MUSICA




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«White Album», il disco che ha segnato un’epoca





Ci si sposta nella sala consiliare del municipio di San Martino Buon Albergo per un nuovo appuntamento con la rassegna «Music Club», in programma questa sera, come sempre alle 21, a ingresso libero. Giampaolo Rizzetto, giornalista per molti anni critico musicale (specializzato in rock, blues, jazz, musica etnica...) de l'Arena, terrà una conferenza intitolata «La quiete tempestosa prima della separazione», focalizzata sullo storico «White Album» dei Beatles, che uscì esattamente 50 anni fa, il 22 novembre 1968. Rizzetto si servirà di proiezioni video di immagini ad hoc e sarà affiancato da due musicisti che eseguiranno brani del doppio album: Laura Facci (canto) e Claudio Moro (chitarra). L'analisi dell'album, forse il più complesso nella storia dei Beatles dopo l'apoteosi di fantasia psichedelica resa immortale dal precedente «Sergeant Pepper's Lonely Hearts Club Band», siglò in maniera prepotente anche la svolta mondiale rispetto alle utopie di pace e amore dell'anno prima, il '67 esploso con la cosiddetta «Summer of Love» di San Francisco. Il 1968 si riverberò anche sul rock con i suoi movimenti di ribellione giovanile a Parigi come a Chicago, l'invasione dei carri armati sovietici a Praga, gli assassinii di Robert Kennedy e Martin Luther King in America, l'nfuriare della guerra in Vietnam. La musica, anche quella dei Beatles, si fece più dura e violenta, il clima tra i Fab Four, dopo la sbornia indiana della meditazione trascendentale e del Maharishi, divenne più frastagliato e difficile, prefigurando il futuro collasso finale dietro l'angolo, catalizzato dal difficile rapporto, tra le altre cose, del gruppo con Yoko Ono. A dispetto dell'unità dei quattro per molto versi ridotta al solo ricordo, alle pressioni subìte da varie parti, il «White Album» - così ricordato per la copertina e la mancanza di un titolo specifico - rimane un disco corposo e fondamentale nel percorso beatlesiano, frutto delle diverse personalità dei quattro componenti, quindi un doppio album mai tanto sfaccettato e però pieno di suggestioni contrastanti ma brillanti. Basti pensare a «Julia» o «Helter Skelter», o a «Back in USSR» e «While My Guitar Gently Sweeps», con una serie di scenari collegati.

Beppe Montresor