MUSICA




​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​



​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
​​​​​​​

​​​



MUSICA
Start a New Topic 
Author
Comment
Sanremo 2019, le pagelle di Michele Monina

Sanremo 2019, le mie pagelle: Salzano, grazie per lo champagne. Mahmood: N.C.
I miei voti alla serata finale del sessantanovesimo Festival della Canzone Italiana di Sanremo
10 febbraio 2019 di Michele Monina


Ferdinando Salzano: 10++

Freddy, anche quest’anno grazie per lo champagne. Alla prossima.

Claudio Baglioni: 4

Lui ha detto “Sono entrato da Papa e esco da cardinale”. Io ho visto sempre e solo un chierichetto. Il Papa porta le Hogan e in tv non si è mai visto.

Bisio e Virginia Raffaele: 4

Che due coglioni.

Daniele Silvestri e Rancore: 10

Questa canzone vale un saggio di antropologia culturale. Scritto con le parole di due poeti. La migliore canzone del Festival, una delle migliori degli ultimi anni, anche fuori da Sanremo. Si porta a casa tutti i premi della critica, ovviamente. Grazie ragazzi.

Anna Tatangelo: 8,5

Lo dico senza se e senza ma, in un Sanremo in cui tutti legittimamente esaltano la voce intonata e cristallina di Arisa io mi sento di indicare con altrettanta fermezza quella di Anna Tatangelo. Che proprio come Arisa ha una canzone che gioca sul pop tradizionale, solo in apparenza semplice, ma che in realtà permette alla cantante di Sora di regalarci la sua voce in tutta la sua estensione e limpidezza. Ora non resta che osare di più. Brava.

Ghemon: 7

Le schegge di legno che ti si infilano sottopelle sono difficili da togliere. Quasi impossibili. E fanno male. Le canzoni di Ghemon fanno bene e ti si insinuano esattamente lì, sottopelle. Sensuale e contemporaneo come pochi, oggi.

Negrita: 10

Chi suona in tour ben lo sa, il massimo si ottiene tra la quinta e la quindicesima data. Prima si procede prendendo le misure del palco, della scaletta, poi arriva la routine. Ecco, la quinta serata del Festival è quella giusta. Non che le altre non lo fossero state. Giganteschi.

Ultimo: 4

Ripresentarsi a Sanremo con un pezzo effimero non è stata una mossa saggia. Perché a ventitré anni dimostrare di non avere già nulla da dire immalinconirebbe anche il più cinico dei cinici. Poi stasera ha preso stecche da campione di biliardo. Forse era meglio puntare all’Olimpico senza passare dal via. Sarà per la prossima volta.

Nek: 0

Qualcuno potrebbe pensare che dietro questo zero ci sia una mia presa di posizione contro Nek. Qualcuno potrebbe parlare di pregiudizi. Qualcuno addirittura azzardare antipatie personali. In realtà la canzone è davvero qualcosa di inascoltabile. Non che in precedenza abbia fatto capolavori, intendiamoci, ma non è che se in un viaggio fino al ventesimo piano in ascensore uno scoreggia quattro volte alla quarta la prendi bene perché già ne ha fatte altre tre, converrete con me.

Loredana Bertė: 7

Vincitrice morale di questo Festival, nonostante una canzone minore. Ma lei è tornata e tanto basta.

Francesco Renga: 7

Renga ha una bellissima voce. Sa usarla anche se a volte può risultare freddo, distaccato. Stavolta il fatto che canti un tema a lui caro si sente e ne guadagna l’interpretazione. Un ritorno al passato necessario.

Mahmood: N.C.

Ha vinto, ora si togliesse di torno quei discografici e pensasse alla sua carriera.

Ex-Otago: 4

Deja vu. Sia come melodia che come arrangiamenti. Daniele Groff l’ha già presentata anni fa, Dausy, perché farne una cover. Ma più che altro proprio una brutta canzone.

