MUSICA




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Pino Donaggio, premio Tenco alla carriera: "Un solo rimpianto, non ho mai incontrato Elvis"


"Un riconoscimento a una vita, ai miei 78 anni. E con la gioia che abbia il cognome di un caro amico". Gli esordi come violinista con Abbado, il primo Sanremo a 19 anni con 'Come sinfonia' portata al successo da Mina fino a 'Io che non vivo' cantata anche da Presley. Poi la svolta come autore di colonne sonore: per Brian De Palma ma anche per 'Non ci resta che piangere'

Tanti possono dire di essere stati lanciati da Mina, uno per tutti lo sconosciuto Fabrizio De André di cui la Tigre cantò La canzone di Marinella. Ma solo uno può dire di essere stato lanciato perché Mina non ha interpretato una sua canzone: Pino Donaggio le aveva proposto Come sinfonia per Sanremo 1961, ma Mina aveva già in gara Io amo tu ami e Le mille bolle blu. "Quindi toccò a me partecipare", e iniziare così una carriera gloriosa che tiene assieme Claudio Abbado, Brian De Palma ed Elvis Presley e ora viene consacrata dal premio alla carriera del Club Tenco, che gli sarà consegnato nel corso della rassegna più importante della canzone d'autore, dal 17 al 19 ottobre, proprio a Sanremo, proprio al teatro Ariston dove si tiene il Festival (anche se nel 1961 fu al Casinò).


La motivazione gioca benissimo coi titoli delle sue canzoni: "Trattando come sinfonía una canzone giovane giovane, ha portato musica nella canzone italiana, quasi a dire: io che non vivo senza te. Da Una casa in cima al mondo ha dato la scalata al Cielo muto come se affermasse: il domani è nostro. Poi, Il cane di stoffa e La ragazza col maglione hanno assistito alle sue affermazioni internazionali nelle vesti di autore di colonne sonore. Partito da Sanremo, torna in questa città con un meritatissimo premio alla carriera che ha il sapore di una memoria storica in grado di abbracciare Brian De Palma e le palme di corso Imperatrice". Una memoria che Donaggio apre un po' per noi.

Le leggiamo solo alcuni dei nomi che hanno avuto il Tenco alla carriera: Léo Ferré, Sergio Endrigo, Giorgio Gaber, Vinícius de Moraes, Enzo Jannacci, Francesco Guccini, Georges Brassens, Jacques Brel, Leonard Cohen, Chico Buarque de Hollanda, Paolo Conte, Tom Waits, Caetano Veloso, Renato Carosone, Elvis Costello, Nick Cave, David Crosby.
"Mamma mia, che nomi, e che onore. E mi è stato assegnato per il complesso della mia carriera, cioè per le - chiamiamole così - canzonette, che comunque mi scrivevo tutte io, quindi tecnicamente sono stato un cantautore, e per le colonne sonore. Un riconoscimento a una vita, ai miei 78 anni. E con la gioia che il premio abbia il cognome di un caro amico".

Ha conosciuto bene Tenco?
"Siamo stati giovani cantanti di successo, seppure con generi un po' diversi, negli anni Sessanta, c'era molta stima reciproca. Ricordo un giorno a Milano, metà anni Sessanta. Io ero primo in classifica con Io che non vivo, lui era secondo con non ricordo bene cosa, forse Vedrai vedrai. Mi disse: 'beh, siamo i cantanti che vendono di più in Italia e non ci conosce nessuno, possiamo girare per strada senza che ci fermi nessuno, in America saremmo dei divi', e lo diceva con rammarico".

A proposito di Tenco, lei era a Sanremo anche nel 1967. Che idea si è fatto della sua morte?
"Credo che si sia ammazzato davvero: un momento di sconforto, qualche sostanza che l'ha sconvolto, un gesto improvviso e inconsulto. Certo, quel biglietto non era da Luigi. Io non volevo assolutamente tornare a cantare la sera dopo, i discografici obbligarono tutti".

Pino Donaggio, premio Tenco alla carriera: "Un solo rimpianto, non ho mai incontrato Elvis"
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Ora partiamo dall'inizio della sua vita musicale.
"Direi della mia vita e basta: sono cresciuto con la musica perché mio padre a Venezia aveva un'orchestrina. Pensi che per un po' il cantante fu un ragazzo che faceva ancora il portiere all'hotel Danieli, Sergio Endrigo. Persona magnifica, che allora cantava da crooner alla Sinatra. In più studiavo violino al Conservatorio, a Venezia ovviamente Vivaldi. Ero primo violino dei Solisti veneti, poi Claudio Abbado mi fece un provino e mi prese nell'orchestra dei Solisti di Milano, giravamo l'Europa. Volevo fare il musicista classico".

E come arrivò a ritrovarsi divo della canzonetta anni Sessanta?
"A un concorso estivo ad Auronzo di Cadore mi ritrovai a cantare Diana di Paul Anka, ero bello, magro, coi capelli lunghi, ballavo benissimo il rock, fu un trionfo. Decisi di provare a scrivere qualche canzone e la portai alle case discografiche di Milano. La Curci, anche se ero minorenne, mi mise sotto contratto. Finché non scrissi Come sinfonia, che Mina voleva portare a Sanremo. Ma appunto non poté. Lo feci io, a 19 anni, assieme a Teddy Reno, arrivando sesto. E poi, subito dopo il Festival, Mina la cantò comunque, un'interpretazione ovviamente splendida che contribuì al mio successo. Ora è stato incredibile ritrovare quella canzone, interpretata da lei, in Dolor y gloria di Almodovar, mi sono commosso".