MUSICA




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MUSICA
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Grandi canzoni di grandi cantautori: “Mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco (1962)



Mentre dal podio della hit parade del 1962 Paul Anka strilla “Innamoratissimo, i miei sogni ti dedico / solamente con te voglio vivere” (“Ogni volta”), un emaciato musicista genovese risponde sussurrando: “Mi sono innamorato di te / perché non avevo niente da fare”. Perché non avevo niente da fare?! Basta questo verso per buttare nello scarico l’intero repertorio musicale dei buoni sentimenti. Con lo stesso cinismo di Piero Ciampi, Luigi Tenco provvede all’autopsia di un amore con la freddezza maledetta di un chirurgo e con la fastidiosa sincerità di uno psicanalista: “Mi sono innamorato di te perché / non potevo più stare solo”, a ribadire il concetto di una solitudine condivisa. Con quella conclusione disorientata e sincera, come nessuna canzone prima mai: “E adesso non so neppur io cosa fare / il giorno mi pento d’averti incontrata / la notte ti vengo a cercare”. Piemontese, della provincia di Alessandria, Tenco diventa uno dei capisaldi e fondatori di quella scuola genovese che aggregò talenti come Gino Paoli, Umberto Bindi, Bruno Lauzi e Fabrizio De André. A vent’anni fonda il gruppo I Diavoli del Rock dove lui suona il sax e il coetaneo Paoli la chitarra: difficile immaginare due icone della musica più sofisticata e malinconica dimenarsi a ritmi frenetici. Luigi Tenco colleziona nomi d’arte piuttosto risibili (Gigi Mai, Gordon Cliff e Dick Ventuno), poi anche per lui arriva la conversione. E l’ispirazione: nel novembre 1962 Nanni Ricordi gli pubblica il primo dei tre album della sua breve carriera (e brevissima vita): porteranno sempre solo il suo nome, i primi due si intitoleranno “Luigi Tenco”, il terzo solo “Tenco”, a conferma di una sobrietà senza concessioni. All’esordio discografico ci sono già accenni di capolavori come “Angela”, “Io sì” e soprattutto “Mi sono innamorato di te”, intervallati da brani goffi e imbarazzanti come “Una brava ragazza” o “Cara maestra”: “Quando entrava in classe il direttore / tu ci facevi alzare tutti in piedi / e quando entrava in classe il bidello / ci permettevi di restar seduti”. Come un dottor Jekyll della canzone d’autore, Tenco continuerà ad alternare retorica e immensa ispirazione dando il meglio di sé nelle canzoni d’amore. E di non amore.


Estratto da "I migliori anni della nostra musica. Un secolo di cantautori in 200 canzoni" di Federico Pistone, Arcana edizioni.
© 2018 Lit Edizioni Srl. Per gentile concessione