MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Sanremo 2019, l'ascolto di Rockol delle 24 canzoni in gara


Un mix di generi: alla canzone classica si affiancano neo-soul e r ’n’ b, rap, pop-post indie, pop contemporaneo, rock classico e rock orchestrale. Tanto amore da punti di vista diversi, il confronto tra generazioni ma anche temi sociali e politici - si parla di migrazioni in diversi momenti - e tante domande senza risposta.
Claudio Baglioni aveva presentato il cast di Sanremo 2019 come un tentativo di scattare una fotografia della contemporaneità musicale: ad un primo ascolto dei 24 brani in gara - suona come il Festival più vario da molto tempo a questa parte.

Oggi, 18 gennaio, si è svolto il rito pre-sanremese introdotto qualche anno fa da Fabio Fazio: i giornalisti hanno sentito in anteprima e in sequenza le versioni di studio delle canzoni in gara, alla presenza del direttore artistico Claudio Baglioni, nella sede RAI di Milano. “Abbiamo ascoltato 400 canzoni, e tra queste abbiamo cercato un panorama largo della musica italiana. Un senso di bellezza, anche di bizzarria, di vitalità, sincerità e anche di verità”, ha spiegaro il cantautore/direttore.
Baglioni ha messo assieme un cast sicuramente più coraggioso di quello del 2018: l’apertura di credito da parte di molta musica italiana dopo il successo della passata edizione ed un numero più ampio di partecipanti hanno permesso scelte più larghe.

La premessa è quella ripetuta ogni anno da Rockol, nel resoconto di questa sessione: le canzoni di Sanremo si capiscono sul palco di Sanremo, nella resa televisiva e con l’orchestra. In questo primo ascolto ci si può fare un’idea su temi e suoni, ma questi ultimi non saranno necessariamente quelli che sentiremo dal 5 febbraio. Per fare un esempio, diversi brani hanno parti con l’autotune come effetto sonoro. Mahmood non lo userà per scelta sul palco, altri probabilmente sì.
Queste le impressioni, al primo ascolto - evitando pagelle, voti etc etc, per cui ci sarà tempo più avanti, nel caso.
Detto questo: hanno colpito molto l’intensità della canzone di Motta, la classe dei brani di Mahmood, Ghemon e della coppia Livio Cori/Nino D’Angelo; la carica dei Negrita e la scelta degli Zen Circus di fare una canzone senza ritornello. Il rap, paradossalmente, lo fa Daniele Silvestri ma non Achille Lauro che si presenta con una canzone rock a suo modo soprendente. Facendo i futurologi - pronti a essere smentiti: la vittoria se la giocano Ultimo, il Volo e Irama. Ultimo ha una canzone più semplice di quella dell’anno scorso, ma sempre intensa nell’intepretazione; il Volo si presenta in versione rock orchestrale e Irama la mette sul sociale: potrebbe ripetere Meta-Moro del 2018. Premio della critica verso uno tra Motta, Cristicchi e Silvestri.
Ecco le note, canzone per canzone.

(Gianni Sibilla)

Arisa - "Mi sento bene”
(testo di Matteo Buzzanca, Lorenzo Vizzini, Arisa; musica di Matteo Buzzanca, Lorenzo Vizzini, Alessandra Flora)
Arisa gioca con il suo personaggio, con un accenno a come l’abbiamo vista in passato su questo palco per poi presentarsi in maniera più leggera. Parte come canzone d’altri tempi, per archi e voce. Poi cambia completamente, diventa un brano pop e ritmato: “Se non ci penso più, mi sento bene, mi sveglio presto il lunedì e mi sento bene”. Si chiude per piano e voce e archi, com’era iniziata.

Boomdabash - "Per un milione”
(Testo di Rocco Hunt, Federica Abbate, Cheope, Angelo Cisternino; musica di Alessandro Merli, Fabio Clemente, Rocco Hunt, Cheope).
Il pezzo più pop e dritto dei 24, tra reggae, chitarre latineggianti e un ritornello contagioso (si sente la mano di Federica Abbate, che oggi in questo campo è l’autrice migliore): “Ti aspetterò come come il caffè a letto a colazione, come ad un concerto dall’inizio si aspetta il ritornello di quella canzone”. Si candida a tormentone di questa edizione, come “Una vita in vacanza” l’anno scorso.

