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Jovanotti, poche storie: il Beach party fa male all’ambiente, rassegnati

Jovanotti, poche storie: il Beach party fa male all’ambiente, rassegnati
Il tour dell’estate di Jovanotti continua a suscitare polemiche. Gli ambientalisti denunciano gli scempi dei concerti sulle spiagge e il cantante si sfoga sui social. Ma si dimostra solo per quello che è: un 50enne che si incazza se gli si muove una critica

Mhmmm. Jovanotti si è arrabbiato. Il che, in una estate che ha sostituito con gli scontri politici quello che un tempo era la stagione dello svago e dei tormentoni musicali è già una notizia, il famoso "meglio che niente". Il fatto è noto, superati i cinquanta, il "ragazzo fortunato" di Cortona ha deciso che per ripassare una mani di smalto a una carriera che, diciamocelo, a livello di canzoni nuove ultimamente ha offerto pochino, ha optato per coronare un vecchio sogno, fare il Fatboy Slim de noantri e portare sulle spiagge il suo personale Più Grande Spettacolo dopo il Big Bang (così è stato commentato da una buona percentuale dei partecipanti, scusate la banalità). Così è nato il Jova Beach Party, spettacolo itinerante per le spiagge italiane che ha visto coinvolti una enorme quantità di ospiti, tutti rigorosamente maschi, e che ha portato tanta musica in luoghi dove solitamente vigeva il silenzio della natura (con tanto di variazione sul tema, in alta montagna, e finalone previsto a breve a Linate, dove almeno al frastuono sono tutti abituati).

Una grande festa farcita di matrimoni celebrati dal nostro, di dj set, di concerti di apertura lunghi e variegati, di ospitate importanti, da Coez a Gianni Togni (e converrete con me tra Coez e Gianni Togni potete metteterci tutto quel che vi pare in mezzo) e soprattutto di tante e tante e tante polemiche. Troppe polemiche, questo sembra aver fatto incazzare Jovanotti, praticamente a ogni data.

Vuoi perché inizialmente c'erano stati disguidi legati alla scarsità di birra e alle lunghe code ai bagni, vuoi perché con la scusa del volontariato si faceva lavorare, si fa per dire, gratis i ragazzi chiamati a ripulire le spiagge, vuoi perché, e arriviamo alle ultime ore, ancora una volta Jovanotti, l'artista meno divisivo della nostra musica italiana, sfido chiunque a ricordarsi un suo scontro (pubblico) con chicchessia, ha messo d'accordo tutti.

Il Jova Beach Party avrebbe creato scempi, fatto scappare razze in via d'estinzione, devastato aree che non si sarebbero certo ricreate in poche ore, semplicemente rimettendo tutto come era prima

Sì, praticamente tutti gli ambientalisti, gli ornitologi, i botanici, gli esperti di ecosistemi, di animali, di piante, tutti coloro che da sempre tutelano i nostri litorali come tutti quegli animali che le nostre coste abitano hanno sin da subito alzato un grido d'allarme, il Jova Beach Party avrebbe creato scempi, fatto scappare razze in via d'estinzione, devastato aree che non si sarebbero certo ricreate in poche ore, semplicemente rimettendo tutto come era prima, invaso spazi che l'uomo non avrebbe dovuto invadere.

Tutti, ma proprio tutti tutti, tranne il WWF, partner di questo tour, quindi un filo poco obiettivo nell'esprimere opinioni a riguardo. A ogni data si è chiesto a più riprese di fermarsi, di fare un passo indietro, di provare a pensare un po' meno al proprio ego e guardare a quell'ambiente che si diceva di rispettare, magari, evitando l'uso della plastica. Il tutto proprio nell'estate dell'Amazzonia che brucia, dei Venerdì di Greta, e al contempo dei porti chiusi, verso i quali ovviamente non si è sentita proferire una sola parola, vorrai mica prendere una posizione su qualcosa che potrebbe fare di te un elemento divisivo?

Tutti hanno chiesto di fermare il Jova Beach Party. O quantomeno di rivederne l'invasività. E tranne che a Vasto, dove è stato negato il permesso (a Albenga il permesso lo ha negato direttamente la spiaggia, autocensurandosi), nulla è successo. Jovanotti non si è fermato. Il Jova Beach Party è andato avanti, spianando dune, coprendo canali, facendo inorridire esperti del settore.

Jovanotti, quello del Grande Boh, ha deciso che la festa doveva andare avanti, la sua festa, e ha fatto la festa a tutti quei luoghi che col suo tour ha toccato, complice il successo di pubblico, la famosa storia scritta da chi ha vinto. Ma è rimasto il rumore di fondo delle proteste degli esperti, degli studiosi, dei volontari. E siccome Jovanotti non è abituato alla divisività, ecco che, a tour quasi finito, ha sbottato sui social, scrivendo parole che, se possibile, sono ancora più dannose dei fratini sfrattati, dei fenicotteri rosa disorientati, delle testuggini schiacciate dalle ruspe e degli alberi estirpati. Ha tirato in ballo le fogne di Nuova Delhi, dicendo che sono meno inquinate delle associazioni degli ambientalisti, se cercate sui suoi social, a meno che qualcuno non lo abbia portato alla ragione, potete ancora trovare il suo delirio.

Jovanotti non si è fermato. Ha deciso che la festa doveva andare avanti, la sua festa, e ha fatto la festa a tutti quei luoghi che col suo tour ha toccato, complice il successo di pubblico, la famosa storia scritta da chi ha vinto

Cioè, lui che tempo fa voleva far danzare le idee con Salvini, nel momento in cui Salvini chiudeva una parabola lunga quattordici mesi di discreditamento delle ONG si è prodigato in pari azione verso tutte le associazioni ambientaliste, spalando merda su di loro.

Forse è un bene, tutto questo, perché finalmente sappiamo chi è Jovanotti, colui che a lungo è stato considerato un guru della nuova sinistra pret-a-porter, amico di Renzi, è noto, ma mai ostile a nessuno, una sorta di profeta panteista oggi si mostra come un ultracinquantenne che si incazza se gli si fa notare che per divertirsi ha fatto danni probabilmente irreversibili, non solo quelli ambientali, certo presenti, ma soprattutto quelli culturali, infamando chi da sempre si sbatte per difendere l'ambiente e far passare l'idea che il pianeta Terra vada rispettato e arrogandosi il diritto di fare il ***** che gli pare, perché altrimenti si è di quei brontoloni che tengono l'Italia in ostaggio dei propri no.

Si è sostanzialmente comportato, né più né meno, come il Capitano, lui che in effetti vestito da Capitano officiava matrimoni durante il tour, per poi passare a più cool abiti da pirata, andando a devastare anni e anni di lavoro con poche dichiarazioni, quelle sì peggio delle fogne di Nuova Delhi.
Fortunatamente nel 2050 il Pianeta imploderà e di tutto questo non resterà traccia, viene da dire, proprio come delle sue ultime produzioni musicali già dopodomani.

Michele Monina