Quello scandalo in un Paese che la trattò da donnaccia: ecco perché Mina ci ha detto addio
Ad oggi sono esattamente 40 anni dal quando la cantante è scomparsa dagli eventi pubblici. Stop concerti. Solo dischi e ritiro in Svizzera. Ma il trauma era cominciato ben prima
Mina con Pani e il figlio neonato Massimiliano, al tempo dello scandalo. A destra, una sua immagine recente
Mina con Pani e il figlio neonato Massimiliano, al tempo dello scandalo. A destra, una sua immagine recente
di Cristiano Sanna - Facebook: Cr.S. su Fb Twitter: @Crikkosan
Era il 1978. Leggasi: 40 anni fa. Mina Mazzini chiudeva la porta ai concerti, al rapporto live con il pubblico, a quello che per ogni cantante è il momento di massima gioia possibile. Il momento che dà un senso alle ore di fatica trascorse a provare i brani musicali, arrangiarli, registrarli in studio di registrazione. L'esilio di Mina non è mai finito. Si è trasformata in qualcos'altro, una sorta di personaggio mitologico, una entità astratta fatta di voce, design, copertine ricercate, separatezza dal pubblico. Non è la prima, non sarà l'ultima. Registi come Kubrick e scrittori come Salinger e McCarthy hanno aggiunto fascino e peso alla loro opera negandosi al pubblico. Scomparendo. Ma quando sei una cantante le cose sono diverse. Uno scrittore, un regista, non sono animali da palco. E' andata così e per molti è stata una scelta di assoluta scaltrezza. Ma le radici sono state piantate anni prima, cresciute nello scandalo e nel disprezzo che l'Italia ha vomitato addosso ad una delle sue voci più belle di sempre.
Il Paese che imparò a odiarla nel 1962
Non c'è niente di nuovo in ciò che andiamo a ricordare oggi. Ma spiega bene in che Italia si muovesse Mina Mazzini nel periodo più fresco della sua carriera già affermata. Era il 1962 quando, reduce dai successi del periodo di Le mille bolle blu, di Tintarella di Luna e da un tour mondiale, con l'Italia della prima Cinquecento, dei televisori che entrano in tutte le famiglie e di Studio Uno che fino a quel momento l'aveva solo adorata, Mina ebbe la pessima idea di innamorarsi di Corrado Pani. Lei aveva 22 anni, lui 26, veniva dal teatro buono (Visconti, Squarzina, Ronconi) si era separato dalla collega Renata Monteduro. Nell'Italia che non accettava e non riconosceva il divorzio, lo scandalo fu enorme, amplificato dal fatto che poco dopo Mina rimase incinta di Massimiliano. Oggi suo arrangiatore e produttore di fiducia. E da mito canoro-televisivo-radiofonico, la Tigre di Cremona passò a donnaccia, con addosso l'ombra del concubinaggio, reato che faceva scattare il carcere appena lei e Pani fossero stati colti assieme nella stessa casa.
"Guadagna in un minuto quanto un magistrato al mese"
Cominciò una vita da persone sgradite al moralismo provincialotto italiano, in un Paese a cui i quiz di Bongiorno, gli elettrodomestici e la catena di montaggio non aveva tolto l'arcaicità contadina e la resistenza alla modernità che ci accompagna fino ad oggi. Altrimenti non saremmo ancora uno dei Paesi Ue più indietro quanto ad alfabetizzazione informatica, uso della Rete, qualità delle linee di navigazione. Ma torniamo a Mina, costretta a vivere in albergo, in una sorta di fuga sotto gli occhi di tutti, e strombazzata a tutta titolazione scandalistica, con Pani e il figlio piccolo. La cantante di cui L'Europeo documentò che in un minuto veniva pagata 150 mila lire, quanto lo stipendio mensile di un giudice, si vide chiudere le porte in faccia da mamma Rai. E pensò di provare a difendersi e spiegarsi dando una serie di interviste. L'inclinazione a capirla era pochissima. La stessa Oriana Fallaci le rinfacciò di considerarsi troppo a parte rispetto al resto degli italiani. Lei e i suoi privilegi di star. Ci volle qualche anno per ritrovare la voce (che per un periodo perse) e vincere il terrore di tornare dal vivo di fronte a un pubblico italiano. Avrebbe voluto fare solo concerti all'estero, Mina. Ma ebbe la sua rivincita. Una rivincita fragile. Nel 1967 finiva l'amore con Pani e cominciava quello con l'arrangiatore Augusto Martelli, poi le nozze con il giornalista Virgilio Crocco. Finite anche quelle. Dieci anni fa, nuovo matrimonio con il cardiologo Eugenio Quaini. Una vita in Svizzera, lontana dall'Italia a cui regala, nel silenzio pneumatico, la sua voce un disco alla volta, con regolarità industriale. E regole ferree: cerca giovani autori, se registra i pezzi non lo fa per più di tre volte. Se il brano non viene bene, si butta via. Se è un brano acustico, raccontano i suoi musicisti di fiducia, o è buona la prima, o addio e si passa ad altro.
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"Ma ha sbagliato"
Fra coloro che conoscono bene Mina c'è il giornalista e autore tv e radio Dario Salvatori. Un'enciclopedia vivente (assieme allo scomparso Paolo Limiti) di chi e cosa ha fatto la storia dello spettacolo italiano. Salvatori non ha mai perdonato a Mina la decisione di isolarsi dal mondo e fare solo dischi. "E' stato puro marketing, si è trasformata in un brand che vale molto sul mercato discografico. Così però è troppo facile: chi è artista non dovrebbe mai perdere il gusto di rischiare" dichiarò lui anni fa al Sole 24 Ore. Scelta cinica e pragmatica per un'artista che aveva scoperto il lato cinico e morboso del suo Paese. La storia secondo cui era diventata troppo grassa e si vergognava di mostrarsi è sempre stata una diceria popolare, un comodo paravento. Mina ha ritrovato il suo pubblico dal vivo in Italia su Internet, per un concerto in studio in cui tornava a mostrarsi al pubblico. Era il 2001, i server semplicemente collassarono per il troppo carico di traffico. E quindi sì, ne siamo convinti: se Mina dovesse tornare a mostrarsi in pubblico, microfono in mano, quello per gli italiani sarebbe un evento non troppo diverso dal primo passo dell'uomo sulla Luna.