MUSICA




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Tintarella di luna compie 60 anni. Migliacci: «Che fortuna farla cantare a Mina»


L’autore oggi ha 89 anni: scriverla oggi sarebbe impossibile, la magia di quegli anni è perduta. Suoi anche altri grandi successi come «Nel blu dipinto di blu» e «C’era un ragazzo»
di Stefano Ferrio

Franco Migliacci rivela che spesso, una volta anche conversando con Mina al telefono, è saltata fuori l’ipotesi di scrivere una «Tintarella di luna» del Duemila. «Ma ho sempre concluso che è impossibile, perché non c’è più la stessa luce, la stessa energia» racconta, affabile e un po’ schivo, mettendo ordine ai ricordi nella sua casa poco fuori Roma. Ricordi che sono un’infinità, dovendo pescarli nella memoria di un uomo nato a Mantova 89 anni fa, da una famiglia di «toscanacci», per diventare il paroliere di canzoni così epocali da aspirare ognuna a titolo di un capitolo di storia patria: da «Nel blu dipinto di blu», scritta nel 1958 con Domenico Modugno alla «T’appartengo» cucita nel 1994 addosso a una giovanissima Ambra Angiolini, passando per evergreen come «C’era un ragazzo» di Gianni Morandi, «La bambola» di Patty Pravo, «Che sarà» di José Feliciano. Ma basta evidenziare «Tintarella di luna, tintarella color latte, settembre 1959» perché i sessant’anni trascorsi dalla pubblicazione di quel 45 giri si azzerino nella tersa rievocazione che ne fa l’autore di un testo folgorante come il rock and roll da cui fiorì, per diventare il biglietto da visita di un’«urlatrice» cremonese nemmeno ventenne, di nome Mina.

Tre minuti irresistibili

Tre minuti di musica leggera sufficienti a portare oniricamente sulla luna i figli del dopoguerra italiano: quattro secoli dopo l’ippogrifo dell’«Orlando furioso» di Ariosto, e dieci anni prima dell’Apollo 11 degli americani. «Fossi stato uno che lavorava chiuso in una stanza – spiega Migliacci – magari l’alchimia di Tintarella di luna si potrebbe ripetere perfino oggi. Ma invece, in quegli anni ‘50 scrivevo per strada, spesso chiuso in macchina dopo avere parcheggiato in piazza del Popolo, mentre aspettavo Modugno… Solo lì captavo i suoni e le voci del mondo che mi circondava, per quello parlo di una luce e un’energia che solo chi c’era, in quegli anni, sa quanto avvolgessero tutta la nostra vita, ma anche il nostro lavoro, perché tanto erano la stessa cosa, non si staccava mai».