Il Volo: 7

La canzone al quinto giorno ti si pianta in testa. Non so se sia un bene, ma tant’è. Non ai livelli di Grande amore, ma quasi. All’estero farà sfaceli. Vivo a Milano per scelta.

Paola Turci: 9

Paola Turci è una garanzia. Una garanzia di emozioni, certo, ma anche di classe e stile. Stavolta ci presenta una canzone all’apparenza poco diretta, ma che in realtà dice di noi molte più cose di quante non sapremmo dirci guardandoci allo specchio. Questo fanno le belle canzoni. Questa fanno le grandi cantanti.

Zen Circus: 8,5

Adesso la casalinga di Voghera sa chi sono i Zen Circus, e non può che essere un bene. Perché il loro passaggio sanremese è di quelli importanti, con una canzone attuale e carica di significati. Una marcia che, visto il tema affrontato, potrebbe sembra funebre, ma che appunto funebre non è. Siamo dalla stessa parte, e non è poco.

Patty Pravo e Briga: 4

Canzone gradevole. Interpretazione sgradevole. Essere Patty Pravo non basta, essere Briga ahinoi sì.

Arisa: 7

La canzone è carina. Al primo ascolto non mi aveva convinto, al secondo mi aveva convinto molto, al terzo ha iniziato a diventare carina. Non so se sia un complimento e non credo la riascolterò dopo il Festival. Ma lei è brava.

Irama: 4

Tra tre mesi, poco più, faccio cinquant’anni. Questa canzone non è quindi stata pensata per me. Ma certi temi, magari, uno dovrebbe affrontarli e basta, senza pensare che il pubblico a cui ti rivolge potrebbe vedere a tanta banalità come a qualcosa di profondo. Meglio parlare di estate e divertimento, a sto punto. Almeno non si scivola e non si fa male nessuno.

Achille Lauro: 4

Ok, sei figo, sei un dandy, citi un po’ tutti, ma parli di pasticche, il ciuccio esibito sul palco lo dimostra, trucco per non farsi saltare i denti sotto gli spasmi. Ma la canzone dopo una settimana è già inascoltabile, fattele due domande.

Nino D’Angelo e Livio Cori: 7

Canzone moderna che si avvantaggia della presenza di un monumento come Nino D’Angelo. Non indimenticabile, a dirla tutta, ma comunque che si lascia ascoltare. Poteva forse uscire qualcosa di meglio, ma coi se e coi ma non ci si fa niente.

Federica Carta e Shade: 7

Bravi ragazzi, come la canzone di Miguel Bosè. Giovani e leggeri. Come la loro canzone. Che non parla di noi e non parla a noi, ma non pretende neanche di farlo e nel mentre non rompe i coglioni.

Simone Cristicchi: 8

Canzone semplice, ma intensa. Che tocca corde che magari neanche sappiamo di avere. Un grande ritorno per un grande artista, da tempo lontano dalle scene, certo, ma mai uscito di scena, impegnato a teatro e alla ricerca di qualcosa di profondo da regalarci.

Enrico Nigiotti: 8,5

Bravo Enrico, benvenuto nel mondo dei grandi. No, non sono un grande da un punto di vista morale, tranquilli. Parlo di anagrafe. Perché Enrico Nigiotti è cresciuto, e nel crescere è diventato anche un cantautore maturo. Direi ce n’è abbastanza per festeggiare, Inglesi di merda.

Boomdabash: 3

Dopo un po’ che la senti, questa canzone, fa cagare esattamente come la prima volta. Coerenti.

Einar: 2

La vecchiezza.

Motta: 8,5

Motta torna a casa con la vittoria dei duetti, giustamente. E con una visibilità che non potrà che giovare a lui e a chi ancora non lo conosceva, Una fotografia dell’Italia di oggi. Magnifica.

Eros Ramazzotti: 6

Le nuove canzoni di Eros sono imbarazzanti. Adesso tu no.

Elisa: 7

Brava. Bene. Bye.