MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Sanremo e Baglioni - di Marinella Venegoni


Da quando è nato il Festivalone 69 anni fa, partecipare è un onore e vincere lo è il doppio. Non solo per narcisismo: Sanremo al quale gli italiani restano ferocemente attaccati ha sempre creato un notevole indotto in termini di concerti che spuntano durante l’anno, insieme con un rialzo dei cachet. Figuriamoci adesso, che i dischi valgono quasi zero e invece il live è diventato l’asse portante della filiera musicale. Intorno a questo semplice concetto si costruisce il già secondo - dopo lo sfogo sui migranti che ha fatto inferocire Salvini - attacco a Claudio Baglioni, che si definiva dirottatore artistico: in confronto, la sua caduta dallo scalone nella divertente pubblicità della gara compulsivamente in onda, è uno scherzetto. Questa è una storia fumosa per gli umani, ma se si sintetizza in «conflitto di interessi» la capiscono tutti.
Già l’anno scorso si mugugnava contando i nomi degli ospiti e dei concorrenti che facevano parte di quella stessa scuderia alla quale il Divo Claudio appartiene per l’organizzazione dei concerti, F&P Group di Ferdinando Salzano, conosciuto solo nel mondo degli addetti ai lavori ma che movimenta (insieme con varie società) le serate della maggioranza degli artisti italiani da palasport e oltre. Quest’anno però la faccenda s’ingrossa: e partita da uno sfogo del virulento blogger Michele Monina, è atterrata con tutti i particolari su «Striscia la notizia», creando non poco scompiglio. E’ appena il caso di ricordare che il papà di Striscia, Antonio Ricci, tirò fuori facezie al vetriolo su Baglioni a proposito degli effetti che gli faceva il botulino, e Baglioni lo querelò. Figurarsi.
Dopo il servizio di «Striscia», l’altra sera, la Rai ha comunque emesso un comunicato nel quale, dichiarando totale fiducia nella trasparenza di Claudione, si precisa: «L’esclusione di qualsiasi conflitto di interessi è condizione imprescindibile nella stipula di tutti i contratti, anche in quello di Baglioni». E aggiunge che qualora dovessero emergere situazioni di quel genere, «la Rai avrebbe il diritto insindacabile di sostituirlo negli incarichi, senza alcun indennizzo». Nel frattempo, si sono già scatenate le truppe cammellate: Paragone dei 5 stelle ha annunciato un’interrogazione all’AD Salini e alla direttora di Raiuna Teresa De Santis, mentre Fratelli D’Italia si rivolgerà alla Vigilanza Rai. Altro che le fiamme del braciere che incendiano Claudio Bisio nello spot.
Possibile che il direttore artistico, quel galantuomo di Claudio Baglioni, favorisca così tanto i suoi compagni di scuderia live, nello scegliere i nomi che popoleranno il Festival? Che cosa gliene andrebbe in tasca? Ma prendiamo solo gli ospiti fuori gara, purtroppo tutti italiani. Ne sono annunciati 10: Fiorella Mannoia, Raf con Umberto Tozzi, Elisa, Venditti, Ligabue, tutti appartenenti come Baglioni alla scuderia di Salzano, mentre Giorgia ed Eros Ramazzotti vi sono legati in modo indiretto. Solo Andrea Bocelli e Marco Mengoni sono con altre agenzie. La sproporzione è evidente, ma Ligabue è Ligabue, la Mannoia è la Mannoia, Venditti è Venditti eccetera. A parte qualche non titolato, sono degni di salire su quel palco. E Baglioni non ci guadagna nulla, lui: al massimo ci guadagnerà Salzano, ma col Festival non c’entra. Italian way of life.
La situazione è opaca, qualche indipendente in più sarebbe suonato più elegante. E del resto in gara risuonano altri nomi legati a F&P o a società collegate, fra i quali Nek e l’aspirante alla vittoria Ultimo, Francesco Renga, l’outsider Achille Lauro, fors’anche Nino D’Angelo prossimamente in tour con Gigi D’Alessio, anche lui salzaniano. E poi Anna Tatangelo, Paola Turci, i Negrita, Ex Otago, Irama e anche il Volo e non saranno tutti. Si dirà che non si può fare un festival senza gli artisti di Salzano, si dirà che il prode Baglioni è circondato di una commissione di esperti con la quale ha deciso ogni posto in gara. Però c’è chi Baglioni ancora lo vuole castigare, per le parole sui migranti dette in completa innocenza durante la prima conferenza stampa di Sanremo. Però c’è una lotta politica sottotraccia anche sul Festival (e, soprattutto, ci sono troppi artisti di Salzano).