Loredana Berté - "Cosa ti aspetti da me”
(Gaetano Curreri, Gerardo Pulli, Piero Romitelli)
Un rock moderno, alla Vasco, che viene citato in una strofa (“va bene, va bene così”) dall’amico e sodale Curreri. Una canzone pensata per esaltare il carisma vocale della Berté: “Che cosa vuoi da me, che cosa vuoi per te, cosa nascondi dentro di te?”

Federica Carta e Shade - "Senza farlo apposta”
(Testo di Shade, Jacopo Ettore; musica di Giacomo Roggia)
Inizio piano e voce, e poi prosegue tra parti rappate e ritornello con voce aperta, alternando ritmo e melodia. E’ il sequel di “Irraggiungibile”, la canzone che i due hanno già cantato assieme, ma senza i riferimenti “giovani” che solitamente abbondano nelle strofe di Shade. Niente “Insta”, “vocali” e display per una una canzone d’amore tradizionale nel testo.

Simone Cristicchi - "Abbi cura di me”
(testo di Simone Cristicchi, Nicola Brunialti; musica di Simone Cristicchi, Gabriele Ortenzi)
Una lunga introduzione recitata, un ritornello quasi sussurrato: una canzone “alla Cristicchi”, teatrale, in cui la musica si apre solo sul finale, con l’orchestra che parte su un ritmo derivato dal Bolero: “Abbi cura di me, abbi cura di me, il tempo ti cambia fuori, l’amore ti cambia dentro, basta mettersi al fianco invece di stare al centro”; una delle candidate al premio della critica.

Nino D'Angelo e Livio Cori - "Un'altra luce”
(Testo di Nino D'Angelo e Livio Cori, musica di Livio Cori, Francesco Fogliano, Massimiliano Dagani, Mario Marco Gianclaudio Fracchiolla)
Voci in autotune, un brano elettronico e downtempo, un dialogo tra generazioni: “Je te vedo accussì/Quella faccia pulita/si è sporcata coi graffi del tempo che fugge”. Più Livio Cori che Nino D’Angelo: usa pure lui l’effetto vocale, ma si riconosce soprattutto nei controcanti e nella bella strofa finale.

Einar - “Parole nuove”
(Testo di Tony Maiello; musica di Tony Maiello, Enrico Palmosi, Nicola Marotta)
Una canzone d’amore che parte semplice e si apre in un ritornello con tastiere e chitarre. “E giuro che se te ne vai, cancellerò tuo nome, riscriverò l’amore con parole nuove”.

Ex Otago - "Solo una canzone” (Ex Otago)
L'amore adulto, in una canzone introspettiva e diretta allo stesso tempo, che ricorda i colleghi Thegiornalisti e il pop di un gruppo cresciuto in quella scena che una volta chiamavamo “indie”: “Non è semplice restare complici/un amante credibile quando l’amore non è giovane. E’ solo una canzone abbracciami per favore”.

Ghemon - "Rose viola”
(Testo di Ghemon; musica di Ghemon e Zef)
Ghemon fa la sua cosa, con un urban soul moderno e caldo: “Accarezzerò le tue mille spine/sarò fragile/rosa viola/stese sulle lenzuola/come tutte notte in cui tu te ne stai sola”. Un pezzo non semplice e di gran classe.

Il Volo - "Musica che resta”
(Testo di Emilio Munda, Piero Romitelli, Antonio Carozza, Pasquale Mammaro, Gianna Nannini; musica di Emilio Munda, Piero Romitelli)
Il Volo punta alla vittoria bis con “Grande amore” parte due, in chiave rock; inizia piano voce e orchestra per arrivare ad un ritornello con le chitarre in evidenza: “Amore abbracciami/Voglio proteggerti/siamo il sole in un giorno di pioggia/stanotte stringimi/Baciami l’anima/siamo musica che vera che resta”.

