MUSICA




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Shapiro e Vandelli insieme sul palco i rivali del beat

Un disco e un tour per porre fine a una rivalità del beat e celebrare l'eredità attuale degli anni '60: Shel Shapiro e Maurizio Vandelli uniscono le forze e mescolano le storie in 'Love and Peace', album in uscita il 21 settembre.
Tutto nasce dal tour, che da dicembre porterà l'insolito duo a spasso per l'Italia: "L'idea iniziale era uno spettacolo che facesse da seguito a 'Sarà una bella società', ma non mi andava di parlare di nuovo di '68 - dice Shapiro - Adoro le avventure artistiche, questo disco nasce con l'idea di rivedere cose e posizioni". Da qui lo spunto per chiudere un discorso aperto mezzo secolo prima: all'inaugurazione del Piper a Roma, nel febbraio 1965, con The Rokes ed Equipe 84 in cartellone, Vandelli entrò nel camerino di Shapiro per proporgli di esibirsi insieme scambiando i repertori, ottenendo per risposta un secco no. Quel rifiuto si ricompone oggi in un disco che parte da un inno generazionale targato Rokes come 'Che colpa abbiamo noi' e una hit dell'Equipe come 'Tutta mia la città' e prosegue con classici beat e di Battisti-Mogol.


Prevalentemente presentate come duetti, le 13 tracce hanno anche momenti solisti, come 'Nel cuore nell'anima' per Vandelli, o 'When you walk in the room' (già nota come 'C'è una strana espressione nei tuoi occhi') per Shapiro. Il fulcro non è però la nostalgia, tengono a dire, ma la memoria: "Riprendiamo il nostro passato e cerchiamo di dargli un valore per il presente, per capire chi siamo oggi - dice Shapiro, secondo il quale lo stesso messaggio del titolo è attuale e universale - 'Love and Peace' perché la nostra storia nasce ai tempi del flower power, ma oggi c'è anche bisogno di dare segni di solidarietà, abbracciare il mondo".

Allora non è un caso che nella produzione di Diego Calvetti, intramontabili come 'Bang bang', 'Io ho in mente te' e '29 settembre' presentino arrangiamenti più moderni, o che compaia uno standard pop anni Zero come 'You raise me up', già interpretato dai Westlife. Sono invece stati scartati un paio di inediti: "Per ora volevamo dare una mano di colore al nostro palcoscenico per far sentire canzoni che ancora oggi sono forti, poi vedremo", valuta Vandelli. Il concerto infatti ha un ruolo centrale nel progetto: "Ritirarmi dalla musica? Perché mai, salire sul palco ti accresce", dice l'ex Equipe. "Un tour d'addio? Se vuoi smettere, smetti senza rompere!", gli fa eco l'inglese.
Le idee sullo show, diretto da Roberto Manfredi, sono già piuttosto chiare: nessun ospite o quasi ("Sono un segno di insicurezza" per Shapiro); cinque musicisti di supporto; immagini e racconto a corredo, ma soprattutto tante canzoni, fino a trenta; e la dinamica da nemici-amici che unisce e divide i due protagonisti. "Noi siamo due bestie differenti - dice Vandelli - Insieme troveremo qualcosa che forse non si è ancora visto". La prima data del tour sarà il 10 dicembre al Teatro Verdi di Firenze: seguiranno Roma (11/12, Auditorium Parco della Musica), Torino (13/12, Teatro Colosseo) e Bologna (15/12, Teatro Manzoni).