MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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"Io sono Mia" di Paolo

Secondo me “Io sono Mia” vale unicamente per la bella prova interpretativa di Serena Rossi, per la fotografia e poco altro. Io, che pure ho seguito tutto il percorso artistico della Martini. sono rimasto sorpreso che la diceria sulla jella risalisse addirittura al settantaquattro, quando i suoi 45 giri erano in Hit Parade. Ricordo che l’anno successivo faceva parte della “Compagnia Stabile della Canzone”, che andava in onda il sabato sera alla televisione. Ed allora i giornali parlavano di un suo flirt con Gino Paoli. Sorpreso pure per quanto il personaggio stesso dichiara circa la stima di Aznavour nei suoi confronti che, anche se si fosse presentata vestita di nero, l’avrebbe voluta ugualmente con entusiasmo per i suoi concerti al Sistina e all’Olympia, che ebbero luogo, e per la tournée in Canada, cui la Martini rinunciò per ragioni sentimentali. Fino a tutto il settantanove almeno i successi non si contano. Da “Che vuoi che sia se ti ho aspettato tanto” a “Per amarti”, “Danza” e “Vola”. Ricordo ancora chiaramente Mia Martini alla prima trasmissione di “Fantastico” con la cover di “Arrivederci”. Ignoravo che nell’ottanta avesse avuto una prima operazione per noduli alle corde vocali, tanto che la sua voce in “E non finisce mica il cielo”, più matura, non mi sembra tanto cambiata quanto lo è in “Ti regalo un sorriso” o “Spaccami il cuore”, quando incideva per la DDD. E’ lì che secondo me che la diceria raggiunge il culmine. Da lì all’ottantanove il passo è breve. Nel film non viene fatta menzione, ma pare sia stato Renato Zero ad imporre ed a garantire per Mia Martini per la sua ammissione al Festival dell’ottantanove con “Almeno tu nell’universo”. Da allora la sua voce assunse quel graffio e quella coloritura scura che prima non aveva e sembra ritrovare i favori del pubblico e della critica. Il mercato discografico era cambiato. Non c’erano più i 45 giri, ma solo i CD ed i 33 giri, più difficili da vendere in grande quantità. Intendo dire che la diceria circa la sfortuna che portasse che circolava nel suo ambiente, all’ascoltatore, all’acquirente di dischi e fruitore di musica è arrivata solo dopo la sua morte. Morte imputabile a tutt’altre cause, pur riconoscendo che anche fisicamente i rovesci di fortuna non passano senza lasciare traccia. Pertanto pur apprezzando il tributo ed il ricordo per quanti non la conoscevano , mi è sembrato che il film abbia messo troppo in evidenza un fatto condannabilissimo, ma a mio parere non così determinante e unico motivo per il suo volersi mettere da parte per un periodo, anche perché credo che offerte di lavoro all’estero, diciamo la Francia (solo per il suo sodalizio con Aznavour) non le sarebbero mancate. Almeno quanto l’anno passato da Mina in Germania nel ‘63, quando era bandita dalla televisione italiana.