Irama - "La ragazza col cuore di latta”
(Testo di Irama, Giuseppe Colonnelli; musica di Irama, Andrea Debernardi, Giulio Nenna)
Irama porta una canzone sulle violenze domestiche, alternando strofe recitate e ritornelli aperti, che si apre con un rumore di giocattoli e usa il battito di un cuore: “A sedici anni il suo papà/le regalò un cuore di latta/però rubò il suo vero cuore con freddezza/n cambio della vita”. Nel testo “sociale” e nel crescendo musicale ricorda Meta-Moro del 2018.

Achille Lauro - "Rolls Royce”
(Testo di Achille Lauro, Davide Petrella musica di Daniele Deizi, Daniele Mungai, Edoardo Manozzi)
Partenza voce e chitarra elettrica alla “1979” degli Smashing Pumpkins e cassa dritta. Citazioni di Doors, Hendrix, Amy Winehouse, Elvis, Axl Rose, Rolling Stones, Paul Gascoigne, Van Gogh e Billie Joe Armstrong: Achille Lauro gioca a fare la rockstar ma più nel senso classico che in quello del collega Sfera Ebbasta. Pezzo divertente e niente (t)rap, se non per un accenno di autotune nel finale.

Mahmood - “Soldi”
(testo di Mahmood; musica di Mahmood, Dardust, Charlie Charles)
Mahmood ha la canzone più contemporanea del gruppo: si fa produrre da Dardust e dal guru della trap Charlie Charles (l’uomo di Ghali e Sfera), parte con voce in autotune, arriva ad un ritornello melodico, e prosegue con ritmi spezzati e sincopati, che ricordano Marco Mengoni. Difficile, e per questo davvero interessante: “Io da te non ho voluto soldi/è difficile stare al mondo quando perdi l’orgoglio/lasci casa in un giorno/Tu dimmi se volevi soldi soldi soldi”.

Motta - "Dov'è l’Italia" (Motta)
Un pezzo intenso, che parte voce e chitarra e si riempie nel ritornello con echi neo folk; un testo sulle migrazioni viste dal punto di vista delle relazioni amorose, talvolta in maniera esplicita, talvolta in maniera più indiretta: “Come quella volta a due passi dal mare fra chi pregava la luna e chi sognava di ripartire. L’abbiamo vista arrivare con l’aria stravolta di chi non ricorda cosa era l’amore e non sa dove arrivare. Dov’è l’Italia amore mio? Mi sono perso”. Altra forte candidata al premio della critica.

Negrita - “I ragazzi stanno bene”
(Negrita, Francesco Barbacci, Il Cile)
Scritta dai Negrita con il loro produttore storico Barbacci e con Il Cile, parte con atmosfere western (una slide e un fischio), e con citazioni politiche (“Di fantasmi sulle barche e di barche senza un porto come vuole un comandante a cui conviene il gioco sporco") e si apre in un ritornello in cui si fa i conti con l’essere ragazzi-adulti: “Non mi va di raccogliere i miei anni dalla cenere, voglio un sogno da sognare voglio ridere”. La chitarra di Drigo in evidenza fa il resto, per un bel pezzo.

Nek - "Mi farò trovare pronto”
(Nek, Paolo Antonacci, Luca Chiaravalli)
Inizio piano e archi, poi entra un tastierone che sostiene un ritmo incalzante. E’ il Nek electro-pop che avevamo (ri)scoperto proprio a Sanremo con “Fatti avanti amore”, con una canzone motivazionale scritta con Paolo Antonacci (figlio di Biagio e già autore di Ramazzotti e Annalisa) e prodotta da Chiaravalli, che firmò il pezzo del 2015: “Sono pronto, sono pronto a non essere a non essere pronto mai per essere all’altezza dell’amore".

