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Quarant'anni fa l'ultimo concerto di Mina

Quarant'anni fa l'ultimo concerto di Mina

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Roberto Codazzi mercoledì 22 agosto 2018Il 23 agosto 1978 in Versilia la Tigre di Cremona salutava definitivamente le scene dal vivo. A Forte dei Marmi vent'anni prima Mina salita per la prima sul palco: era l'estate 1958

Agosto 1958-agosto 1978: i vent’anni che hanno creato il Mito. Il Mito di Mina, è chiaro. Quest’anno si celebrano infatti i 60 anni di carriera e i 40 anni di ritiro dalle scene - ovvero dalle esibizioni pubbliche - della cantante italiana più popolare, amata, celebrata e mitizzata di sempre.

Un simbolo di Cremona nel mondo, al pari di Stradivari e Monteverdi, diventata “La Tigre di Cremona” da quando il fotografo Angelo Faliva la immortalò nel 1959 con un tigrotto in braccio in occasione di una presenza del circo Togni in città e l’immagine divenne iconica.

Ancora adesso, curiosamente e inopinatamente, vi sono diverse correnti di pensiero circa il debutto dell’artista, quasi ad alzare una ulteriore cortina di fumo sulla nascita del Mito, ma le cronache del tempo - quelle locali, ovviamente, non essendo Mina ancora famosa - raccontano con una certa chiarezza documentaria la scansione degli eventi avvenuti tra l’agosto e il settembre 1958.

L’unico dubbio riguarda la data di quella primissima sera in cui la ragazzona dalle voce esuberante salì sul palco della Bussola di Marina di Pietrasanta, quasi spinta da una voglia irrefrenabile, dopo che l’orchestra di Don Marino Barreto, cantante cubano molto noto in quegli anni, finì di suonare, e cantò qualche brano. La sua famiglia era in vacanza a Forte dei Marmi e nelle sere successive la giovane Anna Maria Mazzini continuò a recarsi in quel locale per salire alla ribalta, con il patron Sergio Bernardini che a un certo punto dovette tenerla a freno, così come cercava di fare la madre Gina, che per la figlia sognava un altro futuro.

Verosimilmente eravamo intorno al 20 agosto, giorno più giorno meno. Rientrata a Cremona con la famiglia, una sera di fine agosto la 18enne aspirante vocalist ebbe occasione di ascoltare al teatro Filodrammatici le prove della band Happy Boys e nei giorni seguenti bussò alla porta dei fratelli Donzelli, in via Aporti, per dire loro con una certa sfrontatezza: «Mi chiamo Mina, voglio cantare!». Detto fatto, iniziarono le prime esibizioni pubbliche di cui i giornali locali danno notizia.

Il 9 settembre Mina canta qualche brano in una balera a Mezzano Chitantolo, appena al di là del ponte sul Po, vicino allo stabilimento di prodotti chimici di Giacomo Mazzini, il papà della cantante, fabbrica la cui ciminiera è rimasta visibile fino a non molto tempo fa. Il 14 settembre, con gli Happy Boys, canta qualche pezzo in più in un’altra serata in terra piacentina, a Croce Santo Spirito. Viene presentata con il nome di Mina Georgi e il pubblico ne rimane entusiasta.

Ma un concerto vero e proprio lo tiene il 23 settembre a Rivarolo del Re: gli Happy Boys devono esibirsi alla serata finale della rassegna insieme a due cantanti famosissimi in quel periodo, Natalino Otto e Flo Sandon’s, interpreti di molti successi e reduci da una partecipazione al Festival di Sanremo. L’esibizione di Mina è entusiasmante a tal punto che il pubblico chiede a gran voce il bis. Tra gli organizzatori, se pur soddisfatti, c’è un certo imbarazzo, poiché il bis era previsto per Natalino Otto e Flo Sandon’s, i quali se ne vanno un po’ risentiti.

