MUSICA




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Il 15 gennaio 1969 George Harrison riunì i Beatles e insieme decisero per il loro futuro


Le tensioni erano entrate nel mood della band e non si placavano, tanto da portare il chitarrista a litigare con Paul McCartney e a lasciare lo studio durante la pausa pranzo, innervosito
15 gennaio 2019 di Luca Mastinu



Cinque giorni dopo aver salutato provvisoriamente i suoi Fab Four, il 15 gennaio 1969 George Harrison riunì i Beatles e insieme delinearono i caratteri di una fine che già si respirava all’interno della band. Harrison si sentiva sempre più svuotato e insofferente e le tensioni entrarono a far parte della quotidianità. L’affinità musicale era venuta meno e con essa la spontaneità che da sempre aveva fatto da collante tra i quattro autori di Yesterday e Day tripper, ma i quattro ragazzi con i capelli corti e gli abiti eleganti, dal viso pulito e il sorriso sempre acceso, ora erano uomini a cui andava tutto stretto.

Il 1969 si apriva con la volontà di portare a termine Get back e Two of us, ma anche I’ve got a feeling in quei disastrosi Twickenham Studios nei quali i Beatles venivano anche ripresi dal regista Michael Lindsay-Hogg perché volevano portare a termine il film A day with the Beatles e immortalare i momenti vissuti nello studio di registrazione. Ciò che venne immortalato, però, era un George Harrison innervosito da Paul McCartney: «Prima di esporre una tua idea dovevi sentirne 60 delle sue», disse qualche anno più tardi, quasi per sottolineare una tendenza dittatoriale di Sir Paul acquisita negli anni, fino alla fine dei giorni dei Fab Four.



In quel 10 gennaio, dopo diversi tentativi di lavorare insieme, i Beatles si ritrovarono nella sala da pranzo, ma George Harrison appariva silenzioso e freddo. Si fermò di fronte al tavolo ed esplose: «Ci vediamo nei club», e se ne andò. John Lennon, visibilmente stizzito, propose di far entrare Eric Clapton come sostituto di Harrison, ma non venne ascoltato. Gli altri Fab Four continuarono a lavorare come un trio, e il 15 gennaio si incontrarono di nuovo con George per decidere il da farsi. Il chitarrista presentò due richieste: rinunciare a un live tanto desiderato da Paul e spostarsi presso un altro studio. Le sue richieste vennero accolte, e i Beatles si spostarono alla sede della Apple Records. I propositi era buoni, ma i Fab Four erano al collasso.

La riunione del 15 gennaio durò cinque ore, e George Harrison incontrò i Beatles già morti e già prossimi alla fine. La sua provocazione del 10 gennaio era stata uno dei tanti sintomi del declino che ormai si era fatto irreversibile. Arrancarono nei mesi successivi e insieme suonarono sul tetto della Apple Records il 30 gennaio, e durante l’anno terminarono di registrare “Abbey Road”, l’album dell’addio. I conflitti, i contrasti per ragioni economiche e per la presenza di Yoko Ono durante le sessioni di registrazione, le rivendicazioni artistiche di ognuno e l’incapacità di ritornare ai tempi passati pesavano come un macigno sui quattro maestri di Liverpool. Quando George Harrison riunì i Beatles si trattava solamente di sopravvivere almeno per il 1969, senza lasciare in sospeso i lavori già cominciati e cercare di salutare dignitosamente il loro pubblico, anche dal freddo di uno studio.