MUSICA




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L’uomo che uccise John Lennon: ogni anno «sento sempre più vergogna»

Mark David Chapman, l’uomo che l’8 dicembre 1980 uccise John Lennon a New York, continua a provare sensi di colpa, e ogni anno che passa sente «sempre più vergogna» per quell’omicidio che spezzò la vita di uno dei cantanti più famosi al mondo.

Lo ha rivelato lui stesso, intervenendo di fronte alla commissione per la Libertà condizionata, nel decimo tentativo di uscire dal carcere di New York dove sta scontando la condanna per l’assassinio di Lennon: la riunione si è tenuta ad agosto, ma la trascrizione è stata diffusa solo adesso.

Chapman, oggi 63enne, ha raccontato quanto Lennon fosse stato «incredibile» con lui quel giorno del 1980, autografandogli l’album poco prima che lui gli sparasse, un fatto al quale pensa tutti i giorni. Già in passato, il killer aveva motivato il gesto con la gelosia provata nei confronti del famoso cantante dei Beatles, rammaricandosi di avere scelto di ucciderlo per diventare famoso.


Parole che non hanno comunque convinto la commissione, che gli ha negato la scarcerazione, perché «sarebbe incompatibile con il benessere e la sicurezza della società, e sarebbe deprecabile rispetto alla grave natura del crimine tanto da compromettere il rispetto per la legge». Contro il suo rilascio si erano riuniti ad agosto politici e fan di Lennon a Strawberry Fields, il memoriale a Central Park di fronte all’ex casa del cantante.