MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Ricordando le canzoni vincitrici degli ultimi 10 Festival di Sanremo

Ricordando le canzoni vincitrici degli ultimi 10 Festival di Sanremo

(Voti da 1 a 10)

2009 – La forza mia (Marco Carta)

Il mio voto è 3. Per il segno che ha lasciato nella storia della musica leggera italiana :-)
2010 – Per tutte le volte che (Valerio Scanu)

Eliminata in prima battuta, ripescata e portata al successo dal televoto delle ragazzine infoiate di “Amici”. Ve la ricordate ancora? (A parte “In tutti i modi, in tutti i luoghi, in tutti i laghi”). Questa canzoncina inesistente è la vincitrice di Sanremo 2010. Voto 4.

2011 – Chiamami ancora amore (Roberto Vecchioni)

Dopo due edizioni vinte dai beniamini di «Amici» Marco Carta e Valerio Scanu, nel 2011 vince Roberto Vecchioni con la canzone «Chiamami ancora amore», per cui a dire il vero ho anche tifato, perché era l’ultimo baluardo per precludere la vittoria a Kekko dei Modà che in coppia con Emma presentava l’orribile “Arriverà”.
Se all’epoca mi sembrava che interrompesse la mediocrità delle ultime edizioni, a distanza di tempo trovo che sia una bellissima poesia, un testo intenso con una spruzzata di attualità (l'operaio senza lavoro, i ragazzi in piazza) che venne sfruttato anche in manifestazioni di piazza, ma musicalmente sia piuttosto debole. Una canzone fra le minori di Vecchioni, che il meglio di sé l’ha dato in anni ormai lontani.
Certamente non una canzone che si lascia canticchiare e si ricorda facilmente.
Voto: 7

2012 – Non è l’inferno (Emma)

Io voto 2. E credo di essere di manica larga :-(
2013 . L’essenziale (Marco Mengoni)

Mengoni ha delle capacità indiscutibili, ma la voce non basta, e qui c'è una prova. Si autocompiace e pensa a stupire più che a comunicare, ma comunque l'hanno ripescato da un “quasi-oblio” dopo il terzo posto del 2010 i nostalgici di X-Factor. “L’essenziale” vanta un ritornello su una buona idea. ma forse funzionava di più se cantata in modo meno isterico.
Voto: 5

2014 – Controvento (Arisa)

Questa canzone non è malvagia, ma è come se avesse in sé qualcosa di incompiuto. Ha una discreta introduzione, è orecchiabile, ma limitatamente a quell’ “Io ci sarò, viaggiando controvento”. Arisa la interpreta al meglio delle sue possibilità, ma secondo voi è rimasta nella memoria collettiva?

Voto 6

2015 – Grande Amore (Il Volo)

“Grande amore” del Volo entusiasma più per le voci dei tenorini, che per un effettivo valore della canzone, dall’impianto troppo vecchio per un festival 2.0. il Trio si distingue per originalità con il suo guardare al mondo datato della lirica in un mare di dance, ballad e voci femminili alla Céline Dion. Figurerà bene anche all’Eurovision Song Contest.
A mio modo di vedere, è uno dei pochi pezzi di cui si serba memoria, orecchiabile e discretamente cantabile. E non è poco.
Voto: 8

2016 – Un giorno mi dirai (Stadio)

Gli italiani si sono stufati dei giovani e ritornano alla tradizione, premiando gli Stadio una band che ha debuttato – prima ancora di chiamarsi così – accompagnando Lucio Dalla in Anidride solforosa: l’anno era il 1975.. Affronta un argomento delicato per una canzone: le difficoltà genitoriali e il dialogo fra un padre e una figlia col rischio di finire in retorica. Molto riflessiva a differenza delle canzonette senza contenuto, è piaciuta sul momento, ma credo che a stento oggi ancora qualcuno la ricordi.

Voto: 6.

2017 – Occidentali’s Karma (Francesco Gabbani)

“Occidentali’s Karma”, proponendo il suo irresistibile giochino a demolire le infatuazioni radical-chic verso la spiritualità orientale, con le sue derivazioni esoteriche e le pratiche per la salvezza del corpo e dell’anima, offre un economico biglietto di ritorno a quanti, dai Beatles in poi, avevano optato per il “passaggio in India” in cerca di un guru, un maharishi, un Maestro qualsiasi che predicasse pace & yoga e indicasse la via per il nirvana ai nevrotizzati figli del consumismo.

Che oggi sono schiavi, come sottolinea il testo paraculo e genialoide della canzone vincitrice del Festival, di quelle tastiere internettiane che sono “coca dei popoli/oppio dei poveri“. Ohibò, si dirà: tutta ‘sta roba dentro un motivetto pop? Sì, ma non ha trionfato solo per la sua astuta concezione. Ma perché da stamattina la fischiettano tutti, grandi e piccini, ti mette allegria, i piedi si risvegliano in due passettini mentre ti lavi la faccia, e ti viene voglia di cazzeggiare anche quando ti girano le scatole.

Voto: 10

2018 – Non mi avete fatto niente (Fabrizio Moro ed Ermal Meta)

Inizialmente sospesa dal concorso, emerge poi che il nuovo regolamento prevede fino a un trenta per cento campionabile di un brano già edito. Così il duo Fabrizio Moro – Ermal Meta, che aveva lavorato al riciclo di un brano dell'autore musicale Andrea Febo, è riammesso in gara e vince il Festival. La canzone del 2016 parlava di mafia, quella nuova è sul terrorismo (più di attualità). “Non mi avete fatto niente” è una canzoncina a metà strada tra indie e elettronica. Un brano “gridato” contro le “inutili guerre” ma che non resta impresso. Voto: 5 per la furbata