Alcuni anni dopo Flo Sandon’s trovandosi ospite a Canzonissima e ricordando l’episodio con lei, allora presentatrice della trasmissione, ammette pubblicamente: «Quella volta tu, Mina, mi hai rovinato la serata». La stessa Mina ha ricordato quella prima volta a Rivarolo sul quotidiano “La Stampa” del 22 settembre 2008: «Cinquant’anni spaccati fa, una lungagnona col vestito da cocktail sottratto di nascosto alla madre, saliva sul palco traballante di una balera lombarda. Si ricorda che l’abito era blu e bianco. Lucido. Si ricorda che dopo aver cantato la prima canzone, il titolo? No, è troppo, si arrabbiò perché la gente applaudiva. “Io canto per me. Cosa c’entrano loro?”.. Non aveva le idee chiare. O forse era troppo lucida. Si ricorda che alla fine di quella primissima esperienza scappò via perché i genitori non sapevano... non volevano. A diciott’anni era d’obbligo ubbidire. Ma non l’aveva fatto. E doveva correre a rimettere l’abito a posto il più in fretta possibile. Si ricorda che poco dopo, dietro le sue insistenze, il padre aveva convinto la madre a lasciarla fare: “Tanto, cosa vuoi, durerà qualche settimana questa follia. Lasciamola fare”».

La lungagnona, invece, è ancora qui che rompe le scatole con quel piccolo meccanismo misterioso che sono le canzoni. Che lei ama e rispetta. E la lungagnona non ricorda altro? Sul settimanale "Vanity Fair" del 5 ottobre 2011, ricordando Flo Sandon’s scrive: «Ho un dolcissimo ricordo di Flo Sandon’s che ho visto la primissima volta che sono salita su un palco. Lei e il marito, il grande Natalino Otto, erano le star della serata. Io, sconosciutissima, cantavo con un gruppo cremonese, per la prima volta, appunto. Eravamo in una classica balera lombarda. Alla fine ricordo che mi dissero: “Lei farà strada”. La prima cosa che mi stupì fu il fatto che mi dessero del lei e poi pensai:. Questi due… son matti».

I vent’anni successivi di attività pubblica di Mina appartengono invece già alla storia: della canzone, della tv, dello spettacolo. Mentre al mito appartiene di nuovo la serata in cui Mina decide di dire definitivamente «addio » alla scena pubblica, salvo poi continuare a incidere dischi in studio secondo una liturgia che da lì in poi avrebbe soddisfatto almeno in parte i suoi numerosi fan.

Il 1978 è l’anno del ritorno di Mina alle esibizioni dal vivo. I concerti si svolgono a Bussoladomani in Versilia, introdotti ogni sera da monologhi di differenti attori comici, tra cui Walter Chiari, Gino Bramieri e il trio “La Smorfia” (Massimo Troisi, Enzo Decaro e Lello Arena). Gli spettacoli previsti sono quindici e avrebbero coperto tutta la stagione estiva: in realtà furono soltanto undici a causa di un’infezione polmonare che colpì la cantante prima della conclusione del tour, che comunque riscosse un successo enorme in termini di coinvolgimento popolare.

L’ultimo di questi concerti prevedeva una ripresa televisiva e la registrazione di un terzo disco dal vivo, poi ugualmente ricavato da una prova audio che il tecnico Nuccio Rinaldis (in accordo con il direttore d’orchestra Pino Presti) aveva predisposto proprio la sera dell’ultimo suo concerto in assoluto, il 23 agosto 1978. Il disco sarà intitolato semplicemente Mina Live ’78 doppio album cult inserito dalla rivista Rolling Stone tra i “100 dischi italiani più belli di sempre”.

In quell’occasione rilascia quella che risulta essere la sua ultima intervista. L’intervistatrice è Rita Madaro, dell’emittente privata Radio Taranto. Tale conversazione è difficilmente reperibile poiché l’artista, poche ore dopo averla pubblicata, chiede come favore personale a Rita Madaro che non fosse trasmessa in radio, almeno non interamente, rispettando quel senso di privacy e riservatezza che, da quel momento, ha contraddistinto la cantante per tutto il suo futuro.

All’ultima esibizione pubblica di Mina partecipa, come chitarrista, Beppe Cantarelli, musicista bussetano di formazione cremonese (ha studiato al Liceo Manin e ha militato nei primi gruppi underground all’ombra del Torrazzo) che l’anno successivo, nel 1979, avrebbe firmato come autore principale l’album doppio Attila, uno dei maggiori successi discografici della Tigre, ormai entrata definitivamente nel Mito.