MUSICA




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Un 'diamante pazzo' chiamato Syd Barrett


Anche senza voler scadere nell'aneddottistica spicciola, quella che strappa il commosso ricordo - come la spettrale epifania ad Abbey Road durante le session di "Shine on you crazy diamond", o gli 80 chilometri percorsi a piedi per tornare da Londra a Cambridge nei primi anni Ottanta - ma non aggiunge nulla a una delle vite più folgoranti, intense ed enigmatiche che abbiano mai attraversato il firmamento del rock and roll, è pressoché impossibile dire qualcosa su Syd Barrett che non sia già stato detto. All'anagrafe il genio visionario e mina vagante che ha reso i Pink Floyd una delle band più importanti di sempre ha chiuso i conti con questo mondo il 7 luglio 2006, ma - per la verità - il diamante pazzo nato a Cambridge il 6 gennaio 1946 aveva smesso di brillare già da tempo, più o meno dai primi anni Settanta, quando il peso dell'esistenza iniziò a schiacciarlo facendolo avvitare su una china durata, volendo, fin troppo.

"E' stato il nostro faro nei primi giorni della band e ci ha lasciato un’eredità che continua ad ispirarci", dichiararono i suoi compagni apprendendo della sua scomparsa, e sentiamo di dire che ogni altra parola sia superflua. Di sicuro, se la vita e la carriera di Syd Barrett possono ancora insegnare qualcosa, è che la Storia (quella del rock, d'accordo, ma sempre con la "s" maiuscola), per quanto si possa cercare di codificarla, addomesticarla e prevederla, nasce sempre da una scintilla di follia impossibile da ricreare. Scintilla che qualche volta scatena un'incendio, nel quale qualcuno può correre il rischio di finire bruciato, ma che inevitabilmente, e malgrado tutto, il suo segno negli annali lo lascia sempre.