Enrico Nigiotti - "Nonno Hollywood” (Enrico Nigiotti)
Un’altra canzone sul rapporto tra le generazioni - “Nonno mi hai lasciato un mondo a pile/centri commerciali al posto del cortile” e “Mi tengo stretto addosso i tuoi consigli perché lo sai che qua non è mai facile”: Una ballata molto classica nella struttura e con ritornello ad effetto.

Patty Pravo e Briga - "Un po' come la vita”
(Testo di Marco Rettani, Diego Calvetti, Zibba, Briga; musica di Marco Rettani, Diego Calvetti, Zibba, Luca Leonori)
Due voci diverse si alternano e si intrecciano, con Briga che accenna un strofa rappata alla fine, e la classe di Patty Pravo che svetta e illumina un brano che per il resto, al primo ascolto, non lascia il segno: “Tu vuoi volare? Hai tempo per pensare, ma intanto dimmi almeno dove il cielo va a finire”.

Francesco Renga - "Aspetto che torni”
(Testo di Bungaro, Francesco Renga, Cesare Chiodo, Rakele; musica di Bungaro, Cesare Chiodo, Giacomo Runco)
Una canzone d’amore semplice e dritta, scritta da Bungaro e affidata a Renga: permette al cantante di mostrare la sua esperienza e classa da interprete. “Un universo che mi riempie le mani/il mondo si perde/Tu invece rimani/Un mare dentro negli essere umani/Io aspetto che torni stasera/Per stare con te”. L’autore la canterà in duetto il venerdì con Renga.

Daniele Silvestri (con Rancore) - “Argentovivo” (Daniele Silvestri)
Silvestri racconta un ragazzo di sedici anni dalla vita segnata dal sistema: “Io che ero argento vivo, dottore, io così agitato, così sbagliato, con così poca attenzione, ma mi avete curato e adesso mi resta solo il rancore”. Un ritmo sincopato e l’orchestra che fa da contrappunto ad strofe dense e recitate, e un rap finale di Rancore (appunto). Un pezzo che sul palco sarà di grande effetto e altro candidata al premio della critica.

Anna Tatangelo - "Le nostre anime di notte” (Lorenzo Vizzini)
Le difficoltà di una relazione per una canzone che verrà letta pensando ai gossip con Gigi D’Alessio: “E adesso siamo qui/E siamo nudi per la prima volta/senza il timore di fare una scelta e poi non scegliere mai”. La struttura è tradizionale, voce, piano, base elettronica e ritornello aperto.

Paola Turci, "L'ultimo ostacolo”
(Testo di Paola Turci, Luca Chiaravalli, Stefano Marletta; musica di Luca Chiaravalli, Edwyn Roberts).
Altro brano brano electro, dove si sente mano di Luca Chiaravalli (come nel pezzo di Nek), che unisce cassa potente, piano e archi, un po’ alla Coldplay; la voce di Paola Turci che si rompe nel ritornello, raccontando del bisogno di una figura paterna: “Magari no, non è l’ultimo ostacolo, ma è bellissimo pensare di cadere insieme. Piove però siamo fuori pericolo /riusciremo a respirare/nel diluvio universale”.

Ultimo - "I tuoi particolari” (Ultimo)
Parte piano e voce, poi entra il resto della strumentazione, con apertura ad effetto per l’orchestra. Una canzone d’amore, più tradizionale rispetto a “Il ballo delle incertezze” dell'anno scorso con qualche accenno agli effetti del fare il cantante: “Mi mancano tutti quei particolari quando dicevi a me ‘ sempre stanco perché tu non hai orari’”. Ultimo sempre intenso, e torna per vincere.

Zen Circus, "L'amore è una dittatura” (Zen Circus)
Appino che declama lunghe strofe quasi senza prender fiato, raccontando la sua visione del tempo odierno, tra citazioni poltiche (i porti chiusi) e metafore: “L’amore è una dittatura fatta di imperativi categorici, ma nessuna esecuzione, mentre invece l’anarchia la trovi dentro ogni emozione”. Una canzone in crescendo, senza ritornello, con un finale elettrico ed intenso. Coraggiosa.