella forma e nei risultati: “Una somma di piccole cose”. Un disco inciso in solitudine, voce e chitarra e poco più: “Oggi lo sento come un lavoro insuperabile, non nella qualità ma dal punto di vista esistenziale. Un punto d’arrivo attorno a cui sono successe cose sorprendenti, che ha ricevuto un consenso che non mi aspettavo”, ci racconta il cantautore romano.
Già, come si dà un seguito ad un album del genere? La risposta è “Tradizione e tradimento”, che esce domani, 11 ottobre: un album che fin dal titolo unisce la continuità con la discontinuità, le radici con la contemporaneità. La tradizione e il tradimento, appunto: il nuovo disco è un altro piccolo grande gioiello in cui Fabi gioca con l’elettronica, che si innesta sulle sue parole e sui suoni più classici. “Apparentemente la tradizione sono gli strumenti acustici, il rumore di legno che senti quando usi una chitarra o un piano, mentre e il tradimento - almeno rispetto al disco precedente - è l’uso di sorgenti sonore elettroniche e il tentativo di aggiungere aggiungere dei disturbi digitali ad un suono analogico. Di fatto non cono così separati: sono due masse spesso indistinguibili che si spingono a vicenda e che si fondono”.



Fabi ha iniziato ad incidere il disco in parte ad Ibiza, negli studi dell’amica di infanzia Costanza Francavilla, che ha lavorato molto sull’elettronica minimale: secondo le sue prime intezioni doveva essere un disco ancora più deciso nella sua componente sperimentale, e da queste sessioni arrivano brani come “Amori con le ali”, che cita il compositore contemporaneo tedesco Nils Frahm nell’uso dell’arpeggiatore, lo strumento che pervade il brano. "Questo primo approccio è stato in parte un fallimento, che però mi ha aiutato a rifocalizzare il progetto. Mi sono accorto che non era andare così lontano per ritrovarsi". Fabi allora è tornato a Roma e ha lavorato ancora con i vecchi “partner in crime” Roberto Angelini e Pier Cortese - che come lui sono cantautori, ma con un’idea di composizione che non è solo centrata sulla prevalenza della parola. Da lì brani come “Scotta”, con una stupenda coda strumentale “Su cui ci siamo permessi di sigurrosseggiare”, scherza Niccolò, citando la band islandese.
Il risultato è un disco complesso e semplice allo stesso tempo, anche nella componente verbale, in cui Fabi mette in pratica il motto che canta in “Prima della tempesta": “Cominciamo ad insegnare la gentilezza nelle scuole”. L’album racconta in maniera delicata e forte temi attuali come il ruolo della musica, oggi (“L'arte non è una posa ma resistenza alla mano che ti affoga”, canta in “Scotta”) o le migrazioni, ma mai con polemica diretta. “Bisogna distinguere le pose dalle posizioni, per citare Morgan: credo che molte uscite ‘politiche’ siano pose e slogan. A me non interessa esporre un cartello o urlare qualcosa per un applauso. All'opposto non mi interessa raccontare la mia vita privata, che rimane privatissima, o le mie pippe personali: le autobiografie sono spesso fine a se stesse. Il mio è un linguaggio intimo, diventano pubbliche le mie emozioni, questo sì”. Il tema dominante del disco è il rapporto con chi ci sta attorno, che ricorda l'esistenzialismo: sentendo il primo sinfolo "L'altro" torna in mente il famoso "L'inferno sono gli altri", del filosofo francese Jean Paul Sartre. "Oggi chiunque è in conflitto, è inserito in un sistema che certe volte ti mette in una posizione di forza e altre di debolezza", ragiona Fabi. Poi la risultante finale è l’umanità, l’accoglienza del diverso e di chi è lontano da te. Ma questa è la conseguenza ultima. ‘Migrazioni' parla di un concetto millenario: le specie viventi da sempre si muovono verso dove ci sono risorse, per sopravvivere".

Come si porta un disco del genere dal vivo? "Bella domanda. Il tour sta andando bene sulla fiducia, con un disco che non è ancora uscito e con prove che non ho ancora inizato a fare. Ma è un tipo di fiducia che userà per costruire uno spettacolo che sia avventuroso. Non dico sperimentale, perché la sperimentazione fine a se stessa non mi interessa, ma ad uno spettacolo che provi comunque a scardinare qualche rituale consolidato del concerto. Vorrei stimolare il pubblico e stimorlarmi a qualcosa di diverso, che assomigli di più ad una performance artistica".

Fabi inizierà a suonare dal prossimo 1° dicembre, a Ravenna fino al 30 gennaio. Queste le date del tour, prodotto da Magellano Concerti:

1 dicembre - Ravenna, Teatro Dante Alighieri
2 dicembre - Milano, Teatro degli Arcimboldi
8 dicembre - Pescara, Teatro Massimo
10 dicembre - Cosenza, Teatro Rendano
12 dicembre - Catania, Teatro Metropolitan
13 dicembre - Palermo, Teatro Golden
19 dicembre - Trento, Auditorium Santa Chiara
20 dicembre - Vicenza, Teatro Comunale
10 gennaio 2020 - Bologna, Teatro Europaditorium
11 gennaio - Firenze, Teatro Verdi
12 gennaio - Torino, Teatro Colosseo
13 gennaio - Genova, Teatro Politeama Genovese
20 gennaio - Roma, Auditorium Parco della Musica
21 gennaio - Napoli, Teatro Augusteo
22 gennaio - Bari, Teatro Team
24 gennaio - Ancona, Teatro Le Muse
29 gennaio - Bergamo, Teatro Creberg
30 gennaio - Parma, Teatro Regio