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L'esperienza e la saggezza degli U2: la recensione del concerto di Milano


Il concerto è iniziato, ma dove sono gli U2? Sono le otto e mezza quando il megaschermo si accende. “The barricage” - questo il soprannome dei 31 metri di LED che tagliano in due la platea - inizia ad illuminarsi dal basso, come un vecchio televisore. Una voce fuori campo parla, su immagini di città distrutte dalla seconda guerra mondiale: sono quelle del tour “Experience + Innoncence”. La voce è quella del monologo di Charlie Chaplin ne “Il grande dittatore”,1940. Ma non sembra passato così tanto tempo: siamo nel periodo del “Blackout”, e quando partono le note della canzone d "Songs of experience", sullo schermo si vedono delle silhouette. Si capisce che la musica è dal vivo, ma la band non si vede.

Solo dopo qualche istante si capisce che Bono e soci sono dentro lo schermo, nella passerella, in mezzo ai LED. “Siamo tornati per finire quello che abbiamo iniziato tre anni fa. ‘Innocence + experience’ era la storia di quattro ragazzi che cercano di capire chi sono”, dice poco dopo Bono. Ora sembrano avere risolto il mistero, esibendo subito l’esperienza.
La prima puntata dello show, quella del tour del 2015, vedeva invece la band tornare alle sue origini, partendo dal palco principale, sotto una semplice lampadina. Qui invece si punta subito sugli effetti speciali e sullo show. Solo dopo qualche canzone, la band torna sul “main stage” ed iniziano i fuochi d’artificio, ora metaforici e musicali: la sequenza “I will follow”, “Gloria” e “Beautiful day” scatena il pubblico senza bisogno di megaschermi. Impossibile non cantare a squarciagola.

“Durante gli anni abbiamo pensato a noi stessi in modo diverso: punk-rock band, rock band, la più rumorosa folk band del mondo”, continua Bono. “Ma qui in Italia abbiamo capito davvero cosa siamo. Il cuore degli U2 è l’opera. Qua ci sentiamo a casa, nella patria della melodia”, dice prima di introdurre una parte di show che è sostanzialmente dedicata ad “Achtung baby”, al racconto di quando il gruppo si è perso dopo il successo di “The Joshua Tree” e si è ritrovato suonando a Berlino. Questa parte del concerto è stata recentemente riscritta rispetto all’inizio del tour: la band rientra nello schermo per “Zoo station”, “Who’s gonna ride your wild horses” e una stupenda “Stay”, ripescata in versione “full band” dopo anni: è la cosa più bella di questa prima parte.
La band sparisce di nuovo, mentre sul megaschermo parte un cartone animato, sulle note di “Hold Me, Thrill Me, Kiss Me, Kill Me” in una versione cantata da Gavin Friday e da Regine degli Arcade Fire: “La saggezza è il recupero dell’innocenza al termine dell’esperienza”, si legge mentre la versione fumettistica dei quattro viaggia alla ricerca della propria identità. Tutto lo show racconta il (talvolta tortuoso) percorso del gruppo verso quell’esperienza e quella saggezza e quello che succede dopo lo dimostra, con i 4 raccolti sul piccolo palco circolare, a suonare con Bono nelle vesti di MacPhisto: il culmine è la stupenda “Acrobat”, la canzone che la band ha finalmente messo in scaletta dopo anni e anni di richieste, e che vede il cantante giocare con una sorta di maschera diabolica elettronica che viene proiettata sul suo volto sui megaschermi.

Dopo un breve intermezzo acustico, che culmina in una stupenda versione a due di “Summer of love” illustrata da immagini di migranti abbandonati in mezzo al mare, lo show arriva al climax finale. In “Pride”, con The Edge disperso su un palco laterale, Bono sfodera un megafono blu con stelle gialle da cui urla “In the name of love”. Poi, sul main stage dietro la bandiera dell’Unione Europea canta una versione riarrangiata di “New Year’s day”: “Blessed is the blue sky and may those yellow stars never falll upon us”, dice, rielaborando il parlato di Kendrick Lamar alla fine di “Get Out of Your Own Way”.

Dopo un nuovo intermezzo con "Woman onf the world" di Jim O'Rourke per la campagna "Poverty is sexist" (a cui ha prestato la voce per le date italiane Emma Marrone), i bis portano una sempre toccante “One” in cui si sentono più le voci del pubblico che quelle della band, ma soprattutto il finale della storia: ​su “13 (There is a Light)” Bono attraversa la passerella fino ad una casa in miniatura, quella in cui è cresciuto a Cedarwood Road, a Dublino: apre il tetto e tira fuori la lampadina, la stessa sotto cui la band aveva iniziato a suonare tre anni prima. La lampadina ondeggia sul pubblico del Forum mentre Bono esce dal fondo del palazzetto.



L’idea di concerto degli U2 è quella di uno show totale, in cui lo spettatore si perde: fra tre palchi e diversi punti di vista, con i musicisti che si spostano in continuazione, non sai mai dove girarti o dove può succedere la prossima cosa. “Experience + Innoncence” è la storia di come la band ha perso l’innocenza, ha perso se stessa e si è ritrovata: i monologhi di Bono non sono prediche (come pensano i suoi numerosi hater) ma raccordi narrativi funzionali alla storia. Non è solo la versione aggiornata del concerto di tre anni fa, con schermo più grande e a risoluzione maggiore, anche se la somiglianza strutturale toglie un po’ di effetto sorpresa. Si sente la mancanza dei pezzi di “The Joshua Tree”, legittimata dal tour dedicato al disco nel 2017: non c’è nessun brano in grado di sostituire “Where the streets have no name”. Ma il repertorio agli U2 non manca, il suono e la carica derivati non solo dall’esperienza ma da tre anni passati quasi completamente on the road fanno il resto, compensando ampiamente.
Insomma: gli U2 hanno fatto centro di nuovo, e le facce felici a fine concerto lo dimostrano. “There is a light, don’t let it go out”, canta Bono alla fine: quella luce è la musica, e gli U2 la tengono accesa e brillante.

Gianni Sibilla



SCALETTA

The Blackout
Lights of Home
I Will Follow
Gloria
Beautiful Day
Zoo Station
Stay
Who's Gonna Ride Your Wild Horses

Hold Me, Thrill Me, Kiss Me, Kill Me (intermission)

Elevation
Vertigo
Even Better Than the Real Thing
Acrobat
You’re the Best Thing About Me (acustica)
Summer of Love (solo Bono e The Edge)
Pride (In the Name of Love)
Get Out of Your Own Way
New Year’s Day
City of Building Lights

Women of the World (Intermission)

Bis
One
Love is Bigger Than Anything in Its Way
​13 (There is a Light)