MUSICA




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Dalla TV al web: il cambiamento fisiologico delle music chart

Dalla TV al web: il cambiamento fisiologico delle music chart
Angelo Andrea Vegliante

Dalla TV al web: il cambiamento fisiologico delle music chart - la musica attuale - iBLOG
Usi e costumi di una generazione passano di moda velocemente e questo cambiamento l’abbiamo sotto i nostri occhi, con i new media che hanno preso il posto di tante vecchie abitudini - anche se in parte resistono in un paese fin troppo ancorato alle proprie tradizioni.

Persino nella musica abbiamo trasformazioni epocali. Non solo di genere e stile, ma di personaggi, locali, circoli, sintomi sociali e, più nel backstage, di come si comunica la musica. Non parliamo solo di parole scritte negli articoli e nelle recensioni, ma della comunicazione mediale, quella che una volta era dominata dalla radio e dalla televisione, ma che oggi deve fare i conti con lo strapotere di Internet.

In che modo possiamo comprendere questo processo? Cercando di analizzare com’è cambiata la fruizione delle classifiche musicali, un tempo l’unico strumento iper-veloce per scoprire le nuove tendenze del momento (dal lato dell’ascoltatore) e per promuoversi (dal lato dell’artista). Se la radiofonia, però, continua a portare avanti con grande intensità questa formula, per la tv il discorso è diverso.

Prendiamo come riferimento gli anni Novanta/Duemila. All’epoca, padrone indiscusso della scena era MTV, soprattutto nei confronti del target di riferimento, i giovani che dalle scuole tornavano a casa per l’ora di pranzo. Tra i vari programmi, spiccava Total Request Live (TRL), la versione italiana del popolare show americano, che alternava esibizioni live di numerosi cantanti e gruppi alla trasmissione della classifica dei 10 video più votati dagli spettatori. Un successo clamoroso che portò alla nascita dei TRL Awards, manifestazione che premiava ogni anno personaggi della stagione televisiva e musicale. Poi, però, il declino: il primo nacque verso la fine del 1999 e chiuse i battenti nel 2010; il secondo vide la luce nel 2006, fino a che non fu eliminato nel 2012.

Un altro asso nella manica di MTV fu Hit List Italia, programma nato nel 1998 e bruscamente interrotto alla fine del dicembre 2011. Il format presentava la classifica degli album più venduti e dei singoli più venduti e scaricati della settimana, assieme a una “video story” che riproponeva i più grandi successi del passato.

A far fronte a questi due colossi generazionali, c’era solo Top Of The Pops, famoso programma originario del Regno Unito che prima fu trasmesso da Rai 2 a partire dal settembre 2000, poi da Italia 1 dal 2006 (bloccato poi per gli scarsi risultati d’ascolto e i fondi insufficienti) e ripreso dalla rete Rai nel 2010, fino alla chiusura definitiva l’anno seguente. Ogni settimana, il programma presentava una lunga classifica dei singoli più venduti della settimana, con ospiti nazionali e internazionali a presentare e interpretare live i pezzi inseriti della music chart.

Una decade, appunto, come accennavamo.

Cos’è successo poi? L’esplosione delle potenzialità di Internet.

C’è chi ha capito che il concetto di comunità potesse verticalizzarsi nella sfera musicale e non solo: YouTube diventa in poco tempo un grosso polo mediatico, prima per vedere e rivedere i videoclip ufficiali visti sul piccolo schermo, senza essere preda dei tempi tecnici del mezzo; oggi, invece, è il primo strumento a cui gli artisti si interfacciano per mettere su piazza un nuovo prodotto. E così, circola un nuovo termine: views, stima astratta che vuol dire tutto e non vuol dire niente, ma che ha generato notizie, curiosità e la classifica dei video più visti in Rete.

C’è chi, poi, partendo da una tipologia di brand, ha creato un nuovo stile di vita, che a sua volta ha generato una crescita dell’autorevolezza delle classifiche: il modello rasenta la generazione della passata televisione, ma irrobustito in una forma più diretta. iTunes butta giù quel muro di domande che la televisione poneva - come la veridicità dei dati che delineavano le chart: ed ecco che, più il brano e il relativo album vengono acquistati, più salgono in classifica, con un aggiornamento h24.

Dulcis in fundo - e non perché sia l’ultimo della cricca - ecco Spotify. Un colosso svedese che, tutt’oggi, sfida Pandora, e in Europa lo sta facendo egregiamente, diventando in poco tempo un canale di diffusione e attenzione mediatica notevole, in quanto condensa in un solo luogo alcune caratteristiche similari a YouTube e iTunes: qui si parla di ascolti, streaming, acquisti e download (tant’è che YouTube ha lanciato un nuovo servizio in merito, senza ottenere ancora grandi risultati). E sì, anche di classifiche, che sono divise per ogni possibile segmento ipotizzabile: paese, viral, le nuove hit del giorno e via discorrendo.

Siamo alle porte del 2020 e questo fenomeno non è in flessione negativa. Le regole del gioco sono cambiate e, con esse, anche i modi di fruire la musica. Perciò viene da farsi qualche domanda: finita questa decade, ci saranno nuovi sviluppi? Oppure qualche nuovo protagonista invaderà le nostre orecchie, proponendo qualcosa di fresco? O la prossima evoluzione farà sparire completamente la metodologia delle classifiche musicali? Ai posteri l’ardua